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Così la Wagner sfrutta la zona grigia. L’analisi di Bertolotti e Bressan

Di Claudio Bertolotti e Matteo Bressan

La Wagner, il gruppo paramilitare protagonista di un golpe in Russia in queste ore, ha dispiegato migliaia di effettivi nei Paesi africani e mediorientali. L’obiettivo del gruppo in Africa è stato sostenere gli interessi della Russia in un contesto di competizione per le risorse di cui il continente è ricco. In Ucraina è associato alla necessità di limitare le perdite tra le truppe delle forze armate. L’analisi di Claudio Bertolotti direttore di Start Insight e Matteo Bressan docente di Studi strategici presso la Sioi, analista Nato Defense College Foundation

L’utilizzo delle Private military companies, Pmc, è, secondo l’analista del Washington Institute, Anna Borshchevskaya, cresciuto in modo esponenziale durante la presidenza Putin.

Sin dal conflitto in Ucraina del 2014 le Pmc russe, e in particolar modo la Wagner, hanno agito, nonostante la loro natura privatistica, come moltiplicatore di forza del Cremlino, estendendo la portata geopolitica e gli interessi di Mosca attraverso traffico di armi, consulenti politici, addestramento di personale militare e forze di sicurezza locali, riducendo al minimo i costi politici e militari.

Uno dei tanti motivi per cui la Russia utilizza tali gruppi consiste nella cosiddetta plausible deniability: le Pmc consentono di mantenere un basso profilo ed eventualmente limitare la responsabilità del committente.

Tecnicamente illegali ai sensi del codice penale russo, le Pmc al servizio di Mosca non sono organizzazioni formalmente registrate e non pagano le tasse allo Stato, il che significa che non sono riconosciute come entità russe e non esistono ufficialmente.

La zona grigia entro la quale operano consente alla Russia di prendere le distanze da azioni che causerebbero imbarazzo, violerebbero le leggi internazionali, gli impegni politici, fino a causare incidenti diplomatici se non veri e propri conflitti, nel caso in cui venissero ricondotte alle responsabilità di Mosca.

La Wagner ha dispiegato migliaia di effettivi nei Paesi africani e mediorientali, tra cui Mali, Libia, Sudan, Repubblica Centrafricana e Siria, così come in Ucraina, Bielorussia, Serbia, Azerbaijan.

Dunque, se l’obiettivo della Wagner in Africa è sostenere gli interessi della Russia in un contesto di crescente competizione per il continente ricco di risorse, in Ucraina tale obiettivo è altresì associato alla necessità di limitare le perdite tra le truppe delle forze armate, volutamente nascoste al popolo russo, così da non impattare negativamente sull’opinione pubblica e affinché le stesse forze armate non vengano associate a crimini di guerra o eventuali sconfitte sul campo di battaglia.

Dispiegata in Libia dal 2018, la Wagner ha contribuito all’offensiva di Haftar su Tripoli nell’aprile del 2019. Si stima che prima del cessate il fuoco dell’ottobre del 2020, vi fossero in Libia circa 2mila uomini della Wagner, equipaggiati con veicoli blindati, sistemi di difesa aerea e aerei da combattimento.

Questo dato è stato anche confermato dal comando statunitense Africom secondo il quale la Russia, attraverso la Wagner, avrebbe continuato a violare la risoluzione 1970 (2011) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, fornendo equipaggiamento militare e combattenti al conflitto libico.

La Wagner, secondo un report del Pentagono, potrebbe aver ricevuto un sostegno finanziario dagli Emirati Arabi Uniti, uno dei principali finanziatori stranieri di Haftar. Dopo il cessate il fuoco del 2020, le attività di Wagner si sono concentrate in prossimità delle strutture petrolifere della Libia centrale, dove ha continuato a fornire addestramento militare alle forze di Haftar.

Il gruppo, come confermato da una serie di foto satellitari pubblicate dalla Cnn, avrebbe anche costruito una trincea estesa decine di chilometri a sud di Sirte fino alla base aerea di Al Jufra per consolidare le proprie posizioni. Il gruppo Wagner è impegnato in egual misura anche nella guerra in Ucraina.

Ma questa è la prima vera prova del fuoco nel contesto di un conflitto convenzionale e simmetrico che richiede l’impiego di forze di manovra sul campo di battaglia. Già presente in Ucraina orientale dal 2014, il gruppo si è guadagnato un ruolo determinante invadendo i territori orientali e la Crimea con le proprie unità, occupando obiettivi-chiave, vie di comunicazione, snodi strategici.

Si è trattato del primo passo verso gli attuali risvolti della guerra che vede oggi le unità del gruppo Wagner schierate insieme ad altre Pmc.

Impiegati all’inizio come truppe di fanteria leggera e dotati di equipaggiamenti standard, i contractor di Mosca avrebbero progressivamente esteso il proprio ambito operativo prima all’artiglieria e all’aviazione, ricevendo in “gestione” i Mig29 dell’aviazione russa e, poi, alla componente corazzata, con propri reparti cui sarebbero stati destinati i più moderni carri armati T90 e relativo supporto logistico da parte del ministero della Difesa.

Da un punto di vista numerico, secondo la Direzione principale dello Stato maggiore delle Forze armate della Federazione Russa (Gu), l’agenzia di Intelligence militare russa avrebbe stimato l’impiego dei contractor privati per un totale di “non più di 8mila uomini”, la maggior parte dei quali detenuti volontariamente arruolati per sostenere lo sforzo russo di “liberazione dell’Ucraina”.

Una scelta basata sull’opportunità politica di ridurne ufficialmente il ruolo. Per contro, nel dicembre 2022, il Pentagono ha stimato una presenza ben più rilevante di soggetti privati sul campo di battaglia ucraino: circa 50mila combattenti, di cui 10mila ex militari e 40mila detenuti.

Altre fonti stimano a 20mila il numero di detenuti reclutati. In tale quadro si sovrappongono, in una dinamica di collaborazione competitiva, le esigenze di sopravvivenza della leadership politica russa e le ambizioni di nuovi attori coinvolti nella gestione delle compagnie private da cui derivano immensi profitti economici.

Non solo dunque una lotta tra “falchi” e “colombe”, bensì una competizione tra gruppi di potere i cui rapporti ed equilibri sono stati modificati proprio dalla guerra.

I nuovi attori “non statali” di questo conflitto, giocando un ruolo sempre più determinante sul campo di battaglia ucraino, così come in tutti i Paesi in cui sono impegnati, pretenderanno un riconoscimento di sostanza dalla Russia che prenderà forma con le elezioni presidenziali del 2024, alle quali lo stesso presidente Vladimir Putin guarda con l’ambizione di un quinto mandato che potrebbe ottenere solo in caso di successo in Ucraina.

(Analisi pubblicata sulla rivista Formiche)

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