Nel report viene esaminata la segmentazione del mercato del lavoro in relazione a indicatori di impatto dell’IA. Nell’analisi di livello europeo vengono prese a riferimento le professioni con una alta esposizione dell’occupazione all’impatto dell’intelligenza artificiale, che in Italia comprendono 8.366.000 occupati, pari al 36,2% del totale, una quota inferiore di 3,2 punti percentuali rispetto alla media Ue a 27 di 39,5%
La scorsa settimana il Parlamento europeo ha adottato una posizione negoziale sull’Intelligenza Artificiale (499 voti a favore, 28 contrari e 93 astensioni) ed è pronto ad avviare i colloqui con i governi Ue sul testo definitivo. Le norme mirano a garantire che l’IA sviluppata e utilizzata in Europa sia conforme con i diritti e i valori dell’Unione, ad esempio in materia di supervisione umana, sicurezza, privacy, trasparenza, non discriminazione e benessere sociale e ambientale. Insomma, un cambio di passo rilevante. Per stimolare l’innovazione nel campo dell’IA e sostenere le Pmi, i deputati hanno previsto esenzioni per le attività di ricerca e le componenti dell’IA fornite con licenze open-source. La nuova legge promuove i cosiddetti “spazi di sperimentazione” normativa, o ambienti di vita reale, creati dalle autorità pubbliche per testare l’IA prima che venga implementata.
Grazie alla progressiva diffusione dell’IA si riscontrano notevoli cambiamenti anche sul mercato del lavoro. Basti pensare che, a livello nazionale, sono 8,4 milioni gli occupati gli occupati in professioni ad alta esposizione all’Intelligenza artificiale. Questo è solo uno dei dati che emergono dall’ultimo report elaborato dal Centro studi di Confartigianato, condotto da Enrico Quintavalle.
Discontinuità e rischi
“La diffusione di sistemi di IA – si legge nel report del centro studi – delinea una marcata discontinuità con il passato, determinando un cambio di paradigma, con effetti sul mercato del lavoro, sui processi di formazione, sulla gestione delle competenze imprenditoriali, sulla mobilità e sull’ambiente”. L’effetto più evidente è che “salgono i rischi di concentrazione di mercato, intrecciati con rilevanti implicazioni geopolitiche, mentre si delineano fattispecie inedite sul fronte della legislazione, in particolare nella contrattualistica, nelle assicurazioni dei rischi e nella tutela della privacy”. Un altro versante da approfondire e sondare, quello della legislazione
I numeri
Ma torniamo al lavoro. Nel report viene esaminata la segmentazione del mercato del lavoro in relazione ad indicatori di impatto dell’IA. Nell’analisi di livello europeo vengono prese a riferimento le professioni con una alta esposizione dell’occupazione all’impatto dell’intelligenza artificiale, che in Italia comprendono 8.366.000 occupati, pari al 36,2% del totale, una quota inferiore di 3,2 punti percentuali rispetto alla media Ue a 27 di 39,5%.
I paesi
Nel confronto internazionale, la quota di occupati più esposti è massima, pari al 59,4%, in Lussemburgo, mentre si registra la minima esposizione per la Romania, con una quota più che dimezzata a tale massimo e pari al 25,8%. Tra i maggiori Paesi europei risultano più esposti dell’Italia la Germania, dove il 43,0% dell’occupazione si riferisce a professioni con una alta esposizione all’IA, e la Francia con il 41,4%, mentre si riscontra una quota minore in Spagna, dove l’elevata esposizione all’IA interessa il 35,2% degli occupati.