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Droga, ’Ndrangheta e criminalità cinese. Maxi operazione della Gdf

Un’altra operazione delle Fiamme Gialle contro il narcotraffico. Eseguite 41 ordinanze di custodia cautelare. Presente alla conferenza stampa anche un funzionario della Sicurezza internazionale degli Stati Uniti

Sin dalle prime ore della mattina, oltre 160 militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata e di altri reparti del corpo, hanno dato esecuzione a 41 ordinanze di custodia cautelare, adottate dal gip del tribunale felsineo, in Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata e Calabria, nei confronti di appartenenti a una associazione a delinquere, composta da italiani affiliati o contigui alla ’Ndrangheta reggina e crotonese e dedita al traffico internazionale di stupefacenti.

IL LAVORO DELLE FIAMME GIALLE

Le complesse indagini, durate oltre due anni, dirette dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna e coordinate dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo alla luce di convergenze emerse con altri filoni investigativi delle Procure della Repubblica di Firenze, Potenza e Trento, hanno permesso di riscontrare il coinvolgimento di una
fitta rete di soggetti di nazionalità cinese dediti, professionalmente e con carattere di sistematicità, al riciclaggio degli ingenti proventi illeciti accumulati dal sodalizio criminale. Presente alla conferenza stampa al Comando provinciale della Guardia di Finanza di Bologna anche un rappresentante della Homeland Security Investigations presso l’ambasciata statunitense a Roma.

LA MAXI-OPERAZIONE EUREKA

A inizio mese è stato annunciata l’operazione Eureka, la più grande operazione di tutti i tempi contro le cosche della Locride: 108 arresti tra Italia, Germania, Francia, Belgio, Spagna e Portogallo. Gli indagati sono accusati a vario titolo d’associazione mafiosa, concorso esterno e traffico internazionale di droga con l’aggravante di transnazionalità e di ingente quantità, traffico di armi, anche da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, trasferimento fraudolento e procurata inosservanza di pena. Colpite in particolare le cosche Nirta-Strangio di San Luca e Morabito di Africo. La rete era dedita principalmente al traffico internazionale di droga dal Sud America all’Europa e all’Australia, ha dichiarato l’agenzia in un comunicato. Per farlo, si avvaleva di spalloni cinesi in Italia e in Colombia per organizzare il trasferimento di fondi per pagare il narcotraffico, ha dichiarato il colonnello Massimiliano D’Angelantonio, comandante del II Reparto Investigativo del Ros dei Carabinieri. Utilizzavano un sistema clandestino di money transfer in cambio di una commissione che va dal 9 al 12 per cento.

IL LAVORO DELL’INTELLIGENCE

Di queste attività criminali si trova traccia anche nella “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, curata dal Comparto Intelligence e relativa all’anno 2022 presentata a fine febbraio. In quel documento l’intelligence scrive di “dinamismo affaristico-criminale di spregiudicati imprenditori sinici che, anche attraverso il ricorso ad articolati schemi di evasione fiscale e riciclaggio, cui spesso si accompagnano fattispecie di sistematica raccolta e trasferimento in Madrepatria dei proventi di attività illegali, sono riusciti – sfruttando a proprio vantaggio opportunità offerte dal mercato e vulnerabilità sistemiche nazionali – a consolidare il loro posizionamento all’interno di taluni settori economici nazionali, anche attraverso una sistematica collocazione in ben definite aree territoriali”.

LE INDAGINI A PRATO…

L’11 maggio la Guardia di Finanza di Prato aveva portato alla luce l’ennesima frode fiscale nel settore dei pronto moda. Al centro, l’utilizzo e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per oltre 40 milioni di euro e Iva per circa 9 milioni di euro da parte di società riconducibili a dieci cittadini cinesi. Gli imprenditori cinesi sono stati indagati e denunciati per diversi reati: l’omessa e infedele dichiarazione, oltre all’emissione e utilizzo di fatture false, ma anche per il trasferimento fraudolento di valori fuori dall’Italia, in Cina, a scopo di riciclaggio per oltre 44,5 milioni di euro. Individuate sette imprese operanti nel settore dell’abbigliamento, collegate tra loro in un complesso sistema di frode fiscale. Gli imprenditori indagati si avvalevano di imprese cartiere, di fatto inesistenti, per l’emissione di fatture false nei confronti di una società di Prato. In questo modo si consentiva a quest’ultima di detrarsi indebitamente l’Iva e praticare conseguentemente prezzi inferiori a quelli di mercato, con un evidente effetto distorsivo della concorrenza. Tutti i proventi illeciti frutto dell’evasione fiscale sono stati sistematicamente trasferiti in Cina, in modo da essere “ripuliti” e immessi nuovamente nel circuito dell’economia legale. L’indagine ha consentito anche di ricondurre la gestione di fatto di quattro imprese cartiere a due cinesi, residenti nella provincia di Firenze, ma con interessi a Prato.

… ANCONA…

A inizio aprile, invece, la Guardia di Finanza di Ancona aveva portato a termine l’operazione “Fast and Clean”, veloce e pulito, così come l’organizzazione criminale riusciva a riciclare un fiume di soldi illeciti. Scoperta una rete di imprese, gestite da un’organizzazione criminale, che ha emesso fatture false nel periodo gennaio 2022-febbraio 2023, per 150 milioni di euro, utilizzate da oltre 600 imprese localizzate sul territorio italiano e che hanno determinato un’evasione fiscale di 33 milioni di euro di Iva, un potenziale risparmio illecito sulle imposte dirette superiore a 28 milioni di euro e il conseguente riciclaggio dei proventi illeciti conseguiti. Denunciate 18 persone per emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, infedele e omessa dichiarazione, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e autoriciclaggio. Tra i denunciati tre sono italiani, i restanti cittadini di origine cinese. Una donna cinese, uno dei principali responsabili, è stata sottoposta agli arresti domiciliari in esecuzione. Anche in questo caso le operazioni illecite venivano portate a termine, garantendo la ripulitura del denaro mediante la simulazione di operazioni commerciali mai avvenute.

… E ORISTANO

Ad aprile Guardia di Finanza di Oristano aveva scoperto operazioni inesistenti per oltre 200 milioni di euro (Iva evasa per oltre 37 milioni) e denunciato 19 persone, tra i quali un consulente fiscale italiano e 18 cittadini cinesi, per emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione, dichiarazione infedele ed autoriciclaggio. I soggetti avevano creato aziende inesistenti, al solo scopo di emettere fatture elettroniche ed accentrare su di esse il debito Iva. Le aziende gestite da cinesi sul territorio nazionale (Prato, Pistoia, Firenze, Roma e Venezia), incassavano i proventi e, trasferendo i soldi verso Oriente, ne facevano perdere le tracce. A quello che le Fiamme gialle hanno considerato il “dominus” della frode, il titolare di una ditta all’ingrosso di Oristano che circa due anni fa ha chiuso le attività proprio durante i controlli, erano riconducibili le operazioni finanziarie che avvenivano in Sardegna, ma anche con altri fornitori a Prato, Pistoia, Firenze, Roma e Venezia.

IL LAVORO DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA

Di queste attività e connessioni internazionali si è occupata nelle scorse settimane anche l’agenzia di stampa Reuters, evidenziando che il governo Meloni ha chiesto alla commissione antimafia (presieduta da pochi giorni da Chiara Colosimo di Fratelli d’Italia) di indagare per la prima volta “sull’infiltrazione cinese nella società italiana”. Un’idea lanciata sulle pagine di Formiche.net, visto che tra i compiti della commissione c’è quello di “valutare la penetrazione nel territorio nazionale e le modalità operative delle mafie straniere e autoctone tenendo conto delle caratteristiche peculiari di ciascuna struttura mafiosa e individuare, se necessario, specifiche misure legislative e operative di contrasto”.

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