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Appello al governo per un maggiore impegno a difesa dell’ambiente

“Oggi la produzione di energia viene per due terzi dal carbone e un terzo dalle rinnovabili, entro il 2030 dobbiamo ribaltare questo schema ed arrivare a un terzo di fossile e due terzi di rinnovabili”, ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin durante la “Conferenza nazionale delle green city”, che si è svolta nell’ambito del Festival Green&Blue dedicato al tema Earth for All, nella Giornata mondiale per l’ambiente

Una giornata di riflessione sulle questioni ambientali, con la consapevolezza che la salvaguardia dell’ambiente è una responsabilità soprattutto verso le generazioni future. È questo il significato della Giornata mondiale per l’ambiente che le Nazioni Unite, dal 1974, hanno voluto promuovere il 5 giugno di ogni anno per ricordare l’importanza di preservare il nostro pianeta: only one Earth, una sola Terra. Dedicata quest’anno alla lotta all’inquinamento da plastica (Beat plastic pollution). Un inquinamento che secondo un recente rapporto dell’Unep il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, potrebbe ridursi dell’80% entro il 2040 se si attuassero profondi cambiamenti nelle politiche degli Stati e nelle abitudini dei consumatori, creando una concreta economia circolare attraverso la strategia delle 3 R: riuso, riciclo, riorientamento.

“Chiudere il rubinetto: come il mondo può porre fine all’inquinamento da plastica e creare un’economia circolare” è il piano dell’Onu sulle soluzioni e le azioni concrete che governi e imprese devono attuare per ridurre drasticamente l’inquinamento da questo materiale. Si stima che più di 150 milioni di tonnellate di plastica siano presenti oggi negli oceani e che ogni anno aumentino al ritmo da 5 a 12 milioni di tonnellate. Con grassi problemi per la fauna marina e la salute umana attraverso la catena alimentare. E gravi ripercussioni economiche sul turismo e il mercato ittico stimate fra 260 e 690 milioni di euro.

Gli obiettivi della “Strategia europea per la plastica nell’economia circolare” dell’Unione europea riguardano “un’industria della plastica intelligente, innovativa e sostenibile, in cui la progettazione e la produzione rispettino pienamente le esigenze di riutilizzo e riciclo, genera crescita e occupazione e contribuisce a ridurre le emissioni di gas serra e la sua dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili”. Con prodotti che durino più a lungo e che consentano un riuso e un riciclo di qualità. Con obiettivi di riciclo ambiziosi entro il 2030. Con il consolidamento del mercato dei prodotti in plastica riciclata. Con la consapevolezza che i cittadini, le amministrazioni pubbliche e le industrie dell’Unione sono a favore di modelli di consumo e di produzione della plastica più sostenibili e sicuri.

In questo scenario l’Italia si conferma leader nel riciclo degli imballaggi in plastica, come confermano i numeri presentati da CoRePla, il consorzio che si occupa del loro avvio a riciclo, proprio nei giorni scorsi, in occasione dei 25 anni di attività. Il nostro Paese in questi anni è passato da 114 mila tonnellate a un milione e mezzo di tonnellate riciclate, attraverso il lavoro di 31 impianti di selezione e 92 di riciclo sul territorio nazionale. Non lontana da quel  55% di riciclo che le direttive europee gli assegnano.

Non si parlerà solo di plastica quest’anno, ma di tutte le principali problematiche ambientali che ci troveremo ad affrontare nei prossimi anni. A cominciare da quelli enunciati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile e dalla madre di tutte le sfide, il cambiamento climatico. L’Italia, così vulnerabile e pesantemente colpita dalla crisi climatica, come dimostra anche la recente alluvione in Emilia Romagna, è chiamata a fare la sua parte e attuare quelle misure di adattamento per ridurre la sua vulnerabilità e aumentare la resilienza nei confronti di questi eventi estremi.

Se ne è parlato, a Roma, in Campidoglio, alla “Conferenza nazionale delle green city”, che si è svolta nell’ambito del Festival Green&Blue dedicato al tema Earth for All, una Terra per tutti. Al centro del dibattito  l’impegno delle città per il clima, per ridurre le emissioni che causano i cambiamenti climatici e le misure di adattamento più efficaci da mettere in campo. Sono soltanto nove, ad oggi, le città che partecipano al progetto europeo “Mission 100 Climate neutral and smart Ciries” e si sono impegnate ad abbattere i gas serra entro il 2030: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino.

“Nonostante l’Italia abbia dovuto sopportare dal 2013 ben 29 alluvioni, quasi 3 ogni anno, fino a quella devastante dell’Emilia Romagna – ha detto Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, introducendo i lavori – è l’unico grande Paese europeo che non ha ancora approvato una legge per il clima, come hanno fatto la Germania, la Francia, la Spagna e il Regno Unito. Una legge necessaria per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050”.

Lo scorso 2 aprile si è conclusa la fase di presentazione delle osservazioni alla proposta del Governo sul Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Pnacc) avviata a febbraio dal ministero dell’Ambiente e delle Sicurezza Energetica. È uno dei passaggi per dare attuazione alla Strategia nazionale sui cambiamenti climatici. Si tratta ora di renderlo operativo con misure concrete da applicare nei territori e nelle città.

Nelle città e gli agglomerati urbani vive oltre la metà della popolazione mondiale che arriverà al 70% entro il 2050 (se ne parla a Nairobi da oggi fino al 9 giugno, nell’ambito del Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani) e producono l’80% della ricchezza mondiale. Bisogna partire dalle città per innovare e sperimentare azioni e politiche per la sostenibilità, proprio in quanto luoghi maggiormente colpiti dagli effetti negativi delle crisi globali.

Secondo un’indagine di Green City Network condotta in collaborazione con il Gse nel 2022, solo il 32% delle città italiane dispone di piani comunali con misure di adattamento ai cambiamenti climatici, nonostante quasi tutte ritengano che la crisi climatica debba essere affrontata in modo unitario, integrando le misure per l’adattamento climatico con gli indirizzi e le misure di mitigazione. E tutte chiedono risorse finanziarie aggiuntive per l’attuazione delle misure individuate come prioritarie. Come rafforzare l’impegno delle città per accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili e impegni più concreti per decarbonizzare i trasporti.

Nel 2022 in Italia c’è stato un calo della produzione di elettricità da rinnovabili. Le città dovrebbero fare di più per aumentare le rinnovabili negli edifici pubblici e per sostenere le imprese nell’autoproduzione di energia con impianti rinnovabili. Occorre scoraggiare l’uso dell’auto in città, promuovendo il trasporto pubblico e quello condiviso e sostenere la transizione verso una mobilità elettrica, aumentando i punti di ricarica pubblica per auto elettriche ( appena 400 mila in tutta Italia).

“Abbiamo avuto dal governo il mandato di soggetto attuatore per diverse linee di investimento previste nella Missione 2 ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’ del Pnrr  – ha detto Paolo Arrigoni, presidente del Gse –  per  7 miliardi e mezzo destinati a parchi agrisolari, ampliamento dei punti di ricarica per i veicoli elettrici fino a raddoppiarne il numero attuale, sviluppo del biometano per il trasporto e gli usi industriali,  potenziamento delle reti di riscaldamento per la de carbonizzazione dei centri urbani, incremento delle comunità energetiche nei Comuni con meno di cinque mila abitanti”.

“Oggi la produzione di energia viene per due terzi dal carbone e un terzo dalle rinnovabili – ha detto nel suo intervento il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin – entro il 2030 dobbiamo ribaltare questo schema ed arrivare a un terzo di fossile e due terzi di rinnovabili”. Per quanto riguarda il Piano Nazionale per il Clima, il ministro ha ricordato che è stato già redatto e che nei prossimi giorni ci saranno le procedure di Valutazione ambientale strategica. “Verrà rispettata la data del 30 giugno per la sua pubblicazione”. “Intervenire sulle città – ha concluso Pichetto Fratin – è un tema cruciale che riguarda le istituzioni pubbliche, responsabili degli orientamenti generali e delle regole in materia di urbanistica, edilizia e mobilità. Una Terra per tutti è quella che la scienza ci aiuterà a proteggere”.

 

 

 


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