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Italia-Israele, perché la strategia dei conservatori passa da Gerusalemme

In occasione della conferenza dell’Ecr Party non solo c’è stata un’ulteriore tappa di avvicinamento alle elezioni europee del prossimo anno, ma è stato fatto un passo verso il governo Netanyahu con la scelta della sede. Fidanza: “Gas, geopolitica e accordi di Abramo sono temi fondamentali su cui stiamo lavorando. C’è una tendenza ad accorciare le catene del valore e quindi riportare le produzioni in Europa”

L’obiettivo è cucire, politiche, relazioni e progetti, per arrivare alle prossime elezioni europee con un bagaglio solido e foriero di iniziative in seno alle istituzioni europee. La tre giorni di conferenza dell’Ecr Party che si è conclusa ieri a Gerusalemme è un altro pezzetto di strada in Europa che i conservatori di Giorgia Meloni hanno inserito nel cronoprogramma che li condurrà alle urne del 2024, nella consapevolezza che al di là dei discorsi sulla futura commissione, i conservatori si portano avanti su temi primari come gas, geopolitica e accordi di Abramo.

Geopolitica e cooperazione

“Ci troviamo in un contesto geopolitico mutevole e instabile – dice a Formiche.net Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento Europeo – nel quale l’Europa si è risvegliata debole dopo la doppia crisi rappresentata da pandemia e Ucraina. Ha capito, tardivamente, che si era privata della sua capacità di produrre gran parte delle cose che le servivano, come i principi attivi per i vaccini fino al grano per la nostra pasta, piuttosto che al litio per le batterie della transizione ecologica. E ce ne siamo accorti quando purtroppo i buoi erano scappati. Ora con questo quadro c’è una tendenza, anche se tardivamente condivisa, di accorciare le catene del valore e quindi riportare le produzioni in Europa”.

In questo senso si inserisce il dialogo con Israele, player amico e affidabile sul piano della collocazione geopolitica con cui poter sviluppare insieme progetti: al primo posto l’energia con la partita italiana dell’hub energetico del Mediterraneo dopo lo sblocco dell’accordo Israele- Libano sulla zee. “Lì si aprono opportunità enorme che noi dobbiamo assolutamente intercettare e ciò passa naturalmente da un rapporto ulteriormente consolidato con Israele in vari ambiti come la gestione delle acque, la sicurezza, l’intelligence, la difesa e le tecnologie militari”.

Il tutto senza tralasciare il tema degli accordi di Abramo che Tel Aviv vorrebbe “provare a estendere anche ad altri Paesi arabi con cui sta dialogando, al netto dei problemi interni sulla riforma della giustizia da un lato e le nuove tensioni con la parte palestinese dall’altro”.

Altro tema sensibile su cui Ecr riflette con i colleghi israeliani quello dei flussi migratori, a poche ore dalla visita a Tunisi del premier Giorgia Meloni. “Vedo una partita su due livelli, in primis una discussione abbastanza surreale a Bruxelles sul patto migrazione. E’ una proposta della Commissione europea di quattro anni fa che giunge ora al negoziato, ma ancora con la vecchia logica della ridistribuzione e di un ruolo ancora molto gravoso per i Paesi di primo approdo come l’Italia”. Di contro, aggiunge, esiste un meccanismo di solidarietà e chi non lo applica subisce delle multe: “È la traduzione degli accordi di Malta dentro un testo ufficiale, mentre la questione vera per noi è quella che ha avviato Giorgia Meloni al Consiglio europeo straordinario di febbraio, ovvero la protezione delle frontiere esterne e la cooperazione con l’Africa per creare gli hotspot in territorio extra europeo dove effettuare la valutazione delle richieste di asilo”.

Siccità e know how israeliano

Perché Gerusalemme? Al momento in Ue nessuno ha trasferito la propria ambasciata a Gerusalemme, per cui l’evento vuole dare solidarietà alla questione, legittimando la rivendicazione di Israele. “Coloro che condividono la nostra opinione secondo cui Gerusalemme è la capitale eterna dello stato ebraico devono unire le forze”, ha detto il ministro israeliano Gila Gamliel, ministra dell’Intelligence e membro della Knesset per il Likud, a dimostrazione dell’attenzione manifestata dal Governo Netanyahu.

Inoltre Gerusalemme è stata scelta anche per la strategicità di temi chiave, come ad esempio le nuove sfide agricole. Alla luce della scarsità delle risorse idriche e dell’aumento de riscaldamento globale il ruolo tecnologico israeliano in grado di bypassare una terra arida e brulla assume un peso specifico maggiore. Non solo dato dall’ingente sforzo umano ma anche il frutto di coraggiose innovazioni nella gestione dell’acqua e nei metodi agricoli che hanno permesso di affrontare queste sfide. Ciò secondo Ecr rappresenta un’occasione imperdibile di confronto e di collaborazione sia a livello governativo che industriale. La presenza di Ofir Akunis, ministro israeliano dell’innovazione va proprio in questa direzione.

Vento conservatore

Al panel “International cooperation: sharing best practices and solutions” è intervenuto anche il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, secondo cui la vittoria elettorale di Fdi dello scorso settembre farà da apripista alle prossime elezioni europee, “così da determinare un cambiamento anche in Ue, il vento del conservatorismo che, sempre di più, sta soffiando in Europa nasce da valori e radici comuni e la ricchezza del mondo che vogliamo preservare sono le peculiarità delle tradizioni e delle culture”.

Sulla comunità fra culture si è soffermato il segretario generale di Ecr Antonio Giordano secondo cui la scelta di organizzare il meeting a Gerusalemme nasce dalla consapevolezza che “le persone di destra sono solidali non quando c’è da condividere il potere, che è quello che succede sempre ai nostri avversari di sinistra, ma quando c’è bisogno di essere vicini ad amici che sono in difficoltà. Israele ha subìto – soprattutto nell’ultimo periodo – il solito trattamento riservato a noi persone di destra da moltissimo tempo, ultimamente in maniera molto più ossessiva, come è anche successo a Fratelli d’Italia”.

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