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Alla fine Blinken ha visto Xi, passi avanti tra Cina e Usa. I dubbi di Small

Per Small (Gmf), nel breve periodo i rapporti tra Washington e Pechino si stabilizzeranno, “ma nulla di tutto ciò è in grado di cambiare le dinamiche di fondo della relazione, che entrambe le parti intendono ormai come qualcosa di simile ai termini della Guerra Fredda, anche se in pubblico si disconosce tale termine”

Sono stati 35 i minuti che Xi Jinping ha dedicato al segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, che si trovava a Pechino per una due giorni di incontri di cui quello con il leader cinese è indubbiamente più denso di significato. Innanzitutto perché non era in programma. Un faccia a faccia era saltato a febbraio, quando un viaggio del segretario in Cina era stato programmato per dare rapido impulso al vertice con Joe Biden (durante il G20 di Bali): in quell’occasione la vicenda del pallone-spia cinese fece rimandare la missione di Blinken e aprì una fase cupa nelle relazioni. Che all’ultimo momento, poco prima che il segretario prendesse l’aereo verso Londra (altra tappa del suo viaggio diplomatico), sia stato concesso l’incontro con Xi può significare che la Cina abbia accettato qualche apertura. Ma i frutti di quanto accaduto nella Grande Sala del Popolo si potranno verificare solo tra qualche settimana.

Cosa è successo nella Sala del Popolo

“Il presidente Xi ha detto che le interazioni tra Stati dovrebbero essere sempre basate su mutuo rispetto e sincerità. Spera che questa visita americana possa dare un contributo positivo alla stabilizzazione dei rapporti”, commenta Pechino, da dove le televisioni statali fanno circolare un video in cui il leader commenta: “Abbiamo concordato di proseguire sull’intesa raggiunta a Bali con il presidente Biden, sono stati fatti progressi, questo è molto bene”. La Cnn nella sua “Meanwhile in China” lo definisce “un passo potenzialmente cruciale per ricucire i legami tra Stati Uniti e Cina”. È indubbiò che questi colloqui di Blinken con gli alti funzionari cinesi possano essere una cartina di tornasole fondamentale per capire se sia possibile creare una sorta di distensione in un periodo di persistente sfiducia. Ma il clima resta complicato.

Se quello con Xi è stato importante per la forma (se non ci fosse stato l’incontro, sarebbe stato uno sgarbo evidente contro gli americani), il meeting di Blinken con il capo del dipartimento Esteri del Partito Comunista Cinese, Wang Yi, avvenuto sempre nella mattina di lunedì 19 giugno, ha il valore della sostanza. Cio che emerge è che tra le due potenze ci sono profonde sfide da affrontare per superare la sfiducia e gli attriti che hanno caratterizzato le relazioni. Ripetendo la tipica retorica di Pechino, Wang ha incolpato la “percezione sbagliata” che Washington ha della Cina come “causa principale” del declino delle relazioni tra le due parti e ha chiesto agli Stati Uniti di smettere di “sopprimere” lo sviluppo tecnologico della Cina e di enfatizzare la “minaccia cinese”, secondo quanto riportato dall’emittente statale cinese CCTV.

“Dobbiamo invertire la spirale negativa delle relazioni tra Cina e Stati Uniti, promuovere il ritorno a un percorso sano e stabile e trovare insieme la strada giusta per la coesistenza tra Cina e Stati Uniti nella nuova era”, ha dichiarato Wang, aggiungendo che la visita di Blinken è giunta in “un momento critico delle relazioni tra Stati Uniti e Cina, in cui è necessario scegliere tra dialogo o confronto, cooperazione o conflitto”. Ma il capo della diplomazia del Partito/Stato ha anche ribadito che Taiwan è uno degli “interessi fondamentali” della Cina, su cui “non c’è spazio per compromessi o passi indietro”.

Al di là della narrazione sulla disponibilità all’apertura, vale la pena anche questa sottolineatura: nel briefing con la stampa a Pechino, Blinken ha detto che la Cina non ha accettato di istituire un canale di comunicazione military-to-military per mantenere sempre aperti gli scambi anche in caso di crisi. Questa era una delle maggiori speranze che il segretario portava con sé nella visita, e il rifiuto potrebbe anche legarsi alla questione taiwanese (punto di frizione tra i due giganti).

Il commento di Small

La missione di Blinken in Cina sembra aver raggiunto il suo obiettivo principale: sbloccare le relazioni bilaterali, che il vertice di Bali avrebbe dovuto far progredire e che poi è stato fatto deragliare dal pallone-spia cinese, spiega Andrew Small del German Marshall Fund. “Questo aprirà ora la strada a una serie di altri scambi e visite, che culmineranno in una possibile visita di Xi al vertice dell’Asia-Pacific Economic Cooperation di San Francisco”, spiega a Formiche.net. Per Small, autore di “The Rupture: China and the Global Race for the Future”, si tratta essenzialmente di “un modo per stabilizzare i legami bilaterali e garantire che le due parti possano operare in modo più efficace”, su questioni che vanno dal fentanyl (la droga sintetica che spopola negli Stati Uniti per la cui produzione globale il governo americano accusa la Cina) al clima.

”L’obiettivo — continua Small, che recentemente è stato ricevuto in audizione con altri colleghi alla US-China Commission e alla Commissione Esteri del Senato per parlare delle relazioni tra Washington e Pechino — è stato anche quello di inviare un messaggio agli alleati statunitensi: Washington sta gestendo queste relazioni in modo responsabile, anche nel bel mezzo di un’intensificazione della rivalità”.

Cosa aspettarsi nel breve termine dal rapporto tra Pechino e Washington? “A breve termine, ci aspetteremmo di assistere a una ripresa delle visite, tra cui quelle degli alti funzionari americani Janet Yellen, John Kerry e Gina Raimondo, e a un programma di diplomazia Usa-Cina un po’ più normale di quello degli ultimi anni”, risponde. “Ma nulla di tutto ciò è in grado di cambiare le dinamiche di fondo della relazione, che entrambe le parti intendono ormai come qualcosa di simile ai termini della Guerra Fredda, anche se in pubblico si disconosce tale termine”, chiosa l’esperto statunitense.


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