Il Consiglio dei ministri avvia l’iter per il passaggio di testimone a Palazzo Koch. Per il rappresentante italiano alla Bce è un ritorno a Via Nazionale. La sintonia con il governatore uscente sui tassi
Da Francoforte a Roma, Via Nazionale 91 per la precisione. Fabio Panetta, attuale rappresentante italiano alla Bce in veste di membro del comitato esecutivo, è a ormai a un passo da succedere a Ignazio Visco alla guida di Bankitalia. Il Consiglio dei ministri ha infatti dato il via libera all’iter che porterà il membro del board della Banca centrale europea a prendere il posto di Visco, al vertice di Palazzo Koch dal 2011, dopo essere succeduto a sua volta a Mario Draghi e che ora si prepara a concludere il suo secondo mandato il prossimo novembre.
Panetta, 63 anni, fa parte del board esecutivo della Bce dal 2020. Per il banchiere si tratta di un ritorno in via Nazionale, dopo una lunga carriera in Bankitalia, di cui è stato direttore generale dal 2019 al 2020. In precedenza, dal 2012 al 2019, ha fatto parte del Direttorio ed è stato vice direttore generale della Banca d’Italia, di cui era già stato Direttore centrale per l’Eurosistema e la stabilità finanziaria, oltre che capo del Servizio studi di congiuntura e politica monetaria.
Ma soprattutto si tratta anche di un segno di continuità con Visco. Il quale, un po’ come Panetta, da mesi invoca una maggiore prudenza nella gestione dei tassi da parte della stessa Bce. Da quando Francoforte ha cominciato a dare gas al costo del denaro, Panetta si è fatto portavoce delle istanze italiane presso l’Eurotower, proprio per chiedere una maggiore cautela sui tassi.
Lo scorso febbraio, come raccontato da Formiche.net, Panetta aveva criticato l’operato della Bce. “Considero imprudente muoversi molto velocemente ora, con l’inflazione che potrebbe evolversi in entrambe le direzioni. Penso che siamo di fronte a una incertezza molto elevata. Non dico che dobbiamo fermarci, ma di prenderci il tempo che serve per valutare meglio l’economia”. E questo perché allora come oggi “i rischi inflazionistici sono più bilanciati e vi è una elevata incertezza, sia sulle prospettive dell’economia che su quelle del caro vita. Per questo in un simile contesto la Bce non dovrebbe vincolare in modo incondizionato la sua politica monetaria futura”.