La sfida per la pubblica amministrazione per rendersi più attrattiva verso le imprese private. Evitare il rischio delle gare deserte, anche per intercettare le opportunità che derivano anche dai fondi europei dal Pnrr. Chi c’era e cosa si è detto al convegno della Fondazione Formiche Alberto Brandani
“In questa legislatura ci stiamo impegnando un po’ tutti per costruire un sistema legislativo più accessibile e più a dimensione umana. Il nuovo codice degli appalti introduce due aspetti. Parlo dell’esclusione delle imprese nel caso in cui ci siano gravi violazioni. Ci sono due casi: l’esclusione automatica e l’esclusione non automatica. Per entrambi questi casi ci sono dei tempi: se un contribuente o un imprenditore è stato colpito da una nazione accentratrice e si è superato una certa soglia, in quel caso si è automaticamente esclusi”. Inizia così l’intervento del viceministro all’economia Maurizio Leo al convegno “Imprese, appalti e Pnrr. Misure per incentivare alla partecipazione delle gare pubbliche”, organizzato dalla fondazione Formiche Alberto Brandani, con il patrocinio di Anac e l’ospitalità di Banco Bpm, il 30 maggio scorso a Palazzo Altieri.
“In sintesi – conclude Leo – dei passi avanti sono stati fatti, ma degli affinamenti devono essere portati avanti. Come ad esempio la questione della rateizzazione. Non vorrei che accanto ad un meccanismo di rateizzazione, si debba prevedere un meccanismo di garanzia, dove si chiede una garanzia all’imprenditore, nel caso in cui la rata non venga pagata”.
Quello del nuovo codice degli appalti è un tema che lambisce anche il fronte Pnrr. Gli obiettivi del Pnrr sono ambiziosi, fondamentali. Ed è per questo che “serve un coinvolgimento di tutti gli attori della filiera economica”. A dirlo, in apertura di convegno, è il presidente di Banca Aletti e fondazione Bpm, Umberto Ambrosoli. “L’importanza del Pnrr per il Paese – dice – non è solo legata alla “ricostruzione” dei danni causati dalla pandemia. Questi fondi, infatti, serviranno per rilanciare e ammodernare il Paese, cercando di risolverne le debolezze strutturali”. Nel solco di questa consapevolezza, proprio Bpm ha organizzato una serie di appuntamenti di approfondimento sul Pnrr dedicati sia al personale impiegato nel settore creditizio, sia per le imprese.
Incalzato da Francesco Minotti, segretario generale della fondazione Formiche, ex direttore centrale, responsabile
istituzionali, enti e terzo settore del Banco BPM e di recente nominato amministratore delegato di Mediocredito Centrale, è il presidente della fondazione stessa Francesco Paolo Tronca, ex Commissario Straordinario di Roma Capitale, a tratteggiare il senso dell’appuntamento a palazzo Altieri. “Nel solco di quello che ci ha insegnato il professor Brandani, un maestro per tutti noi – scandisce Tronca – abbiamo pensato a questa occasione di approfondimento per porre l’accento su due temi fondamentali: gli appalti pubblici, alla luce dell’imminente riforma e il Pnrr”. La chiave di volta, secondo Tronca, è rappresentata dalla “rivitalizzazione del dialogo tra imprese e Pubblica amministrazione nel segno della semplificazione”. Con un occhio vigile all’adempimento delle “procedure legate al Pnrr” e allo “sblocco dei cantieri che riguardano infrastrutture strategiche per il Paese”.
La consigliera di Anac, Consuelo Del Balzo prova a invertire la prospettiva dell’approccio alle gare d’appalto pubbliche, ricordando che “molte di esse vanno deserte”. Per cui se da un lato si sottolinea la farraginosità di alcune procedure è altrettanto vero che occorrono imprese “disposte e pronte a rispondere alla chiamata pubblica”. Sul Pnrr, ad esempio, Del Balzo ricorda che ci sono state “517 gare andate deserte e 61 concluse senza esito”. Se dunque la Pa deve fare la sua parte per rendersi “maggiormente attrattiva verso le imprese”, anche le attività produttive devono essere pronte a cogliere queste sfide.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Ginevra Bruzzone, dell’Unità di missione del Pnrr. “Il piano – esplicita – sarà funzionale a garantire una crescita più strutturale al nostro Paese e i contratti pubblici costituiscono il 75% dell’ammontare complessivo dei fondi europei. È perciò un tema fondamentale quello della contrattualistica, benché la concentrazione debba essere focalizzata sull’importanza qualitativa dei contratti nel Piano”. Guardando in prospettiva oltre i termini fissati per il rendiconto dei progetti finanziati dai fondi europei, Bruzzone spiega che il risultato – tra realizzazione del Pnrr e nuovo codice degli appalti – potrebbe essere duplice: “finanziare progetti prioritari per il Paese e arrivare a un buon sistema di contrattualistica pubblica, che ridimensioni la “paura della firma” e smussi la rigidità delle procedure”.
“Il mio intervento è una sorta di mission impossible – ha detto Renato Catalano, direttore generale della presidenza del Consiglio -. Trovare del sex appeal nella PA è molto, molto difficile. Oggi il legislatore ha trovato delle soluzioni per rendere più competitivo il mercato pubblico e le imprese. Una cosa però è scrivere la norma ed un’altra cosa è renderla praticamente applicabile. Smettiamo di vedere la pubblica amministrazione come un carrozzone inutile ed incapace, come una mucca da mungere indipendentemente dal servizio che viene offerto. Le novità normative saranno introdotte dal 1 Luglio 2023. I filoni principali sono due: la digitalizzazione e la qualificazione delle stazioni appaltanti. Gli appalti pubblici contribuiscono a gran parte del PIL italiano. 17 articoli del nuovo codice sono sulla digitalizzazione e sulla modernizzazione della PA nel ciclo degli appalti. Anche le imprese devono avviare un processo di digitalizzazione. Il Pnrr è una delle opportunità vincenti nazionali, perché il codice degli appalti rimanga con delle disposizioni che riguardano tutti, ha concluso.
A Fabrizio Amatucci, ordinario di diritto tributario all’Università Federico II di Napoli è affidato l’excursus sulla regolarità fiscale nel nuovo codice degli appalti. “Il nuovo Codice dei contratti pubblici agli articoli 94 e 95 – spiega il docente – introduce importanti novità in relazione alle cause “automatiche-obbligatorie” e a quelle “non automatiche-facoltative”, di esclusione delle imprese dalla partecipazione alle procedure di affidamento dei contratti pubblici per gravi violazioni derivanti dall’omesso pagamento di imposte e tasse. Si è cercato finalmente di risolvere alcuni dubbi e di superare alcune limitazioni e restrizioni previste dal precedente testo che sarà abrogato dal prossimo 1 luglio e che hanno reso tali misure sproporzionate”. Tuttavia, chiude Amatucci, “nonostante la maggiore conformità ai principi di proporzionalità e di certezza del diritto realizzata attraverso la nuova disciplina dell’articolo 95 del codice dei contratti pubblici, risulterebbero necessari ancora alcuni emendamenti per rendere le ipotesi di esclusioni meno penalizzanti, soprattutto tenendo conto delle diverse ipotesi di impegno ad adempiere alle obbligazioni tributarie da parte dell’operatore economico”.
La parte degli appalti legati alla ricostruzione è stata trattata dal senatore Guido Castelli, già commissario alla Ricostruzione del sisma del 2016. “Il rischio corruzione e di infiltrazioni da parte della criminalità – così Castelli – non deve essere sottovalutato e i controlli nei cantieri sono il primo strumento di deterrenza. In quest’ottica, il fruttuoso rapporto di collaborazione con l’Anac è un punto fermo che vede, da entrambe le parti, la massima disponibilità. Le prossime sfide alle quali siamo chiamati sono aumentare la presenza di imprese che vengono ad operare nel centro Italia e perfezionare il Superbonus 110%, con particolare riferimento alla cessione dei crediti, maturati dai fornitori”. Ora è fondamentale, conclude Castelli, “sbloccare i crediti incagliati attraverso soluzioni da condividere con il mondo bancario, l’agenzia delle entrate e il sistema imprenditoriale. A ciò si aggiunge il problema del costo dei materiali che causa, tra le sue principali conseguenze, un elevato numero di gare che vanno deserte”.