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Coerenza sull’Ucraina e soluzioni “creative” per le alleanze. Il Pd visto da Diamanti

Il sostegno militare all’Ucraina rappresenta un punto attraverso cui Schlein ha rinsaldato il partito al suo interno ma è un ostacolo nell’ipotesi di un’alleanza con il Movimento 5 Stelle. I dem, secondo il sondaggista, devono ripartire dai territori e lavorare alla costruzione di alleanze superando i vecchi schemi

Sui sette punti dell’“agenda Schlein” il Pd trova un punto di incontro. Durante la direzione di ieri i malumori, benché riportati con toni mai sopra le righe, sono stati palpabili. L’area riformista ribolle. A gettare acqua sul fuoco è il senatore di Base Riformista, Alessandro Alfieri, che in un’intervista al Corriere della Sera di questa mattina rassicura sul fatto che non ci saranno scissioni. “Le scissioni non portano bene a nessuno e, senz’altro, uno dei temi sui quali Schelin è stata chiara è stato il sostegno all’Ucraina. Questo ha parzialmente rassicurato l’area più riformista del Pd”. A dirlo è Giovanni Diamanti, saggista, politologo, tra i fondatori dell’agenzia di sondaggi YouTrend.

Basterà la coerenza alla “linea Letta” sull’Ucraina a placare gli animi?

Il Pd è un partito che da sempre è caratterizzato da una forte dialettica interna. Non mi stupisce che si sia avviato al suo interno un dibattito – talvolta dai toni aspri – che fa emergere una volta di più le tante sensibilità che confluiscono nel partito. Penso che sull’Ucraina la segretaria Schlein si stia dimostrando molto più coerente di quanto non la si voglia dipingere. Non so se sia sufficiente, ma sono certo che si tratta di un elemento importante per alcuni dell’area più riformista del partito.

“Da soli non si vince”, dice Schlein. “Dobbiamo essere la forza trainante, mai a rimorchio”, replica Bonaccini. Il riferimento, è chiaramente al Movimento 5 Stelle. Quale sarà il nuovo perimetro delle alleanze per il Pd? E, soprattutto, come orientare la scelta per ottenere un buon riscontro in termini elettorali?

Penso che un lavoro in stretto rapporto con il Movimento 5 Stelle sia inevitabile nel breve e nel medio termine. Il Pd in questo momento, da solo, non può essere competitivo a fronte di una coalizione di centrodestra al governo molto larga e forte. Allo stesso modo, però, penso che vada pensato qualcosa di nuovo, di creativo sulle alleanza. Non bastano più i vecchi schemi. Il “Campo largo” è stata una soluzione innovativa, all’epoca. Ora, occorre pensare a qualcosa di ancora diverso.

La partecipazione della segretaria alla manifestazione di piazza organizzata dal Movimento 5 Stelle ha scatenato un vero e proprio vespaio all’interno del partito. Si è trattato di una scelta conveniente?

Ce lo dirà il tempo. Se è vero che la partecipazione di Schlein alla manifestazione di sabato scorso ha deluso qualcuno è altrettanto vero che per impostare un lavoro condiviso con un’altra forza politica occorre anche lanciare dei segnali. Specie in vista dei prossimi appuntamenti elettorali: le imminenti consultazioni regionali e le Europee del prossimo anno, benché non siano elezioni di coalizione.

Il sostegno militare all’Ucraina può servire a compattare internamente il partito ma rappresenta uno sbarramento nell’ipotesi di un’alleanza con il Movimento 5 Stelle.

Se i partiti avessero la stessa sensibilità su tutti i temi, sarebbero lo stesso partito e non due forze politiche differenti che cercano una convergenza su alcuni dossier.

Il Pd in questo momento, comunque la si pensi, si presenta comunque diviso. Qual è l’antidoto?

L’unità del partito, anche alla luce della votazione di ieri nel corso della Direzione, non è in discussione. Detto questo, il terreno nel quale il Pd potrebbe trovare nuova linfa e ancor più coesione è rappresentato dai territori. Da lì, a mio parere, occorre ripartire.

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