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Il termovalorizzatore a Roma si farà, paga Schlein. Cangini spiega perché

Capita a chi, cullandosi nell’irresponsabilità tipica delle minoranze, abusa della demagogia infischiandosene della realtà. Ma Gualtieri non le ha lasciato spiragli: il termovalorizzatore di Roma si farà. Parola di sindaco. Il corsivo di Andrea Cangini

Non è l’unico, ma è quello di cui si parla di più: il Mes di Elly Schlein si chiama termovalorizzatore di Roma. Così come Giorgia Meloni ha passato anni a demonizzare il Meccanismo europeo di stabilità (il Mes, appunto) ben sapendo che una volta assunte responsabilità di governo avrebbe dovuto approvarlo, Elly Schlein ha passato anni a demonizzare i termovalorizzatori forse non pensando che un giorno si sarebbe trovata a capo del Pd e avrebbe di conseguenza dovuto necessariamente legittimare la decisione del sindaco dem di Roma di realizzarne uno a pochi chilometri dalla città. Capita a chi, cullandosi nell’irresponsabilità tipica delle minoranze, abusa della demagogia infischiandomene della realtà. Del resto, Roberto Gualtieri non le ha lasciato spiragli. Quelle di Elly Schlein, ha detto ieri ad Omnibus su La7, sono “opinioni personali”: il termovalorizzatore di Roma si farà. Parola di sindaco.

Per la segretaria, si tratta di un danno di immagine più grave di quanto non appaia. Schlein ha puntato tutto sulla propria diversità, si è caratterizzata come elemento di rottura rispetto al passato del Pd e sta facendo il possibile per sfatare l’idea di un partito di sistema fisiologicamente prono alle logiche di potere e regolarmente disponibile ai compromessi imposti dal senso di realtà. La narrazione schleiniana è radicale: la colloca nelle piazze e lontano dal Palazzo, con i movimenti e lontano dal partito. Dal partito in quanto tale.

Accettare la costruzione di un termovalorizzatore a Roma non significa, dunque, fare l’unica cosa possibile per togliere dalle strade e dalle discariche la spazzatura dei romani. Per Elly Schlein significa altro. Significa lasciare al competitor Giuseppe Conte, oltre che, per quello che valgono, a Bonelli e a Fratoianni, il titolo di ambientalista senza se e senza ma. Significa mettersi contro Legambiente, Italia Nostra e il variegato mondo che oscilla tra ambientalismo ed anticapitalismo. Significa inserire un tarlo grosso come una talpa nella retorica dell’economia circolare. Retorica di cui Elly Schlein è stata per anni campione indiscusso. Un tarlo che potrebbe scavare a fondo nelle certezze di chi l’ha votata alle primarie del Pd confidando in un cambiamento radicale.

Elly Schlein rischia la disillusione. Rischia, cioè, di apparire tale e quale ai suoi predecessori, ma con qualche capacità manovriera in meno e con l’aggravante di aver tradito la propria identità originaria. E con essa le aspettative di chi le aveva creduto.

Il termovalorizzatore di Roma pesa sull’immagine di Elly Schlein come e più di quanto non pesi il Mes sull’immagine di Giorgia Meloni.

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