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Italia e Qatar, dal commercio (record) ai rapporti geo-strategici

Crescono i rapporti commerciali tra Italia e Qatar, mentre tra Doha e Roma aumenta l’intesa sul piano geo-strategico. L’ambasciatore Toschi presenta i numeri dell’interscambio in occasione della festa della Repubblica, e crescono gli allineamenti su dossier sensibili come il Global South

Le relazioni tra Roma e Doha hanno raggiunto un livello di quantità e qualità senza precedenti. L’Italia e al Qatar sono partner commerciali e geopolitici nell’articolato quadrante del Mediterraneo allargato, che si estende dalle coste europee e nordafricane del Mar Nostrum fino al Golfo Persico, al Sahel e al Corno d’Africa. Aree di proiezione internazionale sia italiana che qatarina, in una sovrapposizione che spesso è stata sinonimo di allineamento geo-strategico, come uscito dalla recente visita a Roma dell’Emiro Tamin bin Hamad al Thani.

Frutto palpabile – visibile ma non certamente unico – di questa rinnovata spinta della partnership sono gli scambi commerciali, che nel nel 2022 hanno raggiunto il livello record di quasi 8 miliardi di euro, registrando un incremento di oltre il 141% rispetto al 2021. E il dato è confermato, anzi migliorato, dai numeri dei primi mesi del 2023.

A parlare di questa fase produttiva ed efficace delle relazioni è stato l’ambasciatore italiano Paolo Toschi, nel discorso durante le celebrazioni della Festa della Repubblica tenutasi ieri a Doha, alla presenza, tra gli altri, del ministro del Commercio e dell’Industria, Mohammed Al Abdullah Al Thani.

I dati dicono che l’Italia è al quarto posto su scala globale tra i Paesi che esportano in Qatar, il primo tra i mercati europei. Navi e imbarcazioni, sistemi per la difesa, macchinari, apparecchiature elettroniche, moda e alimentari compongono la struttura delle vendite italiane verso Doha. Dall’altra parte, l’emirato guidato dalla famiglia al Thani esporta in Italia gas naturale liquefatto, Gnl, scambio diventato più importante dopo lo scombussolamento al mercato energetico internazionale indotto dall’invasione russa dell’Ucraina. Contesto internazionale che il Qatar usa come trampolino per espandere il suo ruolo internazionale.

La dimensione energetica delle relazioni tra Qatar e Italia dimostra come esse si abbiano valore geo-strategico. Doha ha acquisito centralità crescente su svariati dossier internazionali, guidando un’attività politico-diplomatica che va dall’Afghanistan (dove gestisce per conto di diversi Paesi occidentali le relazioni con l’Emirato islamico talebano) all’Africa. Qualità molto apprezzata a Roma anche in chiave di partnership in ambiti terzi.

Per esempio, nei giorni scorsi, il Qatar e l’Italia (con Stati Uniti e Regno Unito) sono stati organizzatori della Conferenza Umanitaria per il Corno d’Africa, che si è svolta al Palazzo di Vetro dell’Onu – presente per l’Italia il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, che ha ricordato come quella regione strategica per il Mediterraneo allargato viva una serie di crisi profonde, a cui serve rispondere con “un approccio coordinato e multidimensionale” per trovare “soluzioni di lunga durata”. 

Questo ruolo condiviso nei confronti del Corno, parte del cosiddetto “Global South”, è uno dei punti di contatto tra Italia e Qatar. Un altro esempio: a inizio marzo, la capitale qatarina ha ospitato la LDC5, la quinta conferenza dei Least Developed Countries, promossa dall’Onu e con il governo dell’emiro al Thani che ha facilitato gli incontro tra i leader di quei Paesi con il settore privato, la società civile, i parlamentari e i giovani interessati a promuovere nuove idee, raccogliere nuove promesse di sostegno e stimolare la realizzazione degli impegni concordati, attraverso il Doha Programme of Action.

Un programma di cui “apprezziamo in particolare la sua visione d’insieme e il suo approccio multisettoriale e multiattore”, aveva detto in quell’occasione la sottosegretaria agli Esteri Maria Tripodi, ricordando come l’Italia intenda essere riferimento per assistere lo sviluppo di certe nazioni. “Per affrontare crisi multidimensionali, abbiamo bisogno di risposte altrettanto multidimensionali”.

I Paesi meno sviluppati sono quelli che subiscono maggiormente l’impatto di crisi internazionali, esposti direttamente agli effetti del cambiamento climatico, come la desertificazione o i fenomeni meteorologici catastrofici, incontrano grandi difficoltà nell’accesso ai mercati finanziari internazionali e sperimentando, soprattutto, l’insicurezza alimentare, energetica, sanitaria.

Sulla base di queste valutazioni, Doha come Roma hanno percepito gli effetti che il contesto globale – crisi post-pandemica, guerra in Ucraina, cambiamenti climatici e insicurezze di vario genere – può avere su certe Nazioni e quanto esso possa produrre conseguenze di carattere complesso con riflessi a livello regionale e internazionale (come per esempio dimostrano la situazione in Etiopia, in Sudan e nel Sahel). Una visione comune che diventa moltiplicatore per la partnership.

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