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Maturità, tracce di sinistra in un interno di destra. I complimenti del preside Ciccotti

La prova di italiano scritto, legando insieme poesia, prosa, storiografia, saggistica, ha tracciato un percorso sulla necessità del rispetto verso l’altro anche in nome del saper attendere in un mondo sempre più freneticamente neo-futurista. Tracce apprezzate da tutti gli studenti

Mai come quest’anno le “tracce” della prova di italiano scritto sono state salutate dal mezzo milione di diplomandi con gratitudine. Testo poetico (S. Quasimodo), brano di prosa (A. Moravia), di storiografia (F. Chabod), di saggistica scientifica (P. Angela), di saggistica socio-politica (O. Fallaci), di interventi sul ruolo formativo dell’esame (lettera dei docenti all’ex ministro P. Bianchi), di riflessione sul veloce e neo-futurista mondo al tempo di WhatsApp (M. Belpoliti).

Terza liceo, film del 1954 diretto da Luciano Emmer

Un fil rouge lega tutte le proposte: il ribadire la dignità dell’uomo. Che esso sia equilibrato nell’usare la scienza rispettando l’universo (Quasimodo), che sia democratico e non razzista (Moravia, con il suo romanzo d’esordio, Gli indifferenti), che i potenti la smettano di considerare il mondo loro proprietà (O. Fallaci), che il diritto alla “nazione” – tema attuale – non significa armare un Paese per invaderne altri (Chabod), che il mondo digitale liquidando il mondo analogico rischia di azzerare la creatività che invece va coltivata (Angela), che l’attesa è necessaria per vivere serenamente il rapporto con l’altro (Belpoliti).

Insomma, tracce degne di un neo-umanesimo da promuovere attraverso le nuove generazioni, per uscire dal tunnel delle guerre, della crisi esistenziale, dalle immigrazioni senza speranza, dall’ingiustizia sociale. In un mondo in cui parte dell’umanità sta con la testa sul cellulare e un’altra grande parte non ha da mangiare e ha le case, le scuole e gli ospedali bombardati.

Nel 2018, quando Marco Belpoliti si soffermava sull’affascinante schiavitù di WhatsApp, che simboleggia la nostra dipendenza dal mondo riprodotto, a discapito del mondo reale (esemplare la vicenda della Kodak ricordata da P. Angela), il non saper più vivere serenamente, le persone che su un vagone di metropolitana avevano gli occhi inchiodati sul cellulare erano il 50%. Oggi sono il 95%.

Non dimentichiamo che quando la principessa Diana Spencer perse la vita nel noto incidente del ponte de l’Alma, siamo nel 1997, i primi testimoni giunti sul posto iniziarono a scattare foto con il cellulare. Nessuno pensò di chiamare gli aiuti.

Complimenti allo staff del ministero che ha proposto belle tracce sul rispetto dell’uomo, sulla democrazia, sul diritto alla lentezza (come scrivevano Italo Calvino e Milan Kundera). Temi cari agli intellettuali “progressisti”. Eh, quando la destra ruba le idee alla sinistra. Suvvia, non siamo gelosi di essere democratici. Non stressiamoci. Beviamoci su un Cynar, come faceva il bravo ed educato Ernesto Calindri.

 


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