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Cosa sappiamo della base cinese a Cuba per spiare gli Usa

Pechino e l’Avana avrebbero raggiunto un accordo: una struttura di signals intelligence a pochi chilometri dalla Florida in cambio di diversi miliardi di dollari. Ecco tutti i rischi per Washington

Cina e Cuba hanno raggiunto un accordo riservato per la creazione di una base per la signals intelligence, a circa 100 miglia dalla Florida, che permetterebbe all’intelligence cinese di intercettare le comunicazioni elettroniche (come e-mail, telefonate, trasmissioni satellitari) in tutto il Sud-Est degli Stati Uniti, dove si trovano molte strutture militari americane, e di monitorare il traffico navale americano. Lo ha rivelato il Wall Street Journal citando “funzionari statunitensi a conoscenza di informazioni altamente riservate”, secondo i quali la Cina avrebbe accettato di versare a Cuba diversi miliardi di dollari in cambio della base. Il giornale non è in grado di fornire informazioni circa la possibile risposta statunitense.

IL COMMENTO DELLA CASA BIANCA

“Anche se non posso parlare di questo rapporto specifico, siamo ben consapevoli – e ne abbiamo parlato molte volte – degli sforzi della Repubblica Popolare Cinese di investire in infrastrutture in tutto il mondo che potrebbero avere scopi militari, anche in questo emisfero”, ha dichiarato John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca. “Monitoriamo attentamente la situazione, adottiamo misure per contrastarla e rimaniamo fiduciosi di essere in grado di rispettare tutti i nostri impegni di sicurezza in patria, nella regione e nel mondo”.

IL TEMPISMO

La rivelazione giunge in un fase segnata dagli sforzi dell’amministrazione Biden per migliorare le relazioni tra Stati Uniti e Cina dopo mesi di tensioni dopo il volo di un pallone spia cinese sugli Stati Uniti a inizio anno. Nelle ultime settimane William Burns, capo della Cia, è stato in visita a Pechino e Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale, ha incontrato Wang Yi, capo della politica estera del Partito comunista cinese, a Vienna, in Austria. A fine mese Antony Blinken, segretario di Stato, dovrebbe volare in Cina e potrebbe anche incontrare il leader Xi Jinping. Si lavora a un incontro tra i leader al G20 di Nuova Delhi a settembre o al summit Apec di San Francisco a novembre.

LA GIUSTIFICAZIONE DI PECHINO

Pechino probabilmente sosterrà che la base a Cuba è giustificata dalle attività militari e di intelligence statunitensi vicine alla Cina, scrive il Wall Street Journal. “Gli aerei militari statunitensi sorvolano il Mar Cinese Meridionale, impegnandosi nella sorveglianza elettronica. Gli Stati Uniti vendono armi a Taiwan, che la Cina considera una provincia rinnegata, vi dispiegano un piccolo numero di truppe per addestrare le proprie forze armate e fanno navigare le navi della Marina attraverso lo stretto di Taiwan”, si legge.

IL COMMENTO DI SINGLETON (FDD)

Una base di signals intelligence a Cuba renderebbe evidente che “la Cina è pronta a fare lo stesso nel cortile di casa dell’America”, ha dichiarato Craig Singleton, senior fellow della Foundation for Defense of Democracies, al quotidiano americano. “La creazione di questa struttura segnala una nuova fase di escalation nella più ampia strategia di difesa della Cina. È un po’ un cambio di gioco”, ha continuato. “La scelta di Cuba è anche intenzionalmente provocatoria”, ha aggiunto ricordando la crisi dei missili del 1962. A oggi, l’unica base militare estera dichiarata dalla Cina è a Gibuti, nel Corno d’Africa. Ma Pechino ha intrapreso una campagna di sviluppo portuale globale in zone come Cambogia ed Emirati Arabi Uniti. Secondo i funzionari statunitensi, questo lavoro è volto a creare una rete di porti militari e basi di intelligence per proiettare la Cina in tutto il mondo.


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