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Cosa ci dice delle Europee l’intervista di Vespa a Salvini. Il commento di Cangini

Il leader della Lega resterà imbrigliato nel cul-de-sac in cui si è consapevolmente infilato ormai da anni, e non sarà certo rinfocolando la fiamma antieuropeista che ne potrà uscire. La libertà di movimento e di scelta che caratterizza Meloni è già, di per sé, il segno della sua avvenuta vittoria sul campo di battaglia europeo

A leggere le cronache dei principali quotidiani, l’intervista rilasciata da Matteo Salvini a Bruno Vespa nell’ormai celebre masseria pugliese di quest’ultimo ha dato un unico titolo possibile. Un titolo contro l’Europa. Sarà dunque questo il campo su cui si consumerà la battaglia politica tra il capo della Lega e quello del governo, e tutto lascia credere che se Giorgia Meloni manterrà i nervi saldi da quel campo uscirà vincitrice.

La strategia di Salvini è tanto chiara quanto prevedibile. Non potendo forzare più di tanto la mano sul terreno della politica estera e di difesa (la guerra in Ucraina), lo farà sulla politica europea. Su entrambi i fronti, atlantismo ed europeismo, Meloni ha assunto posizioni tanto realiste quanto indigeste a parte non marginale dell’elettorato di destra. Martellando l’Europa Salvini intende dunque rivendicare la propria coerenza, nella speranza di arrestare il flusso elettorale che dalla Lega porta a Fratelli d’Italia.

Ma si tratta di un calcolo politico miope, poiché privo di una visione prospettica. Le scelte di Meloni, infatti, rispondono a una strategia precisa: accreditarsi come leader nazionale duro ma ragionevole, intestarsi la storica alleanza tra conservatori e popolari, ribaltare gli equilibri politici europei a vantaggio di un centrodestra dalla formulazione inedita a Bruxelles. Non è detto che l’operazione riesca. Molto dipenderà dalle resistenze della Cdu tedesca e dall’esito delle elezioni in Spagna. Ma quand’anche l’operazione fallisse la Meloni si sarebbe guadagnata sul campo i galloni di leader politico riconosciuto e legittimato dall’establishment europeo ed europeista.

Cosa che a Salvini non è ancora riuscita né riuscirà nel prossimo futuro. Aderire al gruppo dei Conservatori significherebbe sottomettersi alla Meloni, aderire al Partito popolare europeo significherebbe rinnegare anni di battaglie e polemiche politiche, rimanere nel gruppo Identità e democrazia assieme a Marine Le Pen e all’estrema destra tedesca significherebbe restare esclusi dall’arco costituzionale europeo.

A quanto pare, dunque, Salvini resterà imbrigliato nel cul-de-sac in cui si è consapevolmente infilato ormai da anni, e non sarà certo rinfocolando la fiamma antieuropeista che ne potrà uscire. La libertà di movimento e di scelta che caratterizza Meloni è già, di per sé, il segno della sua avvenuta vittoria sul campo di battaglia europeo. Un campo dove vince non chi grida di più ma chi più riesce a farsi ascoltare.


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