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Blinken arriva in Cina, e Washington si prepara all’arrivo di Modi. Ecco i dossier

Modi verso Washington. La visita di Stato riservata all’indiano descrive il valore delle relazioni che gli Usa intendono costruire. Cina, Indo Pacifico, tecnologia e integrazione nei processi globali: ecco cosa c’è sul tavolo degli incontri del 22 giugno

Per la politica estera americana c’è qualcosa di più importante, o almeno importante alla pari, della missione in Cina del segretario di Stato Antony Blinken, nei prossimi giorni? Probabilmente sì: la visita a Washington del primo ministro indiano, Narendra Modi. Ne ha fatto cenno, più o meno in questi termini, anche il capo del Consiglio di Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, sempre più centrale all’interno delle attività del presidente Joe Biden. Sullivan è appena rientrato dall’India, dove ha definito gli ultimi dettagli del grande vertice.

Narrazioni e interessi

Dalla visita indiana, Sullivan è uscito con un annuncio: gli Stati Uniti sono pronti a rimuovere gli ostacoli che impediscono un commercio più fluido con l’India in settori critici come la difesa e l’alta tecnologia. Washington considera Nuova Delhi un partner fondamentale nei suoi sforzi per contrastare l’espansione dell’influenza cinese nel mondo, anche se i due Paesi differiscono su come affrontare l’invasione russa dell’Ucraina (da notare però che in questa fase, qualcosa sta cambiando nella postura neutrale indiana, quanto meno tra i media, come nota Jeff Smith della Heritage Foundation).

Sullivan si trovava in India per gli ultimi preparativi in vista della visita di Stato di Modi a Washington il 22 giugno, un viaggio che viene presentato come una pietra miliare nelle relazioni tra i due Paesi. “[Ci sono] una serie di obiettivi da raggiungere durante la visita [che] non sono solo bullet points su una pagina”, ha dichiarato Sullivan a un incontro di imprese e industrie a Nuova Delhi. E ancora: “Sono fondamentalmente progettati per rimuovere gli ostacoli nel commercio della difesa, nel commercio di alta tecnologia, negli investimenti in ciascuno dei nostri Paesi, nell’eliminazione degli ostacoli che hanno ostacolato i nostri scienziati e ricercatori”.

Relazioni, connessioni

Quanto detto da Sullivan, significa che Usa e India implementeranno le relazioni in aree come la ricerca e lo sviluppo, la tecnologia delle telecomunicazioni 5G e 6G, le catene di fornitura dei semiconduttori, l’intelligenza artificiale, l’informatica avanzata e la biotecnologia, e “specificamente sulla rimozione delle barriere al commercio strategico”, ha aggiunto. Ossia i due Paesi progettano la creazione di una partnership profondamente strategica: per esempio, General Electric potrebbe iniziare a produrre nel Paese i motori a reazione che alimentano gli aerei militari indiani.

La collaborazione tra i due Paesi, un tempo agli antipodi nella Guerra Fredda (uno protagonista, l’altro non allineato), fa seguito a rinnovate attività avviate a gennaio per aiutarsi vicendevolmente nel competere con la Cina in materia di attrezzature militari, semiconduttori e intelligenza artificiale. Per Nuova Delhi, Pechino è un problema alla stregua di quanto lo è per Washington. Anzi, con la Repubblica popolare l’India ha in piedi anche sensibilissimi contenziosi territoriali ai confini. “Piuttosto che considerare l’India un alleato nella lotta per la democrazia globale, deve vedere che l’India è un alleato di convenienza. Questo cambiamento non sarà facile, dato che Washington ha passato decenni a guardare Nuova Delhi attraverso occhiali color rosa”, ha scritto Daniel Markey dello United States Institute of Peace, in un saggio su Foreign Affairs.

Una visita storica

Durante la sua visita di Stato, Modi è stato invitato a parlare a una riunione congiunta del Congresso. Sarà il secondo discorso di questo tipo per Modi, un onore raro per un leader che in passato ha avuto problemi a entrare nel Paese. A Modi, nazionalista indù, è stato infatti negato il visto d’ingresso negli Stati Uniti nel 2005 per motivi legati allo scarso rispetto della libertà religiosa del partito di cui è leader, a causa delle accuse di aver tacitamente appoggiato gli estremisti durante gli scontri tra indù e musulmani nel suo stato natale nel 2002.

Il 22 giugno, nonostante il valore dato dall’amministrazione Biden al tema dei diritti umani (parte dello scontro tra modelli democratici e autoritaria che il democratico alla Casa Bianca ha elevato a vettore delle relazioni internazionali) Modi sarà comunque in visita di Stato a Washington. Pragmatismo, convenienza. La visita di Stato è l’onore più alto per un leader straniero, che sarà accolto dalla protocollare salva da 21 cannonate, special guest del gala diplomatico, e ospitato per quel discorso alla sessione congiunta del Congresso. Per chiarire ulteriormente il contesto: nei 75 anni di relazioni diplomatiche tra India e Stati Uniti, ci sono state solo altre due visite di Stato di leader indiani: Il presidente Sarvepalli Radhakrishnan nel 1963 e il primo ministro Manmohan Singh nel 2009.

La trasformazione delle relazioni tra India e Stati Uniti è stata uno dei rari successi bipartisan americani in politica estera del XXI secolo. Quasi 20 anni dopo che l’amministrazione di George W. Bush ha sostanzialmente migliorato i legami bilaterali, la portata della cooperazione tra i due Paesi è vertiginosa. Dalla sicurezza informatica all’intelligenza artificiale, dalle catene di approvvigionamento ai semiconduttori, dagli standard di telecomunicazione alla sicurezza marittima, se c’è una questione importante negli affari globali, è molto probabile che l’India e gli Stati Uniti stiano collaborando in qualche modo.

E mentre i legami commerciali nel 2022 hanno raggiunto un nuovo record di 191 miliardi di dollari, con gli Stati Uniti che hanno riconquistato la posizione di primo partner commerciale dell’India, la cooperazione si sta espandendo in nuovi ambiti. Negli ultimi mesi, i due Paesi hanno avviato un dialogo strategico finalizzato in parte ad “allineare i controlli sulle esportazioni”, Nuova Delhi e Washington hanno anche ampliato l’agenda del gruppo di lavoro congiunto India-Stati Uniti sullo spazio, includendo ora la “difesa planetaria”.

India e Usa alle stelle

Sempre più spesso la convergenza strategica si manifesta anche in ambito multilaterale. Il Quad, che riunisce Australia, India, Giappone e Stati Uniti, è diventato rapidamente un elemento caratterizzante del panorama della sicurezza dell’Indo-Pacifico. Non solo: nel 2021, il ministro degli Esteri indiano ha partecipato a un nuovo dialogo quadrilaterale India-Israele-Emirati-Usa, soprannominato I2U2, seguito da un vertice virtuale I2U2 l’anno scorso: è il cosiddetto “costrutto indo-abramitico” di cui si è spesso parlato su queste colonne. Questo maggio, alti funzionari di Stati Uniti, India, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno partecipato a un altro nuovo dialogo quadrilaterale, desiderosi di cooperare per migliorare la connettività infrastrutturale tra India e Golfo.

Nel frattempo, l’India ha avviato il suo primo dialogo ufficiale con la Nato nel dicembre 2019 e le due parti hanno iniziato a discutere regolarmente. E sebbene il governo indiano non abbia preso una posizione formale sul patto di sicurezza Aukus — che amplierà la cooperazione tra Australia, Stati Uniti e Regno Unito includendo lo sviluppo congiunto di sottomarini nucleari — l’India ha votato contro il tentativo di Russia e Cina di opporsi all’Aukus all’Associazione internazionale per l’energia atomica (e importanti commentatori indiani e funzionari governativi in pensione hanno parlato in modo positivo del patto). L’allineamento è totale, e la sua narrazione supererà le proteste che gruppi per i diritti umani stanno organizzando per salutare l’arrivo a Washington della delegazione indiana.

(Foto dal G20 indonesiano – 2022)

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