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Mes, lo sprint per la ratifica parte dalla Camera

La proposta di legge di ratifica del Trattato a monte del Mes approderà a Montecitorio per la discussione generale il 30 giugno. Il pressing dell’Europa e la prudenza del governo italiano

Per essere una svolta, lo è. La proposta di legge di ratifica del Mes approderà in Aula alla Camera per la discussione generale il 30 giugno. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Si apre così uno spiraglio per la ratifica del Trattato che disciplina il Meccanismo europeo di stabilità, il veicolo pensato per prestare soldi ai Paesi a forte rischio di stabilità finanziaria. La linea del governo di Giorgia Meloni è sempre stata chiara: sì alla ratifica (l’Italia è l’unico Paese a non aver sottoscritto il Trattato, bloccandone di fatto l’entrata in vigore), in cambio di un ripensamento della natura stessa del Mes, più strumento per la crescita che semplice prestatore di ultima istanza, con tutte le conseguenze del caso per il Paese debitore.

Per questo l’esecutivo ha sempre tenuto a ribadire un distinguo. Un conto è ratificare il Mes (nelle ultime settimane la pressione dell’Europa su Roma è aumentata sensibilmente), un altro è chiedere di accedere ai prestiti. Ora, qualcosa nel verso della ratifica si muove. In poche settimane si potrebbe insomma arrivare dunque a una parola definitiva sul Meccanismo europeo di stabilità. Il governo non sta usando il freno alla ratifica come arma di ricatto, ha assicurato nei giorni scorsi il ministro dell’Ecomomia Giancarlo Giorgetti. Ma è un fatto che l’Italia sia l’unico Paese Ue a non averla ancora votata mentre presenta a Bruxelles una serie di desiderata sulla riforma del Patto di stabilità (come l’estensione della golden rule agli investimenti legati alla Difesa, per esempio)

Il Mes ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi, di cui 80,5 versati; la sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi. L’Italia ha sottoscritto il capitale del Mes per 125,3 miliardi, versandone oltre 14.  L’obiettivo della riforma del 2019, che l’Italia deve sottoscrivere, è di cambiare 4 punti principali: il primo è che si possa verificare che il Paese sia in grado di ripagare il prestito, prima che venga concesso. Il secondo vuole permettere al Mes di monitorare direttamente l’erogazione prima e lo sviluppo poi. Inoltre, si stringe un po’ la borsa: le linee di credito precauzionali possono essere concesse solo ai Paesi con i conti in ordine che stanno dunque passando solo un momento di difficoltà.


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