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Consiglio Ue, Vilnius, Europee e migranti. Di cosa hanno parlato Metsola e Meloni

Sicurezza, difesa, guerra, migranti sono i temi globali affrontati a Palazzo Chigi tra il premier italiano e la presidente del Parlamento europeo (una delle candidate a sostituire Ursula von der Leyen, al pari di Manfred Weber), con all’orizzonte la gestione di sfide epocali come il Pnrr, la nuova visione dell’Occidente e la Bussola strategica

Capire come approcciarsi alle nuove sfide, tanto a quelle del breve periodo (migranti, Consiglio Ue e Vilnius) che a quelle del medio (guerra in Ucraina e crisi del grano), al fine di comporre politiche di prospettive. Il vertice romano tra il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e il presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, alla presenza del ministro per gli Affari europei, Raffale Fitto, rappresenta un altro tassello di quel mosaico diplomatico messo in atto dal premier sin dal suo insediamento.

Ovvero tessere una tela di relazioni personali e interlocuzioni istituzionali per offrire ad alta voce la posizione italiana su temi pregnanti e non più procrastinabili, come il dossier migranti, e guardare al prossimo Consiglio europeo con l’obiettivo di trasformare in fatti le proposte.

Verso il Consiglio Ue

Perché è stato importante parlarsi prima del Consiglio? Perché a fine giugno sul tavolo europeo andranno poste risposte e non altri rinvii su sicurezza, difesa e migranti. La tragedia di Pylos, con l’ircocervo di equilibri geopolitici che si muovono in Libia e in tutta la fascia che taglia orizzontalmente il Mediterraneo, non ha solo effetti sociali come le numerosissime vittime, ma apre il vaso di Pandora della (mancata) lotta alla criminalità organizzata che si muove tra Turchia, Egitto, Tunisia e Libia, lì dove la presenza di players esterni rappresenta un elemento di primaria rilevanza.

La difesa è intrecciata, quindi, alla sicurezza degli approvvigionamenti energetici all’indomani dell’accordo siglato tra Cipro ed Israele per il nuovo gasdotto tra i due paesi, e in attesa degli sviluppi politici su EastMed e sulla zee tra Libia e Turchia. Vi è la necessità dunque di un approccio ambizioso, ha spiegato Meloni, “orientato alla crescita economica e al sostegno europeo alle imprese e alla piena flessibilità dei fondi europei, in particolare quelli di coesione e relativi al Pnrr”, stimolando ancora una volta una prospettiva e una visione, prima di tutto il resto. Di fatto un approccio sistemico che ‘segue’ la visita strutturata effettuata pochi giorni fa a Tunisi, con Von der Leyen e Rutte, al fine di portare fisicamente la proposta europea in loco.

Europee

Lo scambio di vedute non solo si è svolto sui temi al centro del prossimo Consiglio Ue, ma anche sulle prospettive europee ad un anno dalle elezioni del Parlamento europeo. La pluricitata strategia del dialogo tra popolari e conservatori, per arrivare ad una nuova Commissione europea non più di larghe intese ma politica, necessita di passaggi intermedi dopo le ampie disponibilità manifestatesi sin dal vertice di Atene dello scorso dicembre, quando il Ppe spiegò (al suo interno e al suo esterno) quale fosse la nuova prospettiva da abbracciare. E il rapporto personale che esiste tra Meloni e Metsola è un elemento significativo che potrebbe avere un peso.

Da tempo hanno instaurato una sorta di dialogo strategico, inquadrato sia al fine di poter avere i voti di FdI e succedere così a Ursula von der Leyen; sia per corroborare una rete di alleanze che il premier italiano sta costruendo. Appare evidente che la presenza di Metsola a Roma, dopo la visita dello scorso febbraio, rappresenti un’altra tappa di avvicinamento alla Commissione.


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