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India-Ue, avanti su commercio e tecnologia (ma occhio a petrolio e clima)

La prima riunione del Consiglio commercio e tecnologia è stata incupita da tensioni sul petrolio indiano di derivazione russa e sulle eco-tasse Ue in arrivo. Tuttavia, segna il progresso di una collaborazione più profonda e multisettoriale tra le due democrazie più grandi del mondo. Sviluppo tecnologico, barriere al commercio, intesa sui semiconduttori e molto altro: ecco i punti salienti

Come sono i rapporti commerciali e non tra i due soggetti democratici più grandi al mondo? Il Consiglio commercio e tecnologia (Ttc) tra Unione europea e India, che ha preso il via a febbraio e si è riunito ufficialmente per la prima volta martedì a Bruxelles, è un ottimo indicatore. E la risposta, in linea di massima, è confusa: si registra la volontà di espandere le relazioni politiche ed economiche, fondamentali in un momento in cui l’asse geopolitico si sposta nel quadrante indo-pacifico, ma pesano le frizioni latenti sul petrolio russo rivenduto da Nuova Delhi e sui futuri dazi europei che potrebbero colpire i prodotti indiani.

I PUNTI-CHIAVE

Nel comunicato finale, le due parti hanno parlato della “necessità di un partenariato strategico ancora più profondo”, dell’interesse comune “a garantire sicurezza, prosperità e sviluppo sostenibile” e sottolineato i valori fondamentali condivisi (tra cui l’essere economie di mercato e l’aderenza all’ordine internazionale basato sulle regole, parole che per contrasto evocano la Cina). In questo contesto il primo gruppo di lavoro del Ttc è il cardine dello sforzo congiunto in materia di tecnologie strategiche, governance digitale e connettività digitale – con l’obiettivo condiviso di innervare i valori democratici nello sviluppo tecnologico.

La collaborazione India-Ue nel solco del Ttc abbraccia una serie di altre tematiche come supercalcolo, clima, biotech e farmaceutica. Nel comunicato spiccano i riferimenti allo sviluppo responsabile dell’intelligenza artificiale e la promessa di concludere un memorandum d’intesa nel campo dei semiconduttori “entro settembre 2023”. Le due parti si impegnano anche a rimuovere barriere al commercio, lavorare per rafforzare le rispettive catene di valore strategiche e incontrarsi nuovamente a inizio 2024 in India per fare il punto del lavoro in ambito Ttc. Ottime premesse, dunque, che però celano l’esistenza di pruriti più concreti e immediati.

LA DIATRIBA DEL PETROLIO

I partecipanti alla riunione non hanno girato intorno ai punti di frizione. Anche perché in mattinata l’Alto Rappresentante per gli affari esteri dell’Ue Josep Borrell li ha fatti emergere con irruenza, esortando Bruxelles (via Financial Times) a colpire gli operatori indiani che raffinano il petrolio russo per rivenderlo agli europei. “Se il diesel o la benzina entrano in Europa […] dall’India e vengono prodotti con petrolio russo, si tratta certamente di elusione delle sanzioni e gli Stati membri dovranno prendere provvedimenti”, ha chiosato.

Durante la conferenza stampa al termine dei lavori Ttc, il ministro degli esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar – affiancato dal ministro al commercio Piyush Goyal e il collega per lo sviluppo delle competenze, l’imprenditoria, l’elettronica e la tecnologia dell’informazione Rajeev Chandrasekhar – ha risposto a Borrell, lì presente, sostenendo che Nuova Delhi non sta affatto aiutando Mosca ad aggirare le sanzioni. Le regole europee, ha puntualizzato, prevedono che “se il greggio russo viene trasformato in modo sostanziale, non viene più trattato come russo”.

In altri contesti, il consigliere economico della presidenza ucraina Oleg Ustenko ha definito questa linea “del tutto legale ma completamente immorale”. Tuttavia, parlando accanto al diplomatico indiano, il commissario Ue per la concorrenza Margrethe Vestager (presente con i colleghi al commercio Valdis Dombrovskis e al mercato interno Thierry Breton) ha attutito le parole di Borrell sottolineando che Bruxelles solleverà eventuali preoccupazioni “con una mano tesa, non con un dito puntato”.

FOCUS SULLE SANZIONI

L’argomento è estremamente sensibile in un momento in cui gli Stati membri dibattono sull’undicesimo pacchetto di sanzioni alla Russia (tarato, appunto, sul chiudere le scappatoie). La materia è anche sul tavolo del summit G7 di questa settimana. Naturale, dunque, che l’attenzione degli alleati che sostengono l’Ucraina si focalizzasse sull’India, che oggi assorbe gran parte del petrolio rifiutato dagli europei a prezzo pesantemente scontato.

Come registra Politico, dall’inizio dell’invasione su larga scala, le importazioni indiane di greggio russo sono passate da circa 1 milione di barili al mese a oltre 63 milioni di barili nel solo mese di aprile. Ancora più allarmante è il fatto che le esportazioni indiane di prodotti petroliferi raffinati verso l’Ue “sono salite alle stelle, sollevando il timore che l’India stia semplicemente vendendo le forniture russe trasformate. Il mese scorso le importazioni europee di gasolio dall’India sono quasi decuplicate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con gli Stati membri che hanno acquistato oltre 5 milioni di barili, mentre il flusso di carburante per aerei verso il continente è aumentato di oltre il 250%, per un totale di 2,49 milioni di barili”.

IL TEMA DELLA CARBON TAX

Anche Nuova Delhi ha delle preoccupazioni che potrebbero impattare i legami con l’Ue. Sono relative al carbon borner adjustment mechanism, il piano anti-dumping di Bruxelles che prevede l’introduzione progressiva di dazi sui prodotti importati nel mercato unico che non rispettano i limiti ambientali, tanto stringenti quanto costosi, in vigore nei Paesi europei. L’idea è imporre una tariffa fino al 35% sulle importazioni ad alta intensità di carbonio, tra cui cemento e acciaio, che sono tra i prodotti più esportati dall’India.

Per valorizzare l’impennata demografica, Nuova Delhi ha piani di sviluppo ambiziosi, ma che non collimano con gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Ue – e dunque vede il Cbam come una minaccia dal sapore protezionista. Il governo di Narendra Modi ha intenzione di portare la controversia all’attenzione dell’Organizzazione mondiale del commercio per tentare di fermarla. Naturalmente, il tema è al centro delle discussioni in seno al Ttc; “sono sicuro che l’intenzione non è quella di creare una barriera al commercio, ma di trovare una via d’uscita”, ha dichiarato in conferenza stampa il ministro del Commercio indiano.



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