Dopo la visita del ministro dell’interno Matteo Piantedosi, ricevuto dal Presidente della Repubblica Kaïs Saïed, e dall’omologo, Kamel Fekih, cresce l’intensità dell’azione di governo che punta a bloccare i flussi migratori e a mettere in atto il Piano Mattei
Cooperazione, sicurezza e immigrazione: tre ambiti che si legano a doppia mandata non solo ad un territorio peculiare come il nord Africa, ma anche (o soprattutto) all’azione del governo italiano che sul continente ha da tempo puntato le sue fiches sia con il Piano Mattei che con la lotta ai trafficanti di esseri umani. La visita a Tunisi del ministro dell’interno Matteo Piantedosi, ricevuto dal Presidente della Repubblica Kaïs Saïed, e dall’omologo, Kamel Fekih, accresce l’intensità dell’azione di governo tarata essenzialmente su questi elementi, a cui va sommata una programmazione relativa alla cessione di mezzi e strumenti ad hoc proprio per bloccare le partenze e contrastare i trafficanti che mettono a serio rischio la vita dei migranti e la stessa incolumità dei soccorritori.
Piantedosi
Da un lato Piantedosi ha espresso a Fekih “il pieno apprezzamento per il rilevante sforzo compiuto dalla Tunisia per sorvegliare le frontiere marittime e terrestri, per contrastare le reti di trafficanti e confiscare le loro imbarcazioni, per soccorrere in mare i migranti e riportarli sulla terraferma prestando loro assistenza”. Dall’altro Saied pensa che “l’approccio della sicurezza ha mostrato i suoi limiti nell’affrontare il fenomeno della migrazione irregolare”. Lo dimostra il numero delle vittime che aumenta di giorno in giorno, anche grazie a reti criminali di scafisti senza scrupoli. Secondo il Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes) più di 200 persone sono annegate in una serie di naufragi dall’inizio dell’anno, mentre da gennaio ad aprile gli arrivi sulle coste italiane sono stati circa 14mila, un numero significativamente più alto rispetto agli anni precedenti, ovvero 5.300 arrivati nello stesso periodo nel 2022 e 4.300 nel 2021.
Crisi tunisina
Il quadro d’insieme tunisino inoltre sconta una serie di forti criticità alla voce economia: inflazione, disoccupazione e bilancia commerciale rappresentano tre montagne difficilmente scalabili a queste latitudini, anche perché i primi 60 miliardi di prestiti del Fmi non sono stati sufficienti. La terza tranche da 1,9 miliardi è stata annullata da Saied in risposta alle condizioni fissate dal Fmi.
Programmi comuni
Roma, quindi, apprezza lo sforzo di Tunisi per bloccare le partenze e contrastare i trafficanti, per cui per il futuro pensa, oltre ad implementare i programmi congiunti di rimpatrio volontario assistito, anche ad una maggiore strutturazione in loco per attuare queste politiche, che tengono conto adesso anche del forte flusso proveniente dai Paesi sub-sahariani (senza dimenticare le conseguenze migratorie della crisi in Sudan). Assistenza tecnica, intelligence e forniture sono in cima alle iniziative italiane rivolte alla Tunisia, così da mettere il governo nelle condizioni di affrontare l’emergenza, senza dimenticare un passaggio strategico come la collaborazione sul piano investigativo.
Per questa ragione anche in Tunisia è stato ribadito l’indirizzo del governo di Roma, ovvero fare di più per l’Africa, in primis per fronteggiare le emergenze umanitarie e, quindi, contenere i flussi di migranti illegali ma al contempo sostenendo lo sviluppo economico e la stabilizzazione sociale di quei Paesi. Ecco che torna in gioco l’azione del piano Mattei, utile e mettere in risalto il potenziale ruolo forte dell’Italia.