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Apple si getta nella mischia dell’IA e prepara il suo chatbot

Si dovrebbe chiamare Apple Gpt e ci sta lavorando segretamente Ajax, una squadra di ingegneri. Da Cupertino non lasciano trapelare niente, ma l’indiscrezione avrebbe una sua logica: al grande appello, infatti, manca solamente lei. A sentire il ceo Tim Cook, questa tecnologia dovrebbe fugare rischi e timori che la circondano. Intanto il valore dell’azienda cresce in borsa

Alla lista delle grandi aziende tecnologiche che hanno investito e sviluppato il loro chatbot basato su Intelligenza Artificiale generativa ne mancava una dal peso non indifferente. Ma ancora per poco. Apple sembrerebbe infatti pronta a lanciare il suo modello linguistico di grandi dimensioni, in aperta sfida con OpenAI e le altre Big Tech che se ne sono già dotate, sebbene a Cupertino tutti mantengano la bocca cucita. A diffondere la notizia è stato Bloomberg, secondo cui gli ingegneri della “mela” starebbero lavorando in gran segreto. Il team fa parte di un dipartimento interno, Ajax, e il nome (eventuale) che dovrebbe prendere lo strumento digitale sarà Apple Gpt. Al momento, l’accesso è riservato ai soli addetti ai lavori ma ci si attende un annuncio in grande stile per il grande evento.

Fino a poco tempo fa, un simile scenario sembrava lontano dal poter essere realizzato. A maggio, l’amministratore delegato Tim Cook era stato piuttosto criptico sulla possibilità che l’azienda di cui è rappresentante potesse prima o poi avere un suo chatbot. “Sebbene la tecnologia abbia un potenziale, ci sono ancora una serie di problemi che devono essere risolti”, aveva affermato. “Apple aggiungerà l’IA su più prodotti, ma su una base molto ponderata”. Paure che Apple aveva trasmesso ai suoi lavoratori, vietandogli di utilizzare Chat Gpt per timore di essere spiati. A spaventare erano, in generale, gli effetti dell’IA Generativa, tanto che nell’ultimo periodo Siri è rimasta indietro rispetto alle sue concorrenti. Timori che tuttavia nel tempo erano stati mitigati. “È qualcosa che l’azienda sta guardando da vicino”, aveva rettificato Cook a Good Morning America qualche tempo dopo.

A spingere Apple a intraprendere questa strada sembrerebbe essere stata la realtà dei fatti. Tutte le Big Tech hanno seguito OpenAI, a iniziare da Google e il suo Bard per finire a Llama di Meta, gettandosi a capofitto nella realizzazione del loro chatbot. Una scelta che, dall’inizio dell’anno in corso, ha contribuito a far volare i titoli azionari delle aziende che utilizzano l’IA: Nvidia (+229%), Palantir (+182%), Amd (+82%), Microsoft (+39%). Non a caso, è bastato aver ventilato l’idea per far guadagnare ad Apple circa il 2% a Wall Street, il doppio rispetto a quello che hanno perso le dirette rivali. Il titolo ha toccato quota 198,2 dollari, per poi riscendere.

Un altro motivo che probabilmente ha influito non poco sulla decisione di Apple sarà stata la volontà di OpenAI di rendere disponibile Chat Gpt per iPhone. Una decisione partorita un paio di mesi fa con l’obiettivo di sfruttare l’enorme popolarità dello smartphone, utilizzando il chatbot non più da un semplice motore di ricerca ma su app. Il che ha sicuramente invogliato l’azienda di Cook a sviluppare il proprio, per evitare che gli altri si facciano belli con i suoi dispositivi.

Apple ha già familiarizzato con l’IA generativa per alcuni suoi programmi. Tanto per avanzare un paio di esempi concreti, il machine learning è stato utilizzato per il riconoscimento vocale (Siri, appunto) e per quello del volto nell’app Foto. Ora l’azienda è pronta al grande passo, buttandosi nella mischia di coloro che vogliono sedersi al tavolo dei grandi dell’IA.

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