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Al summit di Vilnius, Tajani indica la linea di Roma nella Nato

L’intervento del ministro degli Esteri in concomitanza del Summit di Vilnius evidenzia gli attuali impegni italiani all’interno dell’Alleanza, così come la visione del suo futuro. Non solo sostegno militare, ma anche diplomazia e promozione degli investimenti. Guardando a ogni teatro d’interesse

Nella tarda mattinata dell’11 luglio il ministro degli Esteri Antonio Tajani è intervenuto al Nato Public Forum: in un dialogo con la giornalista Hadley Gamble, conduttrice e corrispondente internazionale per Cbnc, Tajani ha sviscerato l’approccio italiano alle principali questioni di interesse per l’Alleanza Atlantica.

La prima questione affrontata è stata quella del rischio nucleare, e degli esiti del meeting con i vertici dell’Iaea per discutere dei rischi legati alla centrale nucleare di Zaporizhia, meeting a cui Tajani stesso ha preso parte. Il ministro degli Esteri ha ribadito il sostegno italiano alla strategia, perseguita dall’Agenzia, di lavorare alla creazione di una free zone nell’area circostante l’impianto nucleare: l’eventuale raggiungimento di un simile accordo non sarebbe soltanto funzionale al mantenimento di un più elevato livello di sicurezza nei confronti del rischio nucleare, ma anche un primo importante passo all’interno del processo di riappacificazione. Tuttavia, il ricorso più o meno velato alla minaccia nucleare da parte di Mosca rappresenta un grande ostacolo in questa direzione.

Sulla modernizzazione della difesa collettiva e l’aumento della spesa militare, Tajani ribadisce il forte impegno italiano nei confronti dell’Alleanza e la disponibilità di Roma ad incrementare questo impegno, sia in termini operativi che in termini finanziari. Ma il Ministro degli Esteri rimarca che parallelamente al processo di rafforzamento menzionato, l’Alleanza deve riflettere sul dove e sul come allocare le nuove risorse disponibili, rimanendo concentrata sull’Ucraina ma senza tralasciare altre fonti di instabilità: il bacino mediterraneo con Daesh, Wagner e Boko Haram; l’Iran e la sua questione nucleare; il teatro indo-pacifico.

Riguardo a quest’ultimo, Tajani esprime una dicotomia India-Cina che caratterizza l’approccio italiano. Roma si impegna a dialogare con entrambe, ma in termini diversi. Mentre con Delhi, “la principale democrazia della regione”, il dialogo sembra essere più disteso e gli interessi più coincidenti, con Pechino la situazione è diversa: l’obiettivo della politica estera italiana e dell’Occidente in generale deve essere quello di rapportarsi con la Cina per garantire una competizione economica leale, libera da fenomeni sleali e dannosi come il dumping. In questo senso, il tour cinese del segretario del tesoro statunitense Janet Yellen è stato enfatizzato da Tajani come un esempio virtuoso dell’approccio da adottare.

Quando la moderatrice riporta il focus sul mediterraneo e sul ruolo di “prima linea” svolto dall’Italia, il Ministro degli Esteri denota come le cause di instabilità nella regione siano molteplici: immigrazione, povertà, terrorismo, cambiamento climatico, penetrazione russa. Fattori spesso concatenati tra di loro: ogni contadino che smette di lavorare la terra per le conseguenze del cambiamento climatico è un nuovo potenziale miliziano di Daesh. Per Tajani Bruxelles si dovrebbe fare artefice di un nuovo “Piano Marshall Europeo” atto a garantire una stabilità economica e sociale nella parte di Africa che va dall’area Sub-sahariana al Corno d’Africa, le cui dinamiche impattano fortemente su quelle del bacino mediterraneo.

Riguardo al conflitto ucraino, Tajani evidenzia come l’impegno italiano non sia rivolto contro la Russia, ma soltanto a protezione dell’Ucraina, del diritto internazionale e dei valori di libertà e democrazia, in cui l’Italia si riconosce. E alla domanda della moderatrice sulla disponibilità italiana a continuare a inviare armamenti all’Ucraina anche dopo il 2023, il Ministro degli Esteri afferma che l’Italia è pronta a fare quello che sarà necessario. Sull’integrazione dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica il rappresentante della Farnesina condivide l’approccio americano di lavorare step-by-step e individua il primo di questi passi, una volta terminati gli scontri, nella creazione di un Nato-Ukraine Council, piattaforma politica e militare per cooperare non soltanto riguardo alla questione ucraina, ma sul piano globale.

Su quello che invece riguarda l’engagement politico ed economico dell’Italia verso Kiev, Tajani incita all’azione. L’obiettivo è di ricostruire l’Ucraina e di integrarla nello spazio comune europeo. Ma questa ricostruzione deve iniziare già oggi, per mandare importanti segnali agli attori nazionali e internazionali. Il Ministro degli Esteri sottolinea come gli investimenti e la diplomazia portino risultati importanti citando alcuni casi che vedono direttamente coinvolta l’Italia, come i processi di riappacificazione nell’ex-Yugoslavia o l’organizzazione di eventi multilaterali per discutere di sviluppo economico e di infrastrutture con i paesi partner. Se si tralascia questa dimensione, ammonisce Tajani, c’è il rischio di perdere il sostegno degli apparati locali, regalando preziose opportunità a Mosca e ad altri stati non-europei.


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