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Il Pd, le tensioni interne e l’assenza di un vero programma. La versione di Pombeni

Il grosso problema è che Schlein vuole ridurre anche il Pd a un movimento di piazza. Non si vede, fino a ora la costruzione di un programma politico da opporre alla compagine di governo. Il Movimento 5 Stelle? “Si alleerà con i dem solo se questi ultimi sapranno costruire una proposta vincente: per convenienza”

L’invito che arriva dalla segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein è quello di “costruire sinergie: da soli non si vince”. Forse è stato questo lo spirito che l’ha mossa nell’adesione alla manifestazione contro il precariato, organizzata a Roma il 17 giugno dal Movimento 5 Stelle. Un’adesione, quella della segretaria, che ha creato non pochi malumori all’interno del Pd che proprio in queste ore è riunito nella segreteria nazionale. I toni utilizzati, in particolare dal fondatore del Movimento Beppe Grillo, hanno creato diversi imbarazzi nell’ala più riformista del Pd. Ciò che appare sempre più visibilmente è “l’assenza della capacità di formulare una proposta politica da parte della segretaria e un Pd sempre più al traino dei pentastellati”. È l’analisi che il politologo e saggista, Paolo Pombeni consegna a Formiche.net .

Professore, cosa si sta verificando (anche alla luce dell’addio di D’Amato) all’interno del Pd?

Ciò che era ampiamente prevedibile. La segretaria non è all’altezza del suo compito, ossia quello di creare una proposta politica alternativa alla coalizione di governo. Fino a ora Schlein ha riunito accanto a sé una dirigenza che voleva farsi largo all’interno del partito e che adesso, prima di essere rimossa, venderà cara la pelle.  Schelin, tuttavia, ha un vantaggio dettato dal momento che il Pd sta vivendo.

Quale sarebbe questo vantaggio?

Non mi aspetto che ci siano strappi all’interno del Pd, ma non per merito della segreteria, bensì perché i più avveduti – l’ala che in questo momento si trova a vivere questo profondo disagio – è perfettamente consapevole che “eliminare” lei significherebbe eliminare il partito.

In questo contesto a guadagnarci è il Movimento 5 Stelle agli occhi di un certo tipo di elettorato?

Il Movimento 5 Stelle fa ciò che ha sempre fatto. Si tratta di un movimento di piazza e così resta. Il grosso problema è che Schlein vuole ridurre anche il Pd a un movimento di piazza. Ma d’altra parte è questa la sua natura. Fino a ora non ha saputo fare altro se non scendere in piazza. Questo rende la posizione del Pd molto difficile. In assenza di un progetto politico serio da opporre a quello proposto dalla compagine governative, si auto-confina a una dimensione minoritaria.

Ora la prova del nove, anche per i grillini, saranno le elezioni europee del prossimo anno. 

Le europee sono sempre state percepite come una sorta di “sfogatoio” e, in questa ottica, il Movimento mi aspetto che proverà a cavalcare un po’ di allarme sociale cercando di consolidare il proprio bacino elettorale. Se tuttavia questa operazione non dovesse riuscire, i 5 Stelle potrebbero essere messi rapidamente fuorigioco e alcuni voti fare “ritorno a casa” verso formazioni più chiaramente connotate a sinistra. Conte non ha molto da offrire in termini programmatici e, a mio modo di vedere, si potrebbe alleare col Pd solamente qualora i dem facessero una proposta politica vincente.

C’è una forte saldatura tra i sindacati e il Movimento 5 Stelle. O meglio tra la Cgil e Conte. 

La Cgil cerca di dimostrare di essere ancora in grado di mobilitare persone da portare in piazza. Landini non può che essere contento di trovare una cassa di risonanza alle istanze del sindacato di cui è segretario generale. Tanto si sa che è lui ad avere il “pallino” in mano, non certo il leader pentastellato.

L’altra grande incognita, anche in chiave Europee 2024, è il Terzo Polo. Che esiti prevede?

Quella del Terzo Polo è la grande delusione. Renzi non riesce a uscire dalla sua dimensione di Grillo moderato, Calenda non si sta dimostrando capace di costruire qualcosa che valichi i confini parlamentari. Forse, una possibile sorpresa, potrebbe arrivare dalla sottovalutata Letizia Moratti. Lei potrebbe rappresentare un’alternativa a questa prima fase caotica del Terzo Polo.

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