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Il Mediterraneo è un crocevia da difendere. La lezione alla Festa della Marina

Il destino dell’Italia è sul mare, e di fronte a un quadro geopolitico sempre più fragile, le sue acque dovranno essere sempre più protette e difese. Questo il senso della giornata dedicata alla Marina militare, celebrata a La Spezia, con le istituzioni del Paese e della Difesa

La naturale proiezione dell’Italia è nel Mediterraneo, e la sua sicurezza è essenziale per il Paese, per tutti gli Stati che vi si affacciano e per l’intera area euro-africana. Questo il cuore del messaggio mandato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della giornata dedicata alla festa della Marina militare, celebrata a La Spezia. Le celebrazioni, che cadono nell’anniversario dell’impresa di Premuda del 1918, quando i Mas guidati dal guardiamarina Luigi Rizzo, affondarono la corazzata austriaca Santo Stefano alla fonda, hanno visto i reparti schierati lungo la Passeggiata Morin, con alcune delle principali unità della Marina alla fonda nel golfo spezzino: la portaelicotteri Garibaldi, le fregate Alpino e Marceglia, il pattugliatore Thaon di Revel, il sottomarino Scirè e la nave scuola Vespucci. I festeggiamenti hanno visto anche la consegna della bandiera di combattimento alla nuova unità logistica, nave Vulcano, e di diverse decorazioni, tra cui quella per Gustavo Bellazzini, 102 anni, ultimo superstite della corazzata Roma affondata il 9 settembre del 1943.

Uno schieramento senza precedenti

Oggi la Marina militare è impegnata in “uno sforzo che non ha precedenti”, neanche nel periodo della Guerra fredda. Lo ha ricordato il capo di Stato maggiore della Marina ammiraglio Enrico Credendino. Una necessità resa indispensabile dall’accresciuta richiesta di sicurezza sui mari “a causa anche del delicato e complesso contesto geopolitico”. In particolare, a preoccupare, è la “presenza di navi e sommergibili della Federazione russa nei nostri bacini di interesse” che sebbene non presentino una minaccia diretta, devono essere sorvegliati e monitorati. Un compito complicato ulteriormente dall’ingresso, in questi giorni, di un gruppo navale cinese nel Mediterraneo “composto da tre navi modernissime”. Attualmente, ha ricordato Credendino, “ben undici navi stanno operando al di fuori del Mediterraneo” e complessivamente sono in mare quotidianamente una media di venticinque unità, tra navi e sommergibili, accompagnati da una dozzina di aeromobili. A queste si unirà a breve anche il Vespucci, in partenza per il giro del mondo. Un simbolo del “sistema Paese in movimento”, ha aggiunto Credendino.

La centralità della proiezione navale

“La Marina militare ci rende più forti, più sicuri, più liberi”. A dirlo il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha sottolineato come la Forza armata sia “presente ovunque vi siano interessi italiani, europei, del mondo libero”. A fare la differenza, per il ministro, è qualità del suo operato, che “contribuisce a fare del nostro Paese una Nazione centrale nella lotta per la libertà, la sicurezza collettiva, il rispetto del diritto e dei diritti”. Come ricordato da Crosetto, “senza efficienza organizzativa, senza capacità di comando e di visione, senza una preparazione di altissimo livello, non potreste garantire la sicurezza della navigazione, come invece fate, nel Mediterraneo e in tanti altri mari del mondo”.

L’importanza dell’underwater

Dello stesso avviso anche il sottosegretario alla Difesa, con delega alla Marina, Matteo Perego di Cremnago, che ha ricordato “la centralità della dimensione marittima che oggi vede accrescere la propria strategicità geopolitica, ora in un clima teso e complesso”. Per il sottosegretario, l’Italia è infatti una penisola “proiettata al centro di un crocevia marittimo cruciale e abilitante” qual è quello mediterraneo, in grado di superare la propria carenza di materie prime e fonti energetiche “grazie a un’economia di trasformazione con un estro ideativo unico al mondo”. Tuttavia, ha avvertito il sottosegretario, proprio la dipendenza dalle risorse impongono al Paese un’attenzione particolare alla sicurezza della dimensione marittima.

La crisi ucraina

La Marina, tra l’altro, è impegnata così come le altre Forze armate nello schieramento di sicurezza messo in campo dal nostro Paese e rafforzato in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Un impegno, come ha ricordato il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, “che spazia dal Baltico al Golfo Arabico, dal Golfo di Guinea al Nord America”. Il contrasto all’insicurezza causata da Mosca ha visto il “significativo incremento dell’impegno operativo della forza armata”. Per l’ammiraglio, gli effetti della guerra ucraina “hanno accentuato le correlate responsabilità della Marina che si estendono anche ai fondali” sempre più strategici per la presenza di infrastrutture critiche come oleodotti, gasdotti e reti informatiche. “L’apertura di nuove vie di comunicazione – ha aggiunto Cavo Dragone – oltre allo sfruttamento del sottosuolo, saranno settori di impiego per la Marina e la dimensione subacquea è diventato un sistema a sé stante”, accanto ai domini fisici tradizionali terrestre, marittimo, aereo e spaziale, e strettamente collegato a quello cyber. Sotto la superficie del mare, infatti, passa il 98% dei dati a livello globale.

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