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Nessuna marcia indietro su migranti e Mes. Il Meloni pensiero da Vespa

Dopo dieci anni in cui sostanzialmente l’Europa diceva ai Paesi di prima accoglienza di “fare da soli”, oggi si assiste ad un cambio di narrazione e di registro. Lo dimostra una volta di più la visita strutturata che si terrà domenica a Tunisi per affrontare nuovamente quell’immigrazione illegale che va fermata prima che arrivi in Europa

Niente Mes, ottimismo sul Pnrr, cambio di passo sui migranti. Non ci sono sorprese nel dialogo con Bruno Vespa del presidente del Consiglio, che da Manduria conferma non solo le indicazioni sui grandi temi contenute già nel discorso alle Camere in cui ha chiesto la fiducia, ma anche rivendica il pezzetto di strada compiuto dal governo su alcuni dossier complicati, come i flussi migratori e i numeri positivi del Pil italiano.

Fronte internazionale

Quando riprende le parole del Cancelliere tedesco Olaf Scholz, che alla vigilia della visita a Roma aveva richiamato tutti sull’esigenza di non lasciare sola l’Italia, Giorgia Meloni intende sottolineare ulteriormente che, dopo dieci anni in cui sostanzialmente l’Europa diceva ai Paesi di prima accoglienza di “fare da soli”, oggi si assiste ad un cambio di narrazione e di registro. Lo dimostra una volta di più la visita strutturata che si terrà domenica a Tunisi per affrontare nuovamente quell’immigrazione illegale che “va fermata prima che arrivi in Europa, il lavoro che stiamo facendo nel Nord Africa è quello più serio”.

Non è un caso che il fronte tunisino sia quello più attenzionato, al pari di quello libico, dal momento che nei primi cinque mesi del 2023 sono giunte in Italia oltre 50 mila persone di cui la metà dalle coste tunisine, con un significativo aumento rispetto allo stesso periodo del 2022 (il tema mediterraneo è perno dell’azione di governo, tra Piano Mattei e sviluppo energetico).

“Questo tema – ha assicurato – noi l’abbiamo posto, anche rispetto al Fondo monetario internazionale, chiedendo un approccio pragmatico, di sostenere una nazione che è in una situazione delicata”. Definisce il Mes “stigma che blocca risorse”, certa che rientra tra il novero di quegli strumenti che andrebbero discussi nel loro complesso. Quindi non crede abbia senso ratificarlo senza avere piena cognizione delle nuove norme sul patto di stabilità e crescita, mentre sul Pnrr si dice certa dei risultati che verranno (La terza rata? “Stiamo facendo un lavoro molto lungo e preciso, sono stati già verificati gli obiettivi qualitativi, ora si stanno verificando quelli quantitativi. Sono assolutamente ottimista”).

Altro terreno dal grande peso specifico l’energia: obiettivo del governo è lavorare sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, passaggio sul quale Roma è impegnata nel progetto SoutH2 Corridor che collegherà sistemi di Italia, Austria e Germania.

Fronte interno

Forse meno complesso per via della crisi in atto nella segreteria Pd, ma pur sempre attivo, il fronte interno è stato affrontato dal premier con il taglio riformatore: con un orizzonte così ampio, ha spiegato, le riforme istituzionali rappresentano un passaggio obbligato nella convinzione che è ormai passata l’era geologica in cui i governi venivano fatti nel Palazzo. Se le opposizioni diranno no a tutto non troveranno terreno fertile: “Ancora di più di chi vuole impedire di presentare il libro a Roccella, mi colpisce che la segretaria del Pd dia lezioni sulla lotta all’autoritarismo e dica che siamo allergici al dissenso. Se la segretaria del Pd non distingue il dissenso dalla censura abbiamo un problema di autoritarismo”.

Non perde l’occasione per tornare su un tema che, in campagna elettorale, era stato dibattuto anche da buona parte della stampa internazionale quanto ricorda che ci si aspettava “una destra incapace, impresentabile, isolata, che avrebbe fatto molti passi falsi, e non è accaduto”.

@FDepalo


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