La Cina invita Netanyahu a Pechino. Xi Jinping continua a lavorare in Medio Oriente, il premier israeliano fa trapelare la notizia anche per fare leva su Washington
Il primo ministro Benjamin Netanyahu potrebbe recarsi in visita in Cina il mese prossimo, segnalando una crescente insofferenza nei confronti di Washington, mentre Pechino si sta facendo sempre più sentire nella regione, anche nella questione palestinese. Il viaggio non è ufficiale, lo hanno anticipato fonti israeliane al Times of Israel, ma già il fatto che se ne parli è indicativo.
Durante la visita, la prima dopo quella del marzo 2017, il premier potrebbe incontrare il leader cinese, Xi Jinping, e altre componenti dell’establishment del mondo politico-governativo e di quello business. Negli ultimi giorni si sarebbero svolti contatti avanzati tra Pechino e Gerusalemme. Sia il governo israeliano, sia l’ambasciata cinese a Tel Aviv hanno replicato alle prime indiscrezioni — uscite lunedì 26 giugno — con un “no comment”. Poi il sempre informatissimo Barak Ravid su Walla ha scritto che Netanyahu ha informato alcuni congressisti americani sull’invito ricevuto da Xi, un mese fa e rassicurato che “gli Stati Uniti saranno sempre l’alleato indispensabile e insostituibile di Israele”. Tuttavia, Zman Yisrael, il sito gemello in ebraico del Times of Israel, scrive che una fonte israeliana ritiene la visita un modo per “segnalare a Washington che Netanyahu ha altre opportunità diplomatiche da perseguire”.
Ancora una volta, la regione mediorientale è parte del confronto tra potenze, con la Cina usata come una sorta di arma di ricatto davanti a fasi di incomprensione tra i vari attori regionali e gli Stati Uniti. Per esempio: il presidente statunitense, Joe Biden, ha pubblicamente tenuto Netanyahu a distanza; a marzo ha detto che Netanyahu non sarebbe stato invitato a breve termine, nel contesto delle vorticose proteste in Israele contro i piani del governo di rifare il sistema giudiziario. E il quadro non è cambiato, anzi: le decisioni riguardo i nuovi insediamenti di queste ultime settimane e l’avvicinarsi di passaggi per la riforma della Giustizia non piacciano all’amministrazione Biden. Le uscite sulla stampa di messaggi a proposito della visita potrebbero rientrare in uno schema di guerra informativa
Netanyahu sta lavorando su canali paralleli. La Cina ha intensificato il suo coinvolgimento in Medio Oriente e il primo ministro coglie una duplice occasione. Da una parte sfrutta l’opportunità (o meglio la necessità) di non perdere il treno cinese, evitando che il rapporto con Pechino si sbilanci troppo a favore dei competitor israeliani mediorientali. Dall’altra può usare il tema “Cina” come leva su Washington.
Netanyahu potrebbe anche cercare di utilizzare l’intercessione cinese per cercare di far progredire il percorso di avvicinamento all’Arabia Saudita. Il rapporto tra Riad e Pechino è buono, basato molto sul business (come dimostra la delegazione presente alla Davos estiva), ma la capitale cinese ha anche fatto da sede formale per l’avvio della normalizzazione irano-saudita. Dunque tutto è possibile, almeno nella narrazione attorno a queste dinamiche (nei fatti gli ostacoli restano, e solo pragmatismo, interessi e necessità possono permettere di superarli).
Nelle ultime settimane, i funzionari statunitensi hanno sottolineato le azioni del governo di Netanyahu, come l’approvazione degli insediamenti, che stavano allontanando Riad dal tentativo negoziale americano. Anche la Cina ha intensificato i suoi rapporti con l’Autorità Palestinese, ospitando la scorsa settimana il presidente Mahmoud Abbas in visita ufficiale. Abbas ha presentato un nuovo piano cinese per la pace israelo-palestinese. Anche per questo, più che un “pivot strategico” verso Pechino, Netanyahu potrebbe essere portato al contatto cinese dalle contingenze: un modo per essere presente. Ospitando Netanyahu, Xi invece sembrerà trasmettere la serietà della Cina nell’impegnarsi nella regione e il suo interesse per una nuova relazione con Israele.
Contemporaneamente, tra tre settimane, il presidente Isaac Herzog sarà alla Casa Bianca. La visita potrebbe riequilibrare il quadro in termini di legami con gli Stati Uniti. Anche davanti alla difficoltà di costruire un buon rapporto con Biden, Herzog — un laburista più vicino alle visioni del democratico statunitense e distaccato dalla linea dei partiti radicali che compongono la maggioranza di Netanyahu — potrebbe assumere un ruolo più attivo nei rapporti Washington-Gerusalemme.