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La crescita italiana batte (ancora) le previsioni. La profezia di Giorgetti e i numeri Istat

L’Istituto di statistica certifica lo sprint italiano, con una crescita nel 2023 vista all’1,2%, ben oltre gli obiettivi fissati nel Def. Francia e Germania arrancano, ma l’Italia ora deve concentrarsi sul Pnrr

Giancarlo Giorgetti lo aveva detto un giorno prima, parlando al Forum di Bloomberg. L’Italia stupirà e correrà ben oltre quell’1% di Pil fissato nel Documento di economia e finanza. Bankitalia e persino la mai tenera Moody’s avevano giocato d’anticipo, prevedendo una crescita nel 2023 superiore alle precedenti stime. E lo aveva fatto anche il Fondo monetario. Ora anche l’Istat ha messo il timbro, sancendo la buona riuscita di quel mix di prudenza e realismo tanto caro al governo di Giorgia Meloni e tanto forte dall’aver tenuto, finora, a bada i tanto temuti mercati che tengono in vita il debito italiano.

Il Pil italiano è atteso in crescita sia nel 2023 (+1,2%) sia nel 2024 (+1,1%), seppur in rallentamento rispetto al 2022. Insomma, si va ben oltre quell’1% indicato dal governo e da Giorgetti. E si farà meglio di Germania (in recessione tecnica) e Francia, ancorata agli zerovirgola. “I segnali positivi provenienti dalla stima dei conti economici trimestrali del primo trimestre 2023 hanno portato a una revisione al rialzo della stima del Pil per il 2023 di +0,8 punti percentuali (da 0,4% a +1,2%)”, hanno chiarito da Via Cesare Balbo.

Nel biennio di previsione, l’aumento del Pil verrebbe sostenuto principalmente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (+1,0 punti percentuali nel 2023 e +0,9 punti nel 2024) e da quello più contenuto della domanda estera netta (+0,3 e +0,2 punti). Nel 2023, le scorte dovrebbero fornire un marginale contributo negativo -0,1 punti a cui ne seguirebbe uno nullo nel 2024. I segnali per i prossimi mesi suggeriscono, nonostante l’avvio particolarmente positivo del primo trimestre 2023, un rallentamento dell’attività economica nel prosieguo dell’anno.

E su quest’ultima frase il pensiero corre inevitabilmente al Pnrr. La sua riuscita, mentre l’Italia negozia con l’Europa lo stacco del terzo assegno che vale 19 miliardi, metterà in definitiva sicurezza la crescita italiana. Anche perché, è lo stesso Istat a rammentarlo, “sullo scenario internazionale pesa ancora l’incertezza legata a tempi ed esiti del conflitto tra Russia e Ucraina, ai rischi di instabilità finanziaria e a un livello di inflazione ancora lontano dagli obiettivi delle Banche centrali”.

Di più. “In Italia, gli effetti delle politiche monetarie restrittive sulla domanda interna e il venir meno della spinta degli incentivi all’edilizia saranno, tuttavia, parzialmente controbilanciati dagli effetti dell’attuazione delle misure previste dal Pnrr – soprattutto sugli investimenti – e del rallentamento dell’inflazione sulla domanda privata”.



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