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Dal miracolismo al catastrofismo. Il Primo maggio letto da Cangini

A sentire il governo siamo di fronte a provvedimenti dall’indiscutibile potere taumaturgico, a sentire le opposizioni le scelte del governo preludono alla catastrofe sociale. Il realismo difetta al primo, l’ironia alle seconde. Ne risulta una falsificazione sistematica della realtà, foriera di aspettative individuali destinate a trasformarsi in frustrazioni sociali. Il corsivo di Andrea Cangini

Esagerate, enfatiche, iperboliche. Complice la particolare mediaticità della ricorrenza nazionale appena trascorsa, le dichiarazioni politiche in occasione del primo maggio sono state tutte, ma proprio tutte caratterizzate da una sistematica esasperazione della realtà. Ovviamente, ciascuno l’ha fatto in coerenza con il ruolo politico che svolge: eccessivamente positive quelle della maggioranza, eccessivamente negative quelle delle opposizioni. Dal miracolismo al catastrofismo, senza soluzione di continuità.

A scagliare la prima pietra è stata Giorgia Meloni, “colpevole” di aver presentato il decreto lavoro come “il più importante taglio delle tasse degli ultimi decenni”. Affermazione a dir poco discutibile, avendo il suo governo approvato misure non strutturali per 3,4 miliardi contro gli 8 (strutturali) del governo Draghi e i 10 (per lo più affidati al famigerato bonus da 80 euro) del governo Renzi. Un’esagerazione, appunto.

Un’esagerazione uguale e contraria a quella della segretaria del Pd Elly Schlein (“il decreto precarietà del governo abolisce le risorse per la povertà”) e a quella della capogruppo grillina al Senato Mariolina Castellone (“il governo consegna i lavoratori al precariato selvaggio”).

A sentire il governo siamo di fronte a provvedimenti dall’indiscutibile potere taumaturgico, a sentire le opposizioni le scelte del governo preludono alla catastrofe sociale. Il realismo difetta al primo, l’ironia alle seconde. Ne risulta una falsificazione sistematica della realtà, foriera di aspettative individuali destinate a trasformarsi in frustrazioni sociali. Una falsificazione tipica dei tempi che corrono e tipicamente destinata a deludere sia chi vota per i partiti di maggioranza sia chi vota per i partiti di opposizione.

Come hanno, infatti, osservato illustri scienziati sociali, quando la propaganda viene portata agli eccessi a pagare il conto è la credibilità della politica. La politica di destra come quella di sinistra, la politica di governo come quella di opposizione. Per non dire del sindacato, ormai da anni incapace di formulare proposte, rifugiatosi com’è in un ruolo tutto politico.


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