L’intensificarsi dell’azione diplomatica del Vaticano, della Cina e in parte dell’Europa per la ricerca di uno sblocco negoziale fra Mosca e Kiev viene contraddetta dal quotidiano intensificarsi dei bombardamenti e dei combattimenti
Refoli di pace ai margini della tempesta della guerra che infuria in Ucraina. Mosca “valuta positivamente l’iniziativa del Papa per una missione di pace” afferma il ministero degli Esteri russo, mentre proseguono i contatti riservati dell’inviato speciale del governo cinese Li Hui che dopo essere stato Kiev si recherà al Cremlino.
E da Berlino il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è detto pronto a riprendere “quando sarà il momento” i contatti con Vladimir Putin.
”La Russia deve capire – ha affermato Scholz – che non si tratta di suggellare una sorta di pace fredda, che vedrebbe l’attuale linea del fronte diventare il nuovo confine con l’Ucraina legittimando la spedizione criminale di Putin”, ma al contrario, dobbiamo raggiungere una pace equa e la condizione per farlo é il ritiro delle truppe russe”.
Parole di pace che si perdono fra i boati dei continui bombardamenti russi su Kiev e sulle città ucraine, mentre a Mosca c’è tensione per quello che viene definito l’attack time. Non soltanto in relazione alla preannunciata controffensiva ucraina, quanto agli attacchi della guerriglia della cosiddetta resistenza russa anti Putin, formazioni partigiane rappresentate all’estero dall’ex deputato russo Ilya Ponomarev e che controllerebbero sette villaggi nella nella regione di Belgorod, al confine sud occidentale della Russia a circa 40 chilometri dalla città ucraina di Kharkiv. Da deputato della Duma, Ponomarev divenne tra i più influenti leader delle proteste di piazza con accuse di brogli e irregolarità dopo l’ultima vittoria alle presidenziali di Putin.
Sul fronte, i dati satellitari evidenziano che le forze di Kiev stanno testando le difese russe alla ricerca di punti deboli. La tattica é quella di colpire i posti di comando e la logistica molto dietro la prime linee e di verificare la capacità dell’armata russa di colmare le falle.
Gran parte di questa guerra viene combattuta con munizioni a lungo raggio, dai proiettili di artiglieria ai missili balistici. “C’é una rapidissima l’evoluzione delle contromisure “, ha affermato al New York Times il tenente colonnello Denys Smazhnyi dell’aeronautica militare ucraina. “Loro sono costantemente alla ricerca di una soluzione per colpirci e noi ne cerchiamo una per intercettarli. Prima hanno provato i missili da crociera e li abbiamo abbattuti. Poi hanno provato i droni e li abbiamo abbattuti. Ora fanno ricorso alle vecchie bombe plananti sovietiche FAB-500 M-62, che lanciano dai caccia Su-34 e Su-35, i loro aerei da guerra di punta. Bombe difficilmente intercettabili perché in 70 secondi planano e colpiscono”, ha specificato l’ufficiale.
Al Cremlino in attesa dell’attack time, la linea del potere politico e del controllo effettivo sugli apparati occulti, il contesto militare, economico e sociale, sembra essere intanto sempre più evanescente e incerta con uno stacco fra la quotidianità e orizzonte. La nomenclatura, i vertici del regime putiniano, i Generali, gli oligarchi, i siloviki, parlano soltanto del presente. Mai di un futuro che appare incerto e comunque ignoto.
Le notizie dal fronte ucraino sono talmente censurate che l’inconsapevole scoop dell’intervista al patron e comandante del Gruppo mercenario Wagner, Yevgeny Prigozhin, è costato il licenziamento in tronco al blogger filorusso Konstantin Dolgov, redattore della testata Telega Online.
Aggressivo e senza peli sulla lingua come sempre, Prigozhin nell’intervista in diretta ha avvertito il Cremlino dei forti rischi di una “rivoluzione” Russa contro Putin. “Perché” – ha affermato testualmente il padre-padrone della Wagner – i figli delle famiglie più povere vengono mandati a morire al fronte, mentre quelli delle élite sono tenuti al riparo dalla guerra. Prima si solleveranno i soldati – ha sibilato Prigozhin – poi i familiari delle decine di migliaia e probabilmente di centinaia di migliaia di morti in combattimento.”
Che in Russia si stia allargando la distanza fra regime e consenso sociale é testimoniato dalla bufera di opinioni contrarie suscitata sui social e sui media ufficiali dalla proposta di allungare la settimana di lavoro a sei giorni a causa delle sanzioni occidentali avanzata dall’Associazione dei cosiddetti “Imprenditori per lo sviluppo del patriottismo aziendale”. A dare uno spaccato dell’impopolarità della proposta e del nervosismo che provoca sono gli stessi sondaggi ufficiali: l’82% dei russi si è espresso contro. Solo l’8% degli intervistati approva l’introduzione dell’allungamento a sei giorni della settimana lavorativa.
Che la guerra in Ucraina condizioni pesantemente l’economia globale, lo rimarca in Italia anche un industriale di livello internazionale come Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Pirelli, in occasione dell’incontro “L’Europa vaso di coccio tra Stati Uniti e Cina”, durante l’annuale edizione del Festival dell’Economia di Trento.
“Lo sbocco ideale di questo conflitto in parte già c’é, Putin ha perso. Il successo dell’a cosiddetta azione speciale militare che, secondo le aspettative doveva chiudersi in un mese, non è avvenuto” – ha sottolineato Tronchetti Provera, secondo il quale “la Russia farà i conti con disastri seri. Ha una economia forte ma con gli armamenti non produce ricchezza, al contrario degli Stati Uniti. Putin è debole, ma esasperare la partita con un perdente che ha testate atomiche non è consigliabile”.
Un riferimento che coincide con l’avvio del trasferimento in Bielorussia delle testate atomiche tattiche russe. Una minaccia d’apocalisse puntata al cuore dell’Ucraina e dell’ Europa.