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La Germania tra Nato, Cina e governo. La nuova rotta strategica vista da Loss (Ecfr)

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La rotta tracciata dalla Strategia di sicurezza nazionale tedesca è priva del senso di urgenza visto nello Zeitenwende dello scorso anno, spiega Rafael Loss (Ecfr). Sul documento di Berlino pesano gli equilibri interni, per esempio quelli sulla Cina

Sono passati poco meno di due anni esatti da quando i carri armati e gli elicotteri della Bundeswehr erano stati usati per aiutare le persone intrappolate nelle aree del Nordreno-Vestfalia e della Renania-Palatinato colpite dalle devastanti alluvioni. Ai tempi, sull’onda dell’eccezionale lavoro fatto dai militari in mezzo al disastro, si era arrivati a ipotizzare per l’esercito tedesco un futuro quasi esclusivamente collegato agli scopi civili, una grande e iper-strutturata protezione civile. Una mossa che avrebbe rispettato la tendenza poco antimilitarista di Berlino.

Poi è cambiato il paradigma globale. La guerra russa in Ucraina ha modificato il contesto di sicurezza europeo, l’ascesa cinese è diventata sempre più assertiva e competitiva, nel mondo si sta sviluppando una fase multipolare in cui la deterrenza militare è tornata a essere un tema delle relazioni internazionali. La consapevolezza tedesca era stata resa concreta con “il discorso della svolta epocale”, pronunciato dal cancelliere Olaf Scholz il 27 febbraio del 2022. Reazione, non solo emotiva, pochi giorni dopo l’inizio della guerra in Ucraina, quello è stato l’evento che ha segnato il momentum nel passaggio verso nuovi, enormi investimenti in difesa. In quell’occasione Scholz aveva promesso addirittura un superamento della soglia del 2 per cento del Pil.

Un anno dopo ancora, ci troviamo davanti alla Strategia di sicurezza nazionale presentata mercoledì da Berlino. Il documento di 76 pagine è tra le iniziative politiche più attese del 2023 in Europa, perché il governo tedesco vi descrive la propria strategia in termini soprattutto di difesa e relazioni internazionali. Privo, com’è logico che sia, di dettagli operativi, il testo evidenzia gli obiettivi su cui si fissa la postura internazionale tedesca; ossia quella di una nazione che per anni ha segnato il passo dell’Unione europea.

Secondo Rafael Loss, studioso delle relazioni internazionali della Germania dell’Ecfr, dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia (il 24 febbraio 2022), la Germania ha capito che non può dare per scontate la pace e la sicurezza. “Dopo il discorso di Zeitenwende del cancelliere Scholz del 27 febbraio, l’adozione di questa prima Strategia di sicurezza nazionale segna l’inizio della prossima fase della correzione di rotta strategica della Germania”.

Qual è questa rotta? “Innanzitutto, la Nato viene identificata come ‘fondamento indispensabile’ della sicurezza della Germania e dell’Europa, e la Germania si impegna a rispettare l’obiettivo di spesa del 2%”. Però, fa notare Loss, “la strategia fa anche marcia indietro rispetto al linguaggio più ambizioso di Scholz del febbraio 2022. Il senso di urgenza è in gran parte svanito. Non c’è nemmeno un piano per continuare a investire nella modernizzazione della Bundeswehr e per raggiungere l’obiettivo di spesa quando il fondo speciale di 100 miliardi si esaurirà”.

Rispetto allo Zeitenwende, quella rotta diventa quindi indirizzata in termini meno emergenziali (e forse meno emotivamente spinti da una risposta, anche politica nei confronti dell’elettorato, alla crisi innescata dalla guerra di Vladimir Putin). “Esiste un divario significativo e potenzialmente crescente tra ciò che la Strategia di sicurezza nazionale definisce come priorità della Germania e ciò che il governo è disposto a mettere sul tavolo per realizzarle”, sottolinea Loss.

La strategia è stata a lungo ritardata a causa delle lotte interne alla coalizione di governo, arrivate per esempio a un accordo per abbandonare del tutto l’idea di un consiglio di sicurezza nazionale tedesco. Tra i temi di scontro, oltre al bilancio per gli investimenti militari, c’è la Cina: una questione talmente controversa che sarà trattata in un documento separato che sarà pubblicato il mese prossimo.

Pechino segue con attenzione quanto accade, come dimostra la dichiarazione pubblica di Wang Lutong, direttore degli Affari europei al ministero degli Esteri cinese. “In un mondo che sta subendo profondi cambiamenti, ci auguriamo che la Germania, uno dei principali membri Ue e la quarta economia più grande del mondo, svolga un ruolo costruttivo nel prevenire la divisione mondiale e il disaccoppiamento e risolvere pacificamente le questioni regionali in modo da contribuire alla stabilità e allo sviluppo mondiali”.

“Come d’altronde l’Ue nel 2019, la Germania vede oggi la Cina come ‘partner, concorrente e rivale sistemico’. Ma riconosce anche che le attività cinesi durante la pandemia, la sua coercizione economica nei confronti di vari Paesi europei e il sostegno politico alla guerra illegale della Russia in Ucraina significano che la competizione e la rivalità stanno dominando le relazioni attuali”, spiega Loss.

La strategia lascia però una porta aperta alla cooperazione con la Cina, invitandola addirittura come partner per affrontare le sfide globali. “Sì, ma molte delle misure delineate, in particolare nel capitolo ‘Resilienza’, in un modo o nell’altro si riferiscono implicitamente alla sfida della Cina. Una delle lacune notevoli del documento è invece l’allineamento sempre più stretto tra Cina e Russia, in termini politici ed economici, ma anche militari, e ciò che questo significa per la Germania, l’Europa e l’alleanza transatlantica”, aggiunge l’esperto di difesa e sicurezza dell’Ecfr.

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