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Chi è (e cosa farà) il ​nuovo governatore della Banca centrale cinese

Passaggio di testimone al vertice della Banca centrale cinese. Il partito comunista punta ancora su economisti formatisi in Occidente e sceglie l’attuale numero due della vigilanza, grande critico delle criptovalute. Prima sfida, capire perché l’economia reale se ne infischia della politica monetaria

Ci sarà parecchio da lavorare per Pan Gongsheng, vice governatore della People’s Bank of China e suo futuro numero uno, al posto di  Yi Gang. Se non altro perché la Cina rischia di farsi male sul serio con i tassi. Se si alzano troppo, non arriva più denaro nell’economia. Ma se invece li si tengono troppo bassi, il problema può essere una scarsa risposta dell’economia reale agli forzi monetari, come peraltro sta già accadendo, oltre a un poco sano eccesso di offerta.

Ma chi è Pan Gongsheng? Pan, 59 anni, studi a Cambridge e Harvard, ha alle spalle una lunga carriera nel settore finanziario cinese. Noto per la sua avversione all’universo delle criptovalute, nel 2012 è entrato a far parte della Pboc come vice governatore e nel 2015 è diventato capo dell’amministrazione statale dei cambi. Pan è attualmente a capo del Leading Group of Internet Financial Risks Remediation, che si occupa tra le altre cose della repressione dell’uso delle criptovalute e della regolamentazione delle società fintech in Cina.

La scelta di Pan come successore dell’economista di formazione statunitense Yi Gang, ha scritto il Wsj arriva a sorpresa dopo che nelle scorse settimane il candidato più quotato era Zhu Hexin, presidente del conglomerato finanziario cinese Citic Group, mentre He Lifeng, collaboratore di lunga data del leader cinese Xi Jinping, secondo le stesse indiscrezioni sarebbe stato nominato contemporaneamente capo del partito presso la stessa banca centrale.

Ora, la Cina è uno dei pochissimi Paesi industrializzati ad aver mantenuto i tassi costanti negli ultimi mesi. Anzi, ad averli abbassati, poche settimane fa, nell’ambito di un più corposo pacchetto di stimoli, che prevede tra le altre cose, l’alleggerimento del costo dei mutui e il sostegno alla domanda di mattone. Peccato che tutto questo, almeno per il momento, non sembri funzionare granché.

John Maynard Keynes la chiamava trappola della liquidità, una situazione in cui la politica monetaria non riesce più ad esercitare alcuna influenza sulla domanda, e dunque sull’economia. Tradotto, tassi o non tassi, tutto rimane statico. E proprio questo starebbe succedendo nella Cina anemica come non mai.

Come racconta Axios, “sebbene ci si aspettasse da tempo che la Cina rallentasse rispetto ai tassi di crescita a due cifre raggiunti regolarmente tra il 2000 e il 2010, la sua performance attuale è di gran lunga peggiore di quanto molti prevedessero solo pochi anni fa”. E questo nonostante il recente piano di stimoli messo a punto da Pechino, a base di tassi tagliati e costo per i mutui abbattuto, rappresenti il più grande sforzo economico da quando il Paese è passato al sistema di mercato nei primi anni ’80. Eccola, la prima sfida di Gongsheng.

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