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Perché le parole di Francesco su Emanuela Orlandi hanno un peso

Nel Vangelo secondo Giovanni, 8-32, è scritto: “La verità vi renderà liberi”. Gli accadimenti di questi giorni possono far pensare che il fratello di Emanuela Orlandi commentando “un bel segnale positivo, non me lo aspettavo, credo che questo sia un bel passo in avanti”, non abbia esagerato. La riflessione di Riccardo Cristiano

Il caso Orlandi è tornato ad essere citato da un papa all’Angelus, come non accadeva da decenni. Francesco si è ufficialmente limitato a poche parole, ma importantissime: “In questi giorni ricorre il quarantesimo anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi. Desidero approfittare di questa circostanza per esprimere ancora una volta la mia vicinanza ai familiari, soprattutto alla mamma, e assicurare la mia preghiera. Estendo il mio ricordo a tutte le famiglie che sentono il dolore di una persona cara scomparsa”.

L’ultimo Angelus in cui è stata ricordata Emanuela Orlandi credo risalga al 17 luglio 1983, quando Giovanni Paolo II disse: “Ancora una volta vi invito ad unirvi con me nella preghiera per Emanuela Orlandi, circa la cui sorte il passare dei giorni non ha recato, purtroppo, alcuna schiarita. Con intima partecipazione mi faccio eco della trepidazione dei genitori: non si prolunghi ulteriormente lo sconvolgente dolore di una famiglia, che null’altro chiede se non di poterla riabbracciare. Con voi supplico Dio perché la pace e la gioia possano ritornare in una casa sulla quale da troppi giorni ormai grava una tragedia tanto dolorosa”.

Per capire perché le parole di Francesco sembrino aver realmente un peso però bisogna tornare ad un fatto molto più recente, di appena pochi giorni fa. Infatti pochi giorni fa il procuratore generale vaticano ha dichiarato in esclusiva al Tg1: “In pochi mesi abbiamo raccolto molte carte che forse erano sfuggite negli anni passati agli inquirenti e le abbiamo messe a disposizione della procura della Repubblica di Roma, con la quale per la prima volta in tanti anni è nato uno spirito di collaborazione per svolgere le indagini. Questo aspetto è il più importante. Abbiamo trovato dati mai lavorati. Questo è il momento per portare a compimento questo nuovo filone di indagine”. Molto si è scritto e detto in questi mesi sulla determinazione di Francesco a indagare, aprire, far emergere, cercare: difficile in un caso così spinoso e grave scegliere il verbo giusto. Ma certo dopo imbarazzi e accuse tanto frontali quanto stonate, come le più recenti, questa determinazione appare un fatto nuovo, anche per le parole che il pg Diddi ha scelto. Possibile che ci siano carte che erano sfuggite agli inquirenti?

Oggi però quel che conta è che l’idea di cercare la verità appare fondata, e allora le parole del papa non sarebbero un importante ricordo ma nulla di più. Anche qui la faciloneria è cattiva consigliera e quanto ha detto il pg Diddi va letto bene: per la prima volta è nato uno spirito di collaborazione con la Procura di Roma.

Nel Vangelo secondo Giovanni, 8-32, è scritto: “La verità vi renderà liberi”. Gli accadimenti di questi giorni possono far pensare che il fratello di Emanuela Orlandi commentando “un bel segnale positivo, non me lo aspettavo, credo che questo sia un bel passo in avanti” non abbia esagerato.



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