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Ecco la nuova roadmap della diplomazia spaziale Usa

È arrivato il Quadro strategico per la diplomazia spaziale, il primo documento degli Stati Uniti interamente dedicato alla Space diplomacy. Le azioni proposte mirano a garantire che il Dipartimento di Stato adempia alla sua missione di promuovere la posizione degli Usa come leader spaziali globali, lavorando a fianco degli alleati e utilizzando lo spazio a beneficio della società e dell’esplorazione

Maggior sostegno alle politiche spaziali nazionali degli Stati Uniti e promozione dell’uso internazionale delle capacità spaziali. Questi sono alcuni degli obiettivi principali del primo Quadro strategico per la diplomazia spaziale, pubblicato dal Dipartimento di Stato americano. Un documento che nelle intenzioni permetterà di promuovere la leadership spaziale globale degli Usa. “Grazie a questo quadro, espanderemo la cooperazione internazionale sulle attività spaziali reciprocamente vantaggiose, anche attraverso gli accordi di Artemis e gli impegni contro i test missilistici antisatellite distruttivi”, ha commentato in una nota ufficiale il segretario di Stato, Antony Blinken. Il fitto documento di 37 pagine dedicato alla diplomazia spaziale evidenzia in dettaglio tre pilastri che devono guidare le azioni del Dipartimento di Stato: diplomazia per lo spazio, spazio per la diplomazia, e infine potenziare la forza lavoro del Dipartimento nell’ambito della diplomazia spaziale.

Diplomazia per lo spazio

Il primo pilastro è quello che in assoluto è trattato in modo più vasto e punta, come recita il documento stesso, a “promuovere la politica e i programmi spaziali statunitensi a livello internazionale attraverso l’impegno e la cooperazione bilaterale e multilaterale, al fine di mantenere la leadership degli Stati Uniti nel settore spaziale”. Per raggiungere gli scopi descritti, gli Usa agiranno nel quadro di tre diversi obiettivi diplomatici più specifici. In primo luogo, la diplomazia spaziale statunitense mira a promuoverà un ordine internazionale basato su regole per le attività spaziali esterne, anche in coordinamento con altri dipartimenti e agenzie nazionali. Si vogliono così costruire partenariati per lo spazio civile e la sicurezza nazionale, promuovendo un ordine internazionale basato su regole per lo spazio esterno. Oltre alla diplomazia sulle attività spaziali civili e sulla sicurezza nazionale, gli Usa perseguiranno “una diplomazia trasversale relativa allo spazio commerciale, alla concorrenza strategica, alla non proliferazione, al trasferimento di tecnologia e ai controlli sulle esportazioni, alla sicurezza informatica dei sistemi spaziali, alla consapevolezza della situazione spaziale e alla preparazione internazionale”. In tale quadro gli Accordi Artemis vengono definiti dal documento come “fulcro della diplomazia spaziale civile degli Stati Uniti”, e si specifica inoltre che il Dipartimento di Stato lavorerà anche con gli alleati per aggiornare le linee guida presso il Comitato delle Nazioni unite per l’uso pacifico dello spazio extra-atmosferico (Uncopuos). In secondo luogo si intendono invece rafforzare “le capacità e ridurre i rischi di conflitto o escalation non intenzionali”. E infine gli Usa si propongono di sostenere la crescita economica nazionale nel settore spaziale e “far progredire la scienza e l’esplorazione dello spazio”, in linea con quanto già stabilito della Politica spaziale nazionale del 2020. Per farlo il Paese a stelle e strisce si propone ad esempio di “garantire che i meccanismi di trasferimento tecnologico e i controlli sulle esportazioni sostengano la sicurezza nazionale ed economica”.

Spazio per la diplomazia e potenziare il capitale umano

Il secondo pilastro si propone di “perseguire una maggiore cooperazione internazionale nell’uso delle applicazioni satellitari, delle immagini satellitari di telerilevamento e dei dati derivati dallo spazio per contribuire a risolvere le sfide sociali più urgenti e a raggiungere gli obiettivi di politica estera e di sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. In tale ambito rientrano diverse questioni legate al cambiamento climatico e alla sostenibilità, alla gestione delle crisi e alla prevenzione dei conflitti, così come più largamente alla competitività economica. Lo scopo è di utilizzare dunque le attività spaziali per soddisfare le priorità diplomatiche. Il terzo e ultimo pilastro fa invece riferimento alla necessità crescente di fornire sedi diplomatiche e forza lavoro del Dipartimento di Stato, “con un set aggiornato di strumenti e conoscenze necessarie per perseguire gli obiettivi politici e programmatici relativi allo spazio attraverso tutti i forum e i meccanismi bilaterali e multilaterali pertinenti”.

Il ruolo di Cina e Russia

Nel documento si fa riferimento anche alle mire spaziali di Cina e Russia che potrebbero anche rappresentare una minaccia per la sicurezza statunitense. La versione non classificata della Valutazione annuale della minaccia 2023 dell’Ufficio del direttore dell’Intelligence nazionale (Odni) ha rilevato infatti che “la Repubblica popolare cinese sta progredendo costantemente verso il suo obiettivo di diventare un leader spaziale di livello mondiale, con l’intento di eguagliare o superare gli Stati Uniti entro il 2045”. Mentre, per quanto riguarda la Russia, la stessa valutazione rivelava che: “La Russia rimarrà un concorrente-chiave nel settore spaziale, ma potrebbe avere difficoltà a raggiungere i suoi obiettivi spaziali a lungo termine a causa degli effetti di ulteriori sanzioni internazionali e controlli sulle esportazioni in seguito all’invasione dell’Ucraina”. Mosca non si arresta infatti dall’addestrare i suoi elementi militari spaziali, così come non accenna a fare passi indietro sulle armi antisatellite, potenzialmente pericolose non solo per gli Stati Uniti ma anche per gli assetti spaziali degli alleati.


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