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Tra lotta all’inflazione e spauracchio recessione. La Bce e la mina dei mutui secondo Bagella

Tentare di raffreddare i prezzi non può essere considerato un errore. Lo è, semmai, la fretta della Bce. Che non ha tenuto in conto le esigenze dell’economia reale. Per questo ha ragione Bankitalia, bastava un po’ più di tatto. Sui mutui dovrebbero essere le banche ad aiutare le famiglie e non solo il governo. Intervista a Michele Bagella, docente di Tor Vergata

Sono settimane che in Italia ci si interroga se la terapia d’urto e un po’ tardiva della Bce per frenare l’inflazione sia più utile che dannosa. O viceversa. Portare il costo del denaro al 4% in meno di un anno, infischiandosene di principi quali cautela e gradualità, può certamente raffreddare il costo della vita. Ma può anche spingere un Continente sull’orlo di una nuova recessione. A sentire Michele Bagella, economista e docente a Tor Vergata, il grande errore di Francoforte è stato quello di finire vittima di una sorta di isteria da tassi. Tutto giusto nel merito, ma sulla forma e i tempi ci si poteva lavorare.

“Più volte il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha auspicato cautela e prudenza, perché ad ogni aumento dei tassi, la reazione dell’economia reale può essere tale da creare effetti indesiderati. La Banca centrale deve rispondere a questa domanda: se aumentare i tassi vuol dire intaccare la domanda interna, come governare tali effetti nefasti?”, si chiede Bagella. “Non c’è dubbio che l’aumento del costo dei mutui è un problema, chi ha sottoscritto prestiti quando il denaro era a tasso zero, ora si ritrova a dover fronteggiare una situazione che forse poteva valutare meglio. D’altro canto, però, nessuno poteva prevedere la guerra in Ucraina e le sue conseguenze. Questo per dire che la Bce ha senza dubbio peccato di scarso tatto, ma forse chi si illudeva che i tassi non salissero mai più, ha commesso un errore”.

Chiarito il punto, c’è un’altra domanda, a cui non è certo facile rispondere. Della serie, è meglio combattere l’inflazione rischiando una recessione oppure togliere gas ai tassi e salvare la crescita? “Metterla in termini così drastici, recessione contro inflazione, è riduttivo. Bisogna capire quanto ci mettono i prezzi a tornare al 2%. Chiaramente, non è possibile in pochi mesi arrivare a un crollo dei prezzi, occorre togliere a poco a poco liquidità al mercato, la politica monetaria non può e non deve risolvere tutto e subito. Abbiamo detto spesso che l’inflazione è una tassa occulta sulle famiglie, specialmente a basso reddito. In effetti così è, ma è altrettanto vero che se si spinge troppo sui tassi e si va in recessione, più che un problema di tassa occulta avremo un problema di posti di lavoro che saltano. Per questo torno a ribadire la necessità di una gradualità, che finora non c’è stata”.

Non è finita. Bagella dice la sua anche sulla proposta del governo di allungare le scadenze delle rate dei mutui a tasso variabile, così da dare un po’ di ossigeno all’economia. “Vorrei capire cosa ne pensano le banche se debbo essere onesto, perché si ritroverebbero un problema da affrontare. Certamente la questione dei mutui c’è, ma non so se sia preferibile che sia il governo ad agevolare la vita delle famiglie o le banche stesse. Per me dovrebbero farle le seconde, con una manovra concertata da parte dell’intero sistema del credito, tenendo ben presente l’attuale stato delle passività e delle attività”.



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