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Cipro accelera sul gas, c’è la sponda con Israele. Cosa cambia per EastMed

La discontinuità rappresentata dal governo cipriota si è materializzata nel fatto di voler procedere, senza attendere gli sviluppi, imprevisti e non programmabili, del tavolo negoziale che gioco-forza sarebbe dovuto essere aperto con Ankara, che è imprescindibilmente legato alle partite in corso tra Usa e Turchia

Il puzzle energetico innescato dalla difficoltà diplomatica sull’asse Tel Aviv-Nicosia-Ankara-Washington, data dalla peculiare posizione della Turchia, rischia di mettere in pericolo un rapido sfruttamento dei giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale. Per questa ragione Israele e Cipro hanno immaginato una corsia parallela (e più rapida) per avviare lo sfruttamento, seppur limitato ad un canale al momento solo bilaterale, ma con la prospettiva di rendere Cipro perno verso l’Europa. Al via un gasdotto di 300 km tra i due Paesi. Lo hanno ribadito ulteriormente i due ministri dell’Energia, l’israeliano Israel Katz e il cipriota George Papanastasiou, alla luce della decisione presa dal nuovo governo di Nicosia. Parola d’ordine accelerare, con l’Italia alla finestra.

Asse Tel Aviv-Nicosia

La discontinuità rappresentata dal governo cipriota si è materializzata nel fatto di voler procedere, senza attendere gli sviluppi, imprevisti e non programmabili, del tavolo negoziale che gioco-forza sarebbe dovuto essere aperto con Ankara, che è imprescindibilmente legato alle partite in corso tra Usa e Turchia. Non solo gli F-16 che Erdogan continua a chiedere a Biden, al netto delle contrarietà manifestate da pezzi trasversali del Senato, capitanati da Bob Menendez. Ma più in generale la postura turca in Libia, la zee libico-turca che taglia in due Creta, isola di uno Stato membro Ue; il dossier migranti con la vecchia-nuova permeabilità della frontiera greca di Evros; l’esigenza di rinnovare (o meno e a che prezzo) l’accordo Bruxelles-Ankara si migranti siriani; la questione sempre aperta del grano e dei rapporti forti tra Turchia, Iran, Cina e Russia.

Per tutte queste ragioni, Cipro e Israele hanno scelto di non attendere ancora, anche con il rischio di avvicinarsi ad un approccio generale troppo schiacciato su Ankara e procedere in autonomia.

Gas in Europa

Cipro ha un fabbisogno di soli 0,7 miliardi di metri cubi, per cui il governo costruirà impianti di liquefazione che incoraggerebbero gli investitori e consentirebbero al gas di raggiungere il “mercato più assetato” in questo momento d’Europa. L’idea sviluppata, come già anticipato su queste colonne, è quella di mettere in stand-by il gasdotto EastMed, viste le già citate problematiche, e costruirne uno da 300 chilometri che colleghi Cipro ai giacimenti al largo di Israele e, da Cipro, convertire il gas in Gnl e inviarlo così in Europa. Un ruolo lo gioca anche la lunga esperienza dell’attuale ministro dell’Energia, George Papanastasiou, da 35 anni un veterano del settore energetico, secondo cui questa mossa “è un vantaggio per tutti”, aggiungendo che EastMed non è stato abbandonato ma ha dovuto affrontare delle nuove sfide.

Gas & idrogeno

“È un progetto molto costoso, ma ci sono problemi tecnici come la profondità del mare in cui deve essere posato il gasdotto. Non appena svilupperemo le tecnologie e avremo abbastanza generazione di energia verde, i gasdotti potranno essere utilizzati per il trasporto dell’idrogeno”, ha affermato il ministro. Non solo gas, dunque, all’orizzonte la possibilità (come anche nel Tap) di trasportare potenzialmente anche l’ idrogeno, considerato un combustibile pulito, contingenza che attirerebbe anche il sostegno finanziario da parte di istituzioni come la Bei o la Bers.

“Non appena svilupperemo le tecnologie e avremo abbastanza generazione di energia verde, i gasdotti potranno essere utilizzati per il trasporto dell’idrogeno”, ha affermato Papanastasiou. A cornice di questo progetto c’è anche il collegamento delle reti elettriche tra Israele e Cipro tramite un cavo sottomarino.



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