Secondo Sher (Carnegie China), la missione del segretario Blinken in Cina è andata bene e nel breve periodo Pechino e Washington cercheranno nuovo contatti. Tuttavia restano delle distanze, come dimostra quel “dittatore” sfuggito in una dichiarazione a Joe Biden
Il viaggio di due giorni del segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, in Cina è andato probabilmente nel migliore dei modi. Il capo della diplomazia degli Stati Uniti ha dichiarato di aver avuto conversazioni “costruttive” e “sostanziali” con il leader cinese, Xi Jinping, e con gli altri suoi interlocutori a Pechino, tra cui l’alto funzionario di politica estera del Partito comunista cinese, Wang Yi, e il ministro degli Esteri, Qin Gang. Entrambe le parti hanno manifestato il desiderio di stabilizzare una relazione che sembra essere bloccata in una “spirale negativa”, come ha detto Wang.
Narrazioni e interessi
Dai resoconti delle molte ore di discussione è stato messo in evidenza il desiderio comune di trovare un modo per andare d’accordo, nonostante l’oceano di tensioni tra i due Paesi. E non sarà un’espressione infelice del presidente Joe Biden a cambiare il quadro attuale. Durante un evento di fundraising in California organizzato il giorno dopo della partenza del segretario statunitense da Pechino, il presidente statunitense s’è fatto sfuggire un “dittatore” nei confronti di Xi. Un’espressione forse utile a marcare le differenze tra lui e il leader del Partito Comunista Cinese con la platea democratica che lo stava ascoltando. Oppure uno scivolone. Chiaramente la Cina ha risposto, definito “assurda” l’uscita di Biden, “una provocazione inattesa” (vista la visita di Blinken).
Bilancio positivo, dunque?
Nathaniel Sher del Carnegie China concorda che la visita sia andata meglio del previsto. “Blinken ha avuto un incontro con Xi, non solo con Qin Gang”, sottoline, e il vertice con il leader cinese – non confermato fino all’ultimo – è già un segnale di per sé. “Le due parti hanno concordato di tenere incontri successivi, con Qin Gang in visita negli Stati Uniti, e hanno concordato di lavorare per sviluppare principi per guidare le relazioni”, aspetti che l’esperto valuta positivamente.
Sì, ma…
“Restano però aperte molte questioni strutturali, come il commercio, la tecnologia e Taiwan. Ognuna di tali questioni potrebbe trasformarsi in una crisi se le due parti non si impegnano a gestire i rischi di escalation”, dice Sher. Cosa aspettarsi nel breve periodo “Penso che la stabilizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Cina continuerà a breve termine, fino alla potenziale visita di Xi all’Apec a novembre e fino a quando la stagione elettorale del 2024 non si scalderà”, prevede Sher.
Appuntamenti in vista
Le due parti hanno una stretta finestra di opportunità per stabilizzare le relazioni prima che la Cina diventi un tema caldo nelle elezioni statunitensi, non è così? “Sì, perché a quel punto l’amministrazione Biden avrà poca flessibilità per scendere a compromessi o negoziare con la Cina. Si spera che la visita di Qin Gang a Washington e la visita della segretaria Gina Raimondo o della collega Janet Yellen in Cina diano slancio alla risoluzione dei problemi nelle relazioni tra Washington e Pechino”, risponde Sher.