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Tutte le sfide del nuovo governo finlandese che vira a destra

Dopo Italia e Grecia, anche Finlandia e Bulgaria hanno visto la vittoria delle destre, circostanza che si somma al quadro politico in Francia e Germania: a Parigi l’attivismo di Eric Ciotti, a Berlino quello di Friedrich Merz. Nel mezzo il dossier Nato

Un altro pezzetto di strada targato centrodestra verso le prossime elezioni europee: dopo quasi tre mesi di negoziati in Finlandia c’è l’accordo di governo tra il Finns Party e il leader del partito conservatore finlandese e primo ministro designato, Petteri Orpo. Il colore blu aumenta nello scacchiere degli stati membri che condurrà al giugno 2024, con la particolarità rappresentata dallo status del Paese, che ha appena fatto ingresso nell’Alleanza Atlantica e dopo la parentesi targata Marin, che aveva fatto lievitare il debito pubblico.

Chi ha trovato l’accordo

Il presidente del Partito popolare svedese di Finlandia Anna-Maja Henriksson, il presidente del Partito della coalizione nazionale Ncp, Petteri Orpo, il presidente del Partito finlandese Riikka Purra e il presidente dei Democratici cristiani Sari Essayah: sono loro ad aver annunciato ieri il varo del programma di governo a Helsinki per una coalizione di centrodestra. Il dopo Marin ha il volto di Ncp, il principale partito conservatore finlandese, che ha vinto le scorse elezioni con il 20,8% dei voti, tallonato al secondo posto dai nazionalisti del Finns Party con il 20,1%. Il Paese, che da due mesi è membro della Nato, ha da affrontare un nodo gordiano alla voce finanza: l’ultima rilevazione del debito ammonta a 146 miliardi di euro, pari al 55% del pil (erano 106 i miliardi di euro quando nacque il governo di centrosinistra di Marin).

Orpo guarda ad un’agenda pragmatica per diminuire il deficit grazie a iniziative che riducano le attuali misure sociali come bonus e sussidi, al pari di un intervento volto a inasprire le politiche migratorie. Rispetto ai suoi alleati di destra, sin dalla vittoria elettorale, ha detto che “non esiste un partito di estrema destra in Finlandia”. Il Finns Party, fondato a metà degli anni ’90, ha incassato i voti dei giovani e delle classi operaie: per la seconda elezioni consecutiva ha migliorato la propria performances, arrivando ad un soffio dalla vittoria.

Equilibri internazionali

L’ingresso della Finlandia nella Nato ha rappresentato un capitolo decisivo rispetto alla scacchiera geopolitica euroatlantica che si distende verso est, con conseguenze chirurgiche nei confronti della Russia e degli equilibri a quelle (e a queste) latitudini. Un passaggio che necessita, fisiologicamente, anche di un governo stabile che prosegua con la linea occidentale sui maggiori temi all’ordine del giorno di Ue e Usa, in primis la guerra, ma anche il dossier energetico.

Da tre settimane è stato fatto cessare il contratto di fornitura di gas via gasdotto che il player finlandese Gasun aveva con la russa Gazprom: al centro dello scontro il mancato accordo sulla richiesta russa di passare al pagamento in rubli. Negli stessi giorni nel paese si è verificata una primizia: prezzi dell’energia negativi a causa dell’enorme surplus di rinnovabili prodotto.

Verso il 2024

Come si procederà, dunque, verso le euro urne del prossimo giugno? Dopo Italia e Grecia, anche Finlandia e Bulgaria hanno visto la vittoria delle destre, circostanza che si somma al quadro politico in Francia e Germania. A Parigi l’attivismo di Eric Ciotti, leader dei Repubblicani, è visto come una molla che scatterà in avanti contro il presidente Macron, in grande difficoltà dopo le proteste per la riforma delle pensioni: sul punto Ciotti ha deciso di lanciare gli “stati generali della destra”, il cui inizio è previsto sabato prossimo al Cirque d’Hiver, a Parigi. Guidati da Geoffroy Didier, avranno l’obiettivo di di ritrovare i fondamenti programmatici: “Faremo una diagnosi, tracciamo una linea chiara e coerente e abbozziamo un progetto sociale”. Didier punta così a replicare il modello Sarkozy e del suo Ump.

In Germania, dopo la sconfitta dei socialisti al Comune di Berlino, feudo della Spd, la Cdu guidata da Friedrich Merz fa un primo bilancio pre-europee: il leader conservatore è riuscito a riunire l’Unione dopo la parentesi di Annegret Kramp-Karrembauer, ha riconciliato la Cdu con la sua sorella Csu, con successi elettorali nello Schleswig-Holstein, nella Renania settentrionale-Vestfalia e a Berlino.

Infine la Spagna, dove alle elezioni anticipate il centrodestra formato da Popolari e Vox è dato in vantaggio rispetto ai socialisti. Per cui lo schema di arrivo 2024 potrebbe essere arricchito dal successivo e potenziale accordo tra conservatori e popolari europei per ottenere una Commissione politica e non più di larghe intese.

@FDepalo

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