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Savona mette in guardia contro l’inflazione. L’allarme della Consob

Nel suo quinto appuntamento con il mercato finanziario, l’ex ministro oggi alla guida della Commissione per la Borsa sottolinea i rischi collaterali dell’aumento dei prezzi, disordini sociali inclusi. Bravo il governo su Fintech e capitali

Per la Consob di Paolo Savona l’inflazione è il nemico da battere. Poco importa se l’Italia cresce più di Francia e Germania e ben oltre le attese dello stesso governo. L’ex ministro, alla guida della Commissione per la Borsa e al suo quinto incontro con il mercato (nel conto ci sono anche i due appuntamenti virtuali causa pandemia), ha messo proprio l’inflazione al centro della sua relazione tenutasi nella mattinata a Piazza Affari,

COMBATTERE IL MOSTRO

“Tassa iniqua” o se può suonare meglio e dal retrogusto mitologico, “Idra dalle molte teste”, sono gli appellativi usati da Savona. Per il quale “gli aumenti del costo della vita si sono trasmessi alla tassazione, ma non ai salari che hanno mostrato maggiore rigidità. La ricchezza finanziaria continua a registrare un grave depauperamento del suo valore reale”. Savona, insomma, lancia un allarme che va anche oltre le conseguenze finanziarie del costo della vita: “La storia insegna che un’elevata inflazione crea i presupposti anche per una deformazione della democrazia e l’emersione di forme di violenza sociale, che danneggerebbero tutti”. Ovvero, qui c’è in gioco molto più che l’andamento dei listini e qualche deal. C’è in gioco la tenuta del sistema sociale.

Uscirne usando investimenti pubblici e privati non appare la soluzione. “Essi nelle attuali circostanze, anche considerando i buoni risultati del 2022, sono insufficienti in entrambi i settori. Invece una politica che solleciti il risparmio verso investimenti in attività produttive potrebbe consentire un’uscita dall’alto, ossia non a detrimento della crescita reale”. Tuttavia, il Paese ha potenzialità da non sottovalutare, che potrebbero alla fine risultare il vero asso nella manica.

GLI ASSI DELL’ITALIA

“Non è mai successo che l’Italia non sia stata capace di affrontare le difficoltà, molte delle quali ben più gravi di quelle che attualmente viviamo. Non si vede motivo per cui non possa farlo anche nelle attuali difficili circostanze internazionali dove, tra l’altro, i venti di guerra si sono messi a spirare con più forza, sotto la spinta dei mai sopiti egoismi nazionali”, ha chiarito Savona. “Il Paese ha dato il meglio di sé in ogni epoca e in ogni circostanza. Perché oggi dovrebbe accadere il contrario, ben sapendo che disponiamo di risorse culturali e materiali che attendono solo di essere mobilitate?”

Il presidente della Consob ha poi dato una sostanziale promozione all’operato del governo Meloni, elencando alcune iniziative che vanno “nella direzione giusta”, citando in proposito il decreto legge Fintech appena convertito dal Parlamento, e il disegno di legge a sostegno della competitività dei capitali che prevede incentivi alle imprese per ricorrere alle opportunità offerte dal mercato, come l’innalzamento del voto plurimo, nuovi modi di formazione dei consigli di amministrazione e degli organi di controllo societari.

IL PROBLEMA DEBITO

Ma c’è un secondo problema, dopo l’inflazione. Quel debito pubblico italiano che vale la bellezza di oltre 2.700 miliardi di euro. E qui secondo Savona, serve la svolta, e la strada porta dritto a Francoforte. “La necessità di avere un prestatore di ultima istanza che garantisca i debiti pubblici non dovrebbe essere una novità perché è da una vita che sostengo questa tesi. Quando Draghi ha esercitato questa funziona dal 2012 le cose sono andate bene ma non è che ci sia l’obbligo da parte della Bce di farlo e da qui “nasce l’incertezza. Dobbiamo trovare un meccanismo che dia al mercato la certezza che i debiti pubblici non vengano abbandonati e la risposta non è riduciamoli. Storicamente non è mai avvenuto”.

 

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