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Bombe a grappolo all’Ucraina? Jean spiega la controversa decisione Usa

La sofferta decisione di Biden non verrà mutata. Verrà sicuramente discussa al Summit Atlantico. Ma si troverà qualche giustificazione per confermarla. L’unica possibilità di una sua modifica sta nel rafforzarsi dell’opposizione della sinistra dei democratici americani. Il costo di una rinuncia sarebbe comunque molto pesante per gli ucraini. Il commento del generale Carlo Jean

Gli Usa forniranno all’Ucraina proiettili a grappolo per obici da 155 mm e forse per lanciarazzi multipli HIMARS. Le bombe a grappolo (cluster bomb), sviluppate dalla Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, sono armi areali, lanciabili da vettori terrestri o aerei. Gli Usa forniranno all’Ucraina quelle per artiglieri da 155 mm, considerate fondamentali per neutralizzare le fanterie russe trincerate nel Sud-Est dell’Ucraina, al fine di guadagnare il tempo necessario allo sminamento indispensabile per la creazione di brecce nel dispositivo russo, potentemente fortificato, senza far subire perdite eccessive alle truppe d’assalto ucraine. L’artiglieria costituisce il mezzo indispensabile per la controffensiva di Kiev, che si trova a corto di munizioni, dati i ritardi che subisce la mobilitazione industriale occidentale e l’esaurimento delle scorte Nato.

Le bombe a grappolo modello M 864 – che costituiscono almeno in un primo tempo la massa di quelle che saranno fornite dagli Usa – contengono, a seconda dell’anno di fabbricazione, da 72 a 86 sub-munizioni o bombette, che si disperdono in un’area delle dimensioni di un campo di calcio. Entrano nelle trincee, rendendole impercorribili. Un numero ridotto dei tipi più recenti è programmato per autodistruggersi entro 48 ore dall’arrivo sul terreno, in modo da non costituire per anni, come le mine antiuomo, un pericolo per la popolazione e obbligare a difficili e costose operazioni di bonifica. Particolarmente vulnerabili sono i bambini attirati dal fatto che le bombette sono simili a palline. Si è rinunciato a colorarle per facilitare la bonifica, dato che la cosa ne faciliterebbe la neutralizzazione da parte del nemico.

La percentuale dei mancati funzionamenti (dud rate) delle M 864 è discussa: varia dall’1,2 al 5% (mediamente 2,35% secondo il Pentagono). Raggiunge il 20% secondo le organizzazioni umanitarie, portate a sottolinearne la pericolosità nel post-conflitto.

Sono condannate dalla “Convenzione di Dublino” del 2008 le cluster bomb, 111 Stati l’hanno firmata, rinunciando al loro uso, stoccaggio, trasferimento e costruzione. Gli Usa, come la Russia, la Cina l’India, ecc. non vi hanno aderito. Allora il Pentagono affermò che non poteva rinunciarvi, data la loro efficacia e il fatto che Stati potenzialmente ostili agli Usa le mantenevano nei loro arsenali. Le organizzazioni umanitarie assimilano le bombe a grappolo alle mine antiuomo e le condanno con l’eccezione di quelle utilizzate per lanciare fili metallici per creare cortocircuiti alle reti elettriche, impiegate dalla Nato nel 1999 nella guerra del Kosovo. Gli Stati europei – incluso l’UK – hanno firmato la Convenzione e si sono dichiarati contrari alla decisione Usa di consegnare all’Ucraina di “bombe a grappolo”.

Di fatto, sia Kiev che Mosca hanno impiegato consistenti quantità di bombe a grappolo attingendo ai depositi ex-sovietici. La decisione di Biden è stata contestata anche da parte di taluni parlamentari democratici, preoccupati non solo della reazione avversa degli alleati (anche dell’Italia, con qualche “distinguo” da parte di Londra), ma anche dalla preoccupazione di perdere la “verginità morale” nel sostegno all’Ucraina. Interessante è perciò esaminare i motivi che hanno indotto Biden a prendere tale decisione, da tempo sollecitata da Zelensky.

Dell’efficacia militare contro le linee fortificate russe, si è già parlato, unitamente alla preoccupazione di Kiev di ridurre le perdite dei propri soldati e di accelerare la controffensiva, in modo anche da consolidare il sostegno occidentale all’Ucraina. Sono fatti più importanti delle critiche rivolte all’uso di armi tanto odiose per le opinioni pubbliche. Il loro trasferimento a Kiev mobiliterà non solo “gli utili idioti di Putin” ma anche le organizzazioni umanitarie. A poco vale la promessa di Zelensky di utilizzarle solo sul territorio ucraino, in aree non abitate. In caso di successo, le forze ucraine nella loro avanzata dovranno attraversare le aree contaminate da bombette inesplose, subendo perdite, come quelle Usa che in Iraq nel 2003 persero 21 soldati.

Oltre che per la loro efficacia contro i trinceramenti, il motivo essenziale che ha indotto Biden a decidere di fornire bombe a grappolo all’Ucraina consiste nella carenza delle scorte di munizionamento convenzionale, a cui fanno riscontro i grandi “stocks” di quelli di bombe a grappolo (si parla di 4,7 milioni di proietti, di cui mezzo milione di M 864) e nel fatto che la controffensiva ucraina, sta proseguendo con consistenti perdite e a velocità inferiore a quanto desiderabile per neutralizzare il punto più debole della resistenza ucraina: la saldezza della coalizione che appoggia Kiev. È probabile che l’argomento entrerà nel dibattito politico italiano, con le solite accuse di un’Europa asservita agli Usa.

In ogni caso, la sofferta decisione di Biden non verrà mutata. Verrà sicuramente discussa al Summit Atlantico. Ma si troverà qualche giustificazione per confermarla. L’unica possibilità di una sua modifica sta nel rafforzarsi dell’opposizione della sinistra dei democratici americani. Il costo di una rinuncia sarebbe comunque molto pesante per gli ucraini. Pagherebbero con un aumento di caduti per la mancanza di adeguati rifornimenti di munizioni e i “pudori” delle opinioni pubbliche occidentali.


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