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L’identità europea è sul punto di crollare? Le risposte di Adornato e Fisichella

Identità, cultura, orizzonte di valori. La decadenza dell’Occidente, le radici dell’Europa e ciò che le ha minate nel corso dei decenni. La prospettiva teologica e quella politica che coesistono e si completano offrendo una lettura originale e profonda della contemporaneità

L’angolo prospettico è duplice. Il pessimismo di leopardiana memoria (interpretato dall’ex parlamentare e giornalista Ferdinando Adornato) e quello della ricerca della verità nel solco della fede (interpretato dall’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto della sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo del Dicastero per l’evangelizzazione).

Due visioni che coesistono, anzi che sono “complementari” per dirla con le parole del prelato, contenute nel libro “La libertà che cambia. Dialoghi sul destino dell’Occidente” (edito da Rubbettino), presentato ieri pomeriggio nella sala Koch di Palazzo Madama. Assieme ai due autori – Adornato e Fisichella, appunto – il presidente della commissione Archivio e biblioteca del Senato, Marcello Pera, e il senatore dem Pier Ferdinando Casini.

Il teologo e il politico. La sensibilità cristiana e quella laica. Un dialogo che fornisce una lettura originale sul perché “l’identità europea è sul punto di crollare” e che si interroga sul ruolo attivo dell’uomo all’interno di una società globalizzata e di un presente multiforme, in continua evoluzione.

“Antichi schemi di rappresentazione della realtà – dice Pier Ferdinando Casini nel suo intervento – stanno lasciando il posto a nuove ideologie che aggrediscono le fondamenta della cultura occidentale e della sua democrazia. La morale individuale sembra prevalere sull’etica collettiva”. Dunque, in questo scenario, “l’ordine internazionale è oggetto di polarizzazione e frammentazione e l’occidente dovrebbe far pace con l’idea di essere uno dei tanti poli, in un mondo multipolare”.

Un contesto non certo semplice da digerire. Tuttavia il merito del volume di Adornato e Fisichella è, secondo Casini, quello di aver indagato le cause che ci hanno portato a questa “decadenza”. Non rinuncia, l’ex democristiano, a una stoccata dal piglio identitario, benché proiettata su scala europea. “Appare ancora più grave, oggi – dice Casini –  l’errore compiuto nel 2001 di non aver incluso i riferimenti all’eredità giudaico-cristiana nel preambolo del trattato costituzionale dell’Unione europea. Affermare la propria identità significa, infatti, porre le premesse di un’accoglienza equilibrata”.

Già, l’identità. Un tema ricorrente all’interno del volume e nelle parole dei relatori. Marcello Pera, ricordando il suo “Senza radici”, scritto a quattro mani con il pontefice emerito Joseph Ratzinger, ammonisce che “per troppo tempo parlare di identità è stato considerato quasi un reato”. Dall’epoca della stesura della Costituzione europea, in poco più di vent’anni, “il mondo occidentale è crollato”. Le cause della natura della crisi sono molteplici, ma Pera ricorre a una sintesi efficace: “Una società con più libertà e meno responsabilità morale”. Ne consegue, secondo la logica proposta nel ragionamento dal presidente Pera, che “più benessere porta a minore spiritualità”.

In questa progressiva erosione della dimensione spirituale va ricercata gran parte della “crisi dell’Occidente”. E dunque la sfida dell’oggi dovrebbe essere quella di trovare una “nuova sintesi tra fede e ragione”. Benché sempre di più sostiene il senatore, “la nozione di ragione respinge quella spirituale”. La cultura razionale “espunge la dimensione della fede”.

Il leopardiano Adronato tratteggia un quadro a tinte piuttosto fosche dell’Occidente, secondo una chiave di lettura originale e profonda. “La trasmissione dell’identità occidentale – scandisce l’autore – si è interrotta. E questa interruzione ha contribuito grandemente a determinare la situazione attuale”. L’inceppamento è stato determinato da una serie di fattori, tra cui “i totalitarismi, che hanno scalfito nel profondo il cuore dell’identità occidentale e, parallelamente, l’affermazione del relativismo etico secondo cui non esiste alcuna verità”.

Per l’Europa il discorso è tutto sommato analogo e, ancora una volta, ha a che fare con la definizione dell’identità. “Nel dopoguerra – ricorda – ci siamo definiti antifascisti e anticomunisti. Ma non ci siamo dati un’identità positiva: non abbiamo affermato chi siamo. Abbiamo solo affermato cosa non siamo”.

In definitiva, secondo l’ex parlamentare – convinto da monsignor Fisichella a “tornare a calcare le scene pubbliche dopo anni di volontaria clandestinità” – il Vecchio Continente è “aggredito dal passato e dal futuro: la guerra in Ucraina è un ritorno del Novecento che bussa alle nostre porte. Dal futuro perché non sappiamo cosa ci sta accadendo, ma è esattamente questo che ci sta accadendo: una dittatura dell’ignoto, davanti alla quale non si può che avere paura”. Anche se, Adornato nel mettere in correlazione (e in contrapposizione) democrazie e autocrazie, in riferimento all’aggressione russa, ha le idee molto chiare: “Ha poco senso parlare di pace se non si sostiene l’Ucraina”.

Fisichella ribalta la prospettiva. Al pessimismo di rito adornatiano, preferisce una lettura più ottimistica sul futuro di Occidente ed Europa. “Le nostre visioni – dice Fisichella parlando anche della genesi del volume – sono complementari e coesistono nella dimensione del dialogo. Io, per la mia identità, sono partito dal concetto di verità: il problema che ha l’Occidente è quello che nel Medioevo era definito ‘quaestio de veritate’, ossia la ricerca continua di verità”.

“Scio me nescire”, scandisce. “Il fatto di non sapere – prosegue –  mi obbliga, dunque, ad andare oltre, attraverso la ricerca. Siamo qui, nel nostro mondo, per cercare la verità, prima di noi stessi, poi per arrivare a scoprire qualcosa di più profondo”. In una declinazione “cara a Sant’Agostino”, non è la ratio bensì l’intellectus “ciò che ci porta ad andare in profondità”. E con un velo di amara ironia, citando la lettera che Fisichella e Adornato si sono scambiati (contenuta all’interno del libro), l’arcivescovo constata assieme al co-autore: “Sarà arduo trovare lettori che andranno controcorrente, opponendosi alla superficialità”. Un libro consigliato, dunque, per chi vuole navigare nel mare aperto della profondità.


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