Kishida ha l’opportunità di cambiare volto al Giappone, superando anni di discussioni, creando una rivoluzione securitaria a Tokyo. I professori Wallace e Pugliese hanno analizzato su Asia Maior le dinamiche nipponiche nel 2022: anno che, con la guerra russa in Ucraina, è stato determinante per certi processi
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e l’assassinio dell’ex primo ministro Abe Shinzō hanno avuto un forte impatto sulla politica interna e sulle relazioni internazionali del Giappone. Dal punto di vista diplomatico, Tokyo si è allineata con forza ai suoi partner occidentali contro l’aggressione russa e ha fatto progressi nel rafforzare la consapevolezza che i teatri strategici europeo e indo-pacifico siano politicamente intrecciati. Oltre a raddoppiare l’allineamento con l’approccio più combattivo degli Stati Uniti nei confronti della Cina, il Giappone ha continuato a diversificare i suoi partenariati strategici bilaterali e mini-laterali, mentre l’inquadramento indo-pacifico di Tokyo delle dinamiche geopolitiche regionali ha acquisito una rilevanza globale ancora maggiore.
Stante questo, “in futuro, l’espansione strategica del Giappone dovrebbe essere sostenuta da una forza di difesa più potente, dato che il primo ministro Kishida Fumio ha adottato piani per migliorare sostanzialmente le capacità belliche del Giappone alla fine del 2022, dopo una revisione di un anno delle impostazioni di difesa”, spiegano in un saggio scientifico Corey Wallace, professore della Kanagawa University, e Giulio Pugliese, professore alla Oxford School of Global & Area Studies.
Secondo l’analisi, pubblicata su Asia Maior (think tank italiano nato nel 1989 da un’idea di Giorgio Borsa, decano degli studiosi italiani che si occupano di Asia moderna), i piani di Kishida potrebbero anche mettere Tokyo sulla strada per gestire le Forze di autodifesa con maggiore autonomia negli anni 2030 e, se necessario, imporre costi militari sostanziali ai suoi avversari. Sul piano interno, la politica giapponese è stata tragicamente oscurata dall’assassinio dell’ex primo ministro. Un evento che ha prodotto “una ricaduta politica [con] conseguenze negative impreviste per il primo ministro Kishida, poiché le questioni relative al funerale di Stato di Abe e i legami del partito al potere con la Chiesa dell’Unificazione hanno distrutto la popolarità della sua amministrazione nella seconda metà del 2022”.
Risultato: alla fine del 2022 non c’era alcun segno dei ‘tre anni d’oro’ di pace politica interna di Kishida, poiché gli scandali che hanno coinvolto i ministri del gabinetto e le controversie sull’aumento delle tasse per finanziare la costruzione della difesa giapponese hanno confuso la capacità di Kishida di esercitare il controllo sul suo stesso partito”, scrivono gli autori. Tuttavia, ciò ha comunque permesso a Tokyo di seguire l’esempio di altri grandi attori internazionali (per esempio il nuovo Strategic Concept Nato) rivedendo tre importanti documenti di sicurezza e annunciando un nuovo bilancio alla fine del 2022 che prevede collettivamente sforzi di riequilibrio interno più robusti.
Il contesto ha facilitato questa revisione securitaria spinta da Kishida: l’invasione russa dell’Ucraina e il costante aumento dell’assertività cinese a Taiwan hanno fatto sì che “il sentimento riguardo alla posizione di difesa del Giappone è cambiato considerevolmente […], poiché il pubblico giapponese è diventato più permissivo su polemiche di lunga data come le capacità di contrattacco e l’aumento del bilancio della difesa”, spiegano Wallace e Pugliese. “Non sorprende che Cina, Corea del Nord e Russia siano tutte identificate come sfide ancora più grandi di quanto non abbiano fatto nel 2013”.
I due autori individuano che “un elemento si è distinto dagli altri nel commento dei media: il riconoscimento esplicito di Tokyo della necessità di una capacità di colpire il territorio straniero. Dopo quasi due decenni di discussioni sull’opportunità di abbracciare questa agenda, il rapido ritmo dei test e delle acquisizioni di missili negli ultimi cinque anni in Asia orientale ha accelerato il dibattito politico giapponese. L’abbraccio delle capacità di attacco del territorio straniero attraverso l’acquisizione di armi stand-off, quindi, non è stato uno sviluppo improvviso”.
Piuttosto che le azioni cinesi o nordcoreane, tuttavia, dall’analisi emerge che è stata la nuda aggressione della Russia in Ucraina a spianare la strada a una regolare accettazione pubblica di questa “opzione politica” nonostante le precedenti preferenze per la moderazione. Tra i 28 sondaggi d’opinione effettuati dalle agenzie dei media durante il 2022, venti hanno trovato una maggioranza a favore di qualche tipo di capacità di attacco del territorio straniero se inquadrato come un “controattacco” di autodifesa a un attacco già avviato.