Alla quarta riunione del Consiglio commercio e tecnologia gli alleati transatlantici hanno lavorato per perfezionare una strategia politico-economica comune. Economie emergenti, supply chain, tecnologie verdi, materiali critici, acciaio e alluminio, IA e non solo. Il tutto in chiave di de-risking da Pechino, che spinge per allontanare Ue e Usa. Ma l’Europa scala la marcia
“Nessuno di noi cerca scontro, guerra fredda e decoupling” con la Cina. Così ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken durante la conferenza stampa che ha chiuso i lavori del Consiglio commercio e tecnologia Ue-Usa, a Lulea, in Svezia. Parole che incapsulano la tensione crescente tra alleati occidentali e Pechino, sulla scia del G7 di Hiroshima, dove la parola d’ordine è stato “de-risking” – ossia ridurre l’esposizione politica, economica e commerciale dalla potenza asiatica sempre più assertiva. E in questo senso, Europa e Stati Uniti – pur con gradi diversi di intensità – sono decisi ad andare avanti insieme.
Da parte europea, il quarto incontro del Ttc è stato gestito da Margrethe Vestager e Valdis Dombrovskis, vicepresidenti esecutivi della Commissione europea, affiancati dal commissario al mercato interno Thierry Breton, invitato dalla presidenza svedese del Consiglio. La parte statunitense era invece rappresentata segretaria al Commercio Gina Raimondo e dalla rappresentante per il Commercio Katherine Tai, oltre che dallo stesso Blinken.
I PERCHÉ DEL TTC
Inaugurato nel 2021, il Ttc continua a svolgere il suo ruolo di forum semipermanente per risolvere le diatribe, allineare gli approcci e costruire una collaborazione più efficace in materia, appunto, di commercio e tecnologia. Sono due campi fondamentali su cui si gioca la partita del secolo, con le potenze impegnate a mandare avanti la doppia transizione – costruendo un’economia decarbonizzata e mantenendo lo sviluppo tecnologico su binari democratici. E l’allineamento transatlantico procede in direzione contraria agli interessi della Cina, che vede nell’intesa Ue-Usa una minaccia e lavora per minarne le basi. Nel mentre, il Ttc si è rivelato uno strumento fondamentale anche per coordinare la risposta Ue-Usa all’invasione russa dell’Ucraina, in materia di sanzioni e contrasto alle campagne di influenza; oltre a fare il punto sulla collaborazione ancora in essere, il comunicato congiunto reitera l’“impegno incondizionato a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario”.
CINA, CINA, CINA
Stando alle diverse testate che hanno seguito l’evoluzione delle bozze del comunicato finale, gli addetti ai lavori europei del Ttc si sono spesi per attenuare il linguaggio più diretto dei colleghi statunitensi per quanto riguarda Pechino. Sarebbero saltati diversi riferimenti alla Cina, anche sul previsto allineamento sullo screening degli investimenti verso l’esterno, che da obiettivo fissato è diventato “misure che potrebbero essere importanti”. Un sintomo della difficoltà europea di allinearsi totalmente alla linea più dura degli alleati americani. Tuttavia, la mediazione viaggia in entrambe le direzioni. Come dimostrano le parole di Blinken, la stessa Washington ha adottato le parole di Ursula von der Leyen sul “de-risking” in sostituzione del più perentorio decoupling. Nel mentre, l’Ue si dimostra gradualmente sempre più hawkish sulla Cina. E sebbene non compaia la parola esatta, il riferimento al combattere le “pratiche anticompetitive e dannose” delle “economie non di mercato” è molto poco velato.
L’INTERVENTO DI PECHINO
L’apparato di propaganda cinese ha anticipato le conclusioni del Ttc con un editoriale sul China Daily, in cui si definisce il Ttc un “guscio vuoto” e si esorta l’Ue – che secondo gli autori sarebbe “già nella rete di Washington” – a “non lasciarsi coinvolgere dalla crescente paranoia” anti-cinese dell’alleato statunitense. Non mancano gli elogi al rapporto politico tra Bruxelles e Pechino (si parla delle visite dei diplomatici cinesi) e a quello commerciale. La Cina, scrive la testata del regime, “si è anche adoperata per mediare la pace nel conflitto in Ucraina. Ciò è servito a spingere i politici dell’Ue a pensarci due volte quando Washington ha spacciato per loro la sua posizione anti-cinese”. Peccato che i segnali di Ttc, G7, e delle alte autorità europee su Pechino vadano nella direzione opposta.
UNA PARTNERSHIP STRATEGICA
Nel corso dell’evento, scrive Agenzia Nova, le due parti hanno ribadito di essere partner geopolitici e commerciali “fondamentali”, e rimarcando il ruolo centrale del Ttc nella partnership strategica reciproca, ulteriormente confermata nel contesto dell’invasione illegale della Russia in Ucraina. “Riconosciamo che il mutevole ambiente internazionale richiede una cooperazione rafforzata e lo scambio di informazioni per identificare e rispondere alle sfide che riguardano la nostra sicurezza economica” si legge nella dichiarazione congiunta, dove Ue e Usa riaffermano che “la base della nostra cooperazione […] è radicata nel sistema internazionale basato sulle regole” – un altro riferimento all’opposizione alle autocrazie. L’impegno è di continuare a rafforzare il coordinamento bilaterale in tutte le aree toccate dall’incontro, “oltre a collaborare con altri partner, tra cui il G7, per diversificare le nostre catene di approvvigionamento, affrontare le politiche [e le pratiche] non di mercato destinate a rafforzare le dipendenze e ad aumentare la nostra reciproca preparazione collettiva, la resilienza e la deterrenza nei confronti della coercizione economica”.
ECONOMIE EMERGENTI E DIGITALE
La sfida all’influenza globale cinese – che passa anche dalla Via della Seta, da cui il governo di Giorgia Meloni soppesa l’uscita – passa anche dall’impegno comune a “lavorare con i paesi terzi, in particolare le economie emergenti, sulla promozione dell’inclusione digitale e sulla sicurezza e affidabilità della connettività in tutto il mondo”. In altre parole, promuovere le alternative sicure e affidabili alle tecnologie cinesi. A tal fine, Ue e Usa organizzeranno una Tavola rotonda ministeriale su inclusione e connettività digitale (con i ministri al digitale delle principali economie emergenti) “da convocare nei prossimi mesi”. Lo scopo: identificare i bisogni comuni e le sfide relative alle infrastrutture digitali e capire come Ue e Usa possono collaborare per supportare le loro esigenze di digitalizzazione. Ci sono progetti di cooperazione già in essere con Costa Rica e Filippine, specifica il comunicato. Non manca il passaggio su “rafforzare ulteriormente la cooperazione con i paesi affini, come il G7, per sostenere la diffusione di reti [di telecomunicazione] sicure e affidabili”.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Parlando durante la conferenza stampa, Vestager si è detta convinta della possibilità di abbozzare un “codice di condotta volontario per le imprese” in materia di intelligenza artificiale, da mettere sul tavolo “nelle prossime settimane” e da finalizzare “molto, molto presto”. La proposta è in linea con la crescente preoccupazione sull’IA generativa e i suoi impatti sulla società, che si solleva da entrambe le sponde dell’Atlantico – e anche dalle stesse imprese che la stanno sviluppando.
COMMERCIO, ALLUMINIO E ACCIAIO
Nel comunicato, Bruxelles e Washington riscontrano che il commercio bilaterale è “ai massimi storici, con oltre 1.550 miliardi di euro nel 2022, di cui oltre 100 miliardi nel commercio digitale”. Progressi anche sull’annosa questione dei dazi su alluminio e acciaio, dove si lavora “su un accordo globale sostenibile” con l’obiettivo di “raggiungere un risultato ambizioso entro ottobre 2023”. L’enfasi sulla sostenibilità è da leggere con la lente dello sforzo comune di creare delle catene di approvvigionamento de-risked dalla Cina, dove i bassi standard ambientali si traducono in prodotti meno sostenibili e fuori mercato, nonché dumping di CO2.
GREENTECH E MATERIALI CRITICI
Sulla stessa linea – quella della sicurezza economica – viaggiano le parole del comunicato in materia di tecnologie verdi. L’urgenza del cambiamento climatico sta spingendo Ue e Usa ad accelerare la transizione verso un’economia decarbonizzata, si legge nel comunicato. Come previsto, le due parti non hanno ancora raggiunto un accordo sui materiali critici per permettere alle materie prime estratte o processate in Ue – e ai prodotti che le contengono, come le auto elettriche – di essere incluse nei sussidi statunitensi previsti dall’Inflation Reduction Act. A ogni modo, il comunicato fa riferimento all’incontro tra von der Leyen e il presidente Usa Joe Biden dello scorso marzo, in cui i due si sono impegnati a rendere le rispettive transizioni complementari e non avversarie. Gli Usa hanno da poco stretto un accordo simile col Giappone, e si prevede che quello con l’Ue segua quel modello. In sottotraccia, procede la costruzione del Club comune di acquisto delle materie prime critiche.
Immagine: Twitter/@US2EU