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Panetta e Figliuolo, due garanzie (anche) per l’Ue. Castellani spiega perché

Le nomine del generale Francesco Figliuolo e di Fabio Panetta al vertice di Bankitalia sono una garanzia per l’Italia e per l’Europa. In una fase come questa Meloni ha dimostrato la sua capacità di buongoverno, optando per due tecnici in ruoli chiave, superando le divisioni politiche. Il Mes? Con alcuni paletti, alla fine, verrà ratificato

Le due nomine del generale Francesco Paolo Figliuolo e Fabio Panetta, rispettivamente a commissario straordinario per la gestione della ricostruzione post-alluvione in Emilia Romagna e a governatore della Banca d’Italia, rappresentano “un’ulteriore prova di buongoverno dimostrata sul campo dal premier Giorgia Meloni”. Il politologo e docente della Luiss, Lorenzo Castellani non ha dubbi. E, a Formiche.net, spiega perché i nomi scelti dal presidente del Consiglio rappresentano  “non solo una garanzia per il Paese, ma anche a livello europeo”.

Castellani partiamo dalla nomina del commissario per l’Emilia-Romagna, oggetto nelle scorse settimane di tante frizioni, sia in maggioranza, che tra governo e opposizioni. Figliuolo è stata una scelta giusta?

Certo, rappresenta un elemento di garanzia e dopo il successo ottenuto nella gestione della campagna vaccinale, il generale si è conquistato una posizione di primo piano dal punto di vista tecnico. Tra l’altro, il fatto che sia un militare, rappresenta un ulteriore elemento di fiducia sia per l’esecutivo, sia per la popolazione.

Non sarebbe stato giusto nominare il governatore Bonaccini?

No, il commissario in questo contesto deve essere una figura indipendente dalla politica. Una personalità che faccia da tramite tra i livelli di governo, dunque tra la Regione e palazzo Chigi. Peraltro Bonaccini sarà subcommissario, per cui il confronto con la politica sarà garantito. Figliuolo, esattamente come Panetta, rappresenta il meglio che il Paese – sul lato tecnico, in ordine alle competenze richieste – possa esprimere.

Arriviamo quindi al successore di Ignazio Visco: Fabio Panetta. Una scelta molto “draghiana”, no?

Panetta era stato sondato, prima dell’insediamento del nuovo esecutivo, per ricoprire l’incarico di ministro dell’Economia. Declinò. Tuttavia, da numero due della Bce, rappresenta il tecnico più preparato e adatto al ruolo per il quale è stato chiamato. Fermo restando che proprio in virtù dei suoi ruoli in Europa rappresenta un punto di stabilità ed equilibrio. Non è secondario anche il fatto che conosca alla perfezione i meccanismi della Banca Centrale. Un elemento che, in questa fase, potrebbe essere particolarmente prezioso.

Dopo l’ennesimo annuncio di ulteriori rialzi sui tassi da parte di Lagarde, il ministro degli Esteri Tajani ha ventilato il rischio di una recessione per il Paese. In questo contesto si inserisce anche l’annosa questione della ratifica del Mes e il Consiglio Europeo di domani. Lei come la vede?

I temi al centro del Consiglio Europeo sono noti: dall’immigrazione al Mes, passando per il Pnrr e il patto di Stabilità. Comunque, tornando alle nomine, mi pare che questo modo di procedere del premier Meloni sia funzionale, in definitiva, alla ratifica del Mes, ma ad alcune condizioni.

Quali saranno i paletti che porrà il governo italiano?

Le condizioni essenzialmente saranno due: la prima è un nuovo accordo sulla gestione delle risorse Pnrr e sullo slittamento della timeline. Parallelamente, si innesta la questione del Patto di Stabilità. In questo penso che Meloni, per evitare la proposta tedesca sic et simpliciter, possa contare sull’appoggio anche di Francia e Spagna.

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