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Nuovi stimoli per dopare l’economia. Il piano (un po’ disperato) di Xi

La crescita non tira e Pechino lo sa fin troppo bene. Per questo è pronta a tagliare ancora i tassi, facilitando l’afflusso di denaro nell’economia reale e a ridurre il costo dei mutui. Nel mirino c’è la rianimazione del mattone​

Negli ultimi giorni la Cina sembra aver preso consapevolezza della situazione economica che sta vivendo. Il punto di arrivo è sempre lo stesso, un Pil che non tira come dovrebbe. Il che è oggettivamente un problema per chi vuole continuare a essere la seconda economia globale.

E così, alla fine, il Paese ha deciso di valutare su due piedi un ampio pacchetto di misure di stimolo all’economia, nei giorni in cui pare sia tornata molto forte la pressione del governo di Xi Jinping per rilanciare la crescita. Le proposte di stimolo includono almeno una dozzina di misure destinate a sostenere settori come quello immobiliare e la domanda interna. Per esempio, ulteriori riduzioni dei tassi di interesse, consentendo un maggiore afflusso di denaro nell’economia.

Non è tutto. Una parte fondamentale del pacchetto riguarda il sostegno al mercato immobiliare. In particolare le autorità stanno cercando di abbassare i costi dei mutui residenziali in essere e di incrementare i prestiti attraverso le banche nazionali per garantire la consegna delle case. Attenzione però, perché è ancora tutto sulla carta. Il piano, infatti, deve ancora essere finalizzato e potrebbe essere soggetto a modifiche. Quanto al timing, il Consiglio di Stato cinese potrebbe discutere le politiche già questo venerdì, ma non è chiaro quando saranno annunciate o attuate.

Secondo Larry Hu, responsabile dell’economia cinese di Macquarie, “la politica è l’unico elemento che cambia realmente le carte in tavola di fronte alla debolezza della fiducia dei consumatori e delle imprese nell’economia. Il taglio dei tassi manderà un chiaro segnale che la politica diventerà più favorevole nei prossimi mesi, un cambiamento significativo rispetto alla riduzione degli stimoli da aprile”.

Ma non è la prima scossa che Pechino dà all’economia. Di recente le autorità del Dragone hanno adottato diverse misure mirate per stimolare specifici settori dell’economia. La scorsa settimana le maggiori banche statali del Paese sono state autorizzate in tal senso ad abbassare i tassi di deposito, contribuendo ad allentare la pressione sui loro margini di profitto. E incentivi fiscali e sostegno al credito sono in corso per il mercato automobilistico, in particolare per i veicoli elettrici, mentre sono allo studio anche altre agevolazioni fiscali per le aziende manifatturiere di fascia alta.

Tutto questo mentre lo yuan cinese è scivolato in questi giorni ai minimi di sei mesi rispetto al dollaro e, secondo gli analisti, potrebbe indebolirsi ulteriormente, poiché gli investitori sono preoccupati per la ripresa accidentata della seconda economia mondiale. Eccolo il punto. I mercati non si fidano più della Cina e della sua capacità di lasciarsi alle spalle, per sempre, una stagione lunga tre anni fatta di lockdown, fallimenti (si veda alla voce immobiliare), ingerenze del partito, schizofrenie da Covid e, soprattutto, un enorme debito sovrano e corporate. Correre ai ripari, insomma.

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