Skip to main content

La Cina salva le banche russe. Ma anche le sue

La Bank of China vieta ai clienti degli istituti russi di portare fuori gli yuan dalla Federazione, onde evitare possibili fughe di capitali e conseguente depauperamento dei patrimoni delle banche dell’ex Urss. Ma anche per schivare le sanzioni allargate  ​

La connection c’è, eccome. Tra Cina e Russia c’è un’alleanza forse più finanziaria che politica. Più volte il Dragone e Mosca hanno trovato punti di saldatura, soprattutto nel campo monetario. Ora al mosaico si aggiunge un altra tessera. In queste ore la Bank of China ha deciso di limitare la possibilità per i clienti delle banche russe di trasferire yuan nell’Ue, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Svizzera. Tradotto, qualunque risparmiatore, correntista, investitore che detiene denaro in yuan nelle banche dell’ex Unione Sovietica, non potrà accedervi, per il semplice fatto che quei fondi non possono uscire dal Paese.

In questo modo, Pechino altro non fa che impedire la fuoriuscita di yuan dagli istituti della Federazione, impedendo un loro dissanguamento in caso la situazione sul campo miliare degenerasse. Come noto, le banche russe ad oggi hanno 300 miliardi di dollari di asset detenuti all’estero congelati. Questo impedisce alle medesime di poter beneficiare di una grossa liquidità in caso di crisi patrimoniale. Senza considerare che da oltre un anno l’intero sistema finanziario russo è completamente tagliato fuori dal circuito delle transazioni occidentale, che risponde al nome di Swift.

Dmitry Lesnov, a capo la banca russa Finam, ha ammesso che Bank of China ha interrotto i trasferimenti in yuan, oltre che in dollari Usa, euro e dollari di Hong Kong, verso Europa e Stati Uniti. Per parte sua, lo stesso Lesnov ritiene che le restrizioni messe in atto da Pechino siano legate al rischio di sanzioni secondarie o altre restrizioni su altre banche cinesi. C’è da dire, infatti, anche al netto dei motivi poc’anzi citati, l’allargamento dello spettro delle sanzioni contro la Russia ad opera degli Stati Uniti, prevede tra le altre cose la possibilità di mettere sotto sanzioni tutte le altre banche che intrecciano affari con quelle già colpite dalle medesime sanzioni.

Intanto, Goldman Sachs ricorda al mondo che l’economia cinese non riesce più a tirare come dovrebbe. La banca d’affari americana ha infatti rivisto al ribasso l’outlook sulla crescita del Pil della Cina. Ora gli esperti prevedono che quest’anno il la crescita si espanderà al +5,4% contro il +6% stimato in precedenza. Per il 2024, le previsioni sono invece di un Pil pari a +4,5%, rispetto al +4,6% precedente. La scorsa settimana, la banca centrale cinese ha tagliato i tassi a medio termine a 1 anno di 10 punti base, portandoli al 2,65% dal 2,75%.

×

Iscriviti alla newsletter