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Non sarà rapido, ma è iniziato il declino di Putin. L’analisi di Pelanda

Conversazione con l’esperto analista: “Il gioco attualmente è quello di limitare l’offensiva ucraina per rendere meno probabili le risposte nucleari e, in cambio, offrire all’Ucraina la promessa di adesione all’Ue e alla Nato, magari anticipata da un partenariato molto forte. Per questa ragione la Russia continua a bombardare, perché non è possibile che nella Nato entrino delle nazioni in guerra”

La Russia continua a bombardare l’Ucraina perché non è possibile che nella Nato entrino delle nazioni in guerra: Putin, il cui declino è iniziato, vuole lasciare l’Ucraina in uno Stato in stato di guerra affinché non entri formalmente nell’Alleanza. Lo dice a Formiche.net Carlo Pelanda, economista, accademico e uno degli analisti più attenti delle relazioni internazionali, secondo cui Cina e Occidente sono i due player le cui performance potrebbero influenzare l’esito del post golpe in Russia.

È iniziato il processo che potrebbe portare al crollo politico al Cremlino?

Sì, ma non non subito perché la capacità di resistenza del regime è molto forte, quindi bisogna prepararsi a un cambiamento politico ma che non sarà nell’immediato. Si tratta di una questione che richiederà ancora del tempo, è difficile dire quanto: un anno, due o tre. Vi è anche un forte sostegno da parte cinese: ciò aiuta l’eventuale repressione e disincentiva i concorrenti.

Quale il ruolo dei signori della guerra e quale il ruolo dei soggetti esterni a Mosca?

Questa è una domanda da rivolgere ai capi dell’intelligence e all’interno di Mosca. Possiamo dire che il controllo è più debole da parte di Putin però, ed è la mia opinione personale, c’è ancora margine per un rinforzo. I governi Nato sarebbero spaventati da un cambio di regime che non possono controllare, quindi i tempi del possibile avvicendamento sono dovuti da un lato dalla resistenza del regime stesso e dal forte sostegno cinese e, dall’altro, dal punto interrogativo dei governi occidentali.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani spinge per l’ingresso dell’Ucraina nella Nato: il vertice di Vilnius ne discuterà nel merito o è prematuro?

Sul piano della retorica va bene. Il gioco attualmente è quello di limitare l’offensiva ucraina per rendere meno probabili le risposte nucleari e, in cambio, offrire all’Ucraina la promessa di adesione all’Ue e alla Nato, magari anticipata da un partenariato molto forte. Per questa ragione la Russia continua a bombardare l’Ucraina, perché non è possibile che nella Nato entrino delle nazioni in guerra e quindi vuole lasciare l’Ucraina in uno Stato in stato di guerra affinché non entri formalmente nell’Alleanza. Il che lascia una speranza a Mosca di poter negoziare una situazione cuscinetto per un’Ucraina disarmata che fa parte del vero piano: ovvero il cessate il fuoco che da mesi circola nei luoghi dovuti, non pubblici.

La risposta di Putin secondo lei è nel silenzio dopo la marcia su Mosca?

Certo, ora dovrà fare i suoi calcoli e capire su cui contare e su chi no, o se prendere in ostaggio le persone rilevanti per Prigozhin, cosa che forse è già successa: in sostanza deve far decantare la situazione, ma al momento tutto può succedere. Direi che è la cosa più ovvia dopo una situazione del genere, per un quasi dittatore, ovvero starsene buono.

Come ne esce Prigozhin?

Non è uscito più forte ma con un compromesso e il progetto del ministro della Difesa russo di mettere in ordine tutte le milizie continua, quindi una parte dei miliziani molto probabilmente andrà ad organizzarsi, dietro compenso, nell’inquadramento russo. Gli occidentali dovranno ora attenzionare Prigozhin, più del passato, anche perché l’Africa è la parte più importante di questo scenario futuro.

La prossima mossa di Putin verosimilmente potrebbe essere più sul fronte interno, quindi con un tavolo con Prigozhin, oppure avverrà nel contesto quindi nell’operazione militare speciale?

Se non sarà in grado di dichiarare una minima vittoria Putin sarà finito: la sua priorità è quella di tenere botta sull’Ucraina tramite la continuazione della guerra e al contempo restare in silenzio per rifare l’accordo con oligarchi ed esercito, al fine di costruire un’impalcatura che permetta di continuare questa guerra. Il che spiega il silenzio. Non va dimenticato che dentro le forze armate c’è effettivamente una crepa, quindi è la parte esterna che prevale. Questo il motivo per cui deve consolidare la parte interna ma senza perdere quella esterna. Ancora non sappiamo in cosa consisterà il nuovo accordo fra oligarchi ed élites russe. Per cui da un lato l’azione Nato sarà quella di dare un premio all’Ucraina, affinché limiti la sua pretesa offensiva mondiale, e dall’altro provare a isolare Putin all’interno di una difesa contro tutto l’attacco all’Occidente.


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