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Dopo la delusione digitale Grillo cambierà la sua ammirazione per la Cina?

Dopo aver esaltato per anni il potere della Rete, il fondatore del M5S nel suo intervento a Roma si è scagliato sul fattore “ipnotizzante” degli smartphone, diventati strumenti di controllo e dipendenza per soggiogare le masse. Eppure non una parola ha pronunciato sul regime che di queste due “funzioni” ha fatto una declinazione totalitaria. Come mai?

L’ infelice accenno a “passamontagna e brigate” ha distolto l’attenzione dei media dal tema centrale toccato da Beppe Grillo nel suo recente e concitato discorso a Roma, una sorta – per sua stessa ammissione – di “testamento politico”. Non posso certamente essere sospettato di simpatie grilline, ma c’è una novità da cogliere nel suo ultimo discorso.

Chi ha avuto modo di ascoltare l’intervento integrale del comico genovese nella parte finale della manifestazione dei 5 stelle a Roma ha potuto constatare un totale rovesciamento della visione politica rispetto alla fondazione del M5Stelle nel 2009 e ai precedenti “Meet Up” lanciati da Grillo insieme a Gianroberto Casaleggio.

15 anni fa la “Rete” fu esaltata in ogni modo da Grillo e Casaleggio. Per i 5 Stelle delle origini la “Rete” era uno straordinario mezzo tecnologico di liberazione delle persone. Tutti o quasi ci credevano (salvo pochi influencer già smaliziati). Per i 5Stelle Internet era una tecnologia rivoluzionaria destinata a scardinare il sistema per aprire la strada al mondo magico della democrazia digitale.

Pochi giorni fa a Roma Grillo ha detto esattamente l’opposto. Con toni – sin troppo apocalittici – ha “criminalizzato” lo smartphone definendolo il nuovo strumento di oppressione tecnologico dei cittadini nella società contemporanea. Per Grillo le nuove tecnologie digitali contenute nei telefoni cellulari riducono i cittadini a meri consumatori di volontà e decisioni altrui, inducendo dipendenza e alienazione.

La pluralità delle funzioni contenute nei cellulari (salute, svago, pagamenti, musica, cinema, notizie, eccetera) per Beppe Grillo prefigura una nuova forma di “oppio dei popoli”. E non a caso Grillo si è rivolto duramente – e con toni molti accesi ai suoi stessi sostenitori – accusandoli di essersi trasformati in “dormienti”. Per Grillo l’altro aspetto negativo della società digitale è lo strapotere della sorveglianza tecnologica di massa che è potenzialmente in grado di controllare i cittadini in ogni secondo della loro vita e in ogni luogo della loro esistenza.

L’ attuale pessimo tecnologico di Grillo tradisce la sua grande delusione per la falsa narrazione politico-ideologica che è all’origine del movimento e che lui stesso ha alimentato. Probabilmente la delusione per il mancato miracolo della democrazia digitale è uno dei motivi per cui in pochissimo tempo i 5 stelle hanno perso il 50% dei loro elettori; al di là degli stessi limiti di leadership di Giuseppe Conte e della spregiudicatezza con cui ha cambiato colore passando dal giallo-verde al giallo-rosso.

La demonizzazione della tecnologia digitale che Beppe Grillo ha urlato alla piazza è ovviamente esagerata come del resto tutte le sue esternazioni. Tuttavia essa contiene alcuni elementi di verità che sarebbe un grave errore sottovalutare anche sul piano strettamente politico.

La democrazia digitale era una illusione perché le nuove tecnologie di Itc (come tanti studiosi – compreso il sottoscritto – sostengono da più di un decennio) favoriscono per ragioni intrinseche processi accelerati e progressivi di concentrazione del potere.

Un pericolo esiste. Dipendenza e alienazione da un lato, controllo e sorveglianza sono rischi reali anche se Grillo esagera rischiando di buttar via il bambino con l’acqua sporca. Basti pensare anche soltanto ai grandissimi benefici della telemedicina.

Nelle parole pronunciate urlando dal comico genovese c’è comunque un elemento su cui riflettere di cui nessuno ha parlato sui media e che probabilmente neppure i suoi sostenitori hanno colto. Resta, però una domanda: perché nel suo discorso Beppe Grillo non ha mai pronunciato la parola Cina?

In Cina decine e decine di milioni di adolescenti e bambini soffrono da anni di gravi sintomi di digital addiction, una dipendenza patologica da computer e da cellulari e videogiochi che i medici e gli psicologi cinesi fanno una enorme fatica a prevenire e curare.

In Cina esiste inoltre il più sofisticato sistema di controllo e sorveglianza tecnologica di massa del mondo che consente al Partito Comunista Cinese di controllare in modo sistematico i comportamenti di più di un miliardo di persone.

Certo, questo tipo di patologie digitali, forme di controllo e intrusioni commerciali esistono in altri paesi, ma in Cina la declinazione tecnologica totalitaria è ormai assunta a sistema politico-ideologico dominante come in nessuna altre parte del mondo. A questo punto la domanda da rivolgere ai nostri lettori è la seguente: come ha cambiato radicalmente idea sui falsi miti della rivoluzione digitale, Beppe Grillo avrà il coraggio di cambiare posizione politica sulla Cina e sulla leadership di Pechino che, invece, continua ad ammirare ed esaltare nel suo blog?



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