La visita a Washington di Giorgia Meloni ha visto tra i suoi protagonisti anche il settore spaziale. Gli Stati Uniti e l’Italia hanno infatti espresso in una dichiarazione congiunta la comune volontà di impegnarsi a rafforzare la cooperazione spaziale, anche attraverso la creazione di un “nuovo dialogo spaziale”, volto a promuovere la cooperazione industriale e cavalcare la privatizzazione dell’orbita bassa
Nel bilaterale che ha coinvolto la premier, Giorgia Meloni, e il presidente americano, Joe Biden, si è parlato anche di rafforzare la cooperazione spaziale. Nella dichiarazione congiunta, rilasciata dai due leader e resa nota dalla Casa Bianca, vi è infatti anche un paragrafo dedicato al settore spaziale che porta con sé grandi novità sul partenariato che lega da ormai molti anni in orbita le due sponde dell’Atlantico. Tra i punti più salienti si citano gli Accordi Artemis, si fa esplicito riferimento alla creazione di “un nuovo dialogo spaziale” e si auspica una maggiore regolamentazione del comparto.
Privatizzazione dell’orbita
“Entrambe le parti intendono incoraggiare ulteriori investimenti nel settore spaziale e la collaborazione industriale, anche per quanto riguarda le stazioni spaziali commerciali”, recita il documento riferendosi alla crescente privatizzazione che sta coinvolgendo l’orbita bassa. Uno statement che potrebbe aprire prospettive industriali e commerciali importanti per i due Paesi. In vista del prossimo pensionamento della Stazione spaziale internazionale (Iss), l’orbita è diventata terreno fertile per nuove stazioni commerciali private, cambiando così la natura degli avamposti spaziali, tradizionalmente frutto dell’intesa tra istituzioni e agenzie spaziali nazionali. La società texana Axiom sta infatti già sviluppando quella che sarà la prima stazione commerciale, e l’Italia grazie a una filiera spaziale completa, che vanta sia giganti del settore sia una fitta rete di Pmi e start up, può sicuramente giocare un ruolo da protagonista. C’è quindi da aspettarsi che si implementino ancora più accordi a livello industriale, che permettano al nostro Paese, al fianco degli Stati Uniti, di non rimanere indietro in questa vera e propria rivoluzione spaziale. In tale cornice, è bene ricordare il recente successo del volo suborbitale di Virgin Galactic, con a bordo un equipaggio italiano. Il sistema basato sullo spazioplano SpaceShip Two di Virgin Galactic ha aperto infatti alla possibilità di un accesso ripetibile e affidabile allo spazio anche per passeggeri e ricercatori privati. Una vera e propria rivoluzione, a cui l’Italia ha partecipato da protagonista con il suo equipaggio formato dal colonnello Walter Villadei, il colonnello Angelo Landolfi e l’ingegnere Pantaleone Carlucci.
Regolamentare lo spazio
Nella dichiarazione si cita inoltre l’importanza di affrontare le minacce spaziali attraverso norme, regole e principi di comportamento responsabile. Questo potrebbe essere letto come un segnale che rende chiara la volontà americana di aggiornare il Trattato sullo spazio extra-atmosferico, risalente ormai al 1967, e divenuto obsoleto di fronte all’accelerazione che lo spazio ha subito soprattutto negli ultimi anni. Tuttavia, la necessità di una maggiore regolamentazione non è solo un’esigenza internazionale, ma anche nazionale. Proprio di recente, infatti, si è riunito l’Intergruppo parlamentare sulla space economy, sotto la guida del ministro delle Imprese e del made in Italy (Mimit) con delega al coordinamento della politica spaziale e aerospaziale, Adolfo Urso. In quest’occasione si è ribadita la necessità di dotarsi di un quadro normativo ad hoc per l’Italia spaziale. Secondo le previsioni del ministro, già il prossimo anno si presenterà una normativa sullo spazio, nella cornice della prossima legge finanziaria. Si tratta di un obiettivo perseguito dall’Italia da diverso tempo e volto a regolare quello che è ritenuto uno dei grandi asset di sviluppo dell’economia italiana e globale. Regolamentare lo spazio, infatti, significa anche contrastare le crescenti minacce in orbita, come quelle rappresentate dai missili Asat (anti-satellite).
Il progetto Artemis
Nel dialogo nello studio ovale, Biden e Meloni hanno ribadito anche la centralità degli Artemis Accords. Partita lo scorso 16 novembre, la missione Artemis 1 ha riaperto la strada alla colonizzazione della Luna. Rispetto ad Apollo, programma prettamente statunitense, Artemis vede invece un forte contributo internazionale e italiano, con il nostro Paese che è stato il primo a firmare gli Artemis Accords a ottobre del 2020. Il programma Artemis impiega, infatti, i moduli del Lunar Gateway, il Modulo di servizio europeo (Esm) e servizi di telecomunicazione di produzione italiana. Thales Alenia Space Italia, per esempio, produce i 3 moduli del Lunar Gateway, Halo, modulo abitativo e logistico, che abilita l’ambiente di vita “iniziale” della nascente stazione, I-Hab (International habitat), la casa europea degli astronauti nell’orbita lunare e il modulo Esprit (European system providing refueling, infrastructure and telecommunications). Inoltre, l’azienda produce la struttura di base dell’Esm, la parte cruciale della navicella Orion che porterà gli astronauti in orbita Lunare, e che fornisce l’elettricità e la propulsione, fino ai sottosistemi critici sviluppati per tutti e sei i moduli, che garantiranno le condizioni vitali e la sicurezza dell’equipaggio durante l’intera missione, come ad esempio il sistema per la protezione dai micrometeoriti e il controllo termico. Leonardo, invece, fornisce i pannelli fotovoltaici (Pva) che compongono le quattro “ali” del modulo di servizio e le unità di controllo e distribuzione dell’alimentazione (Pcdu) per i moduli Esm da 1 a 6, utili al controllo e alla distribuzione di energia al veicolo spaziale. Su Artemis 1 ha volato inoltre il cubesat dell’Asi, Argomoon, realizzato dall’azienda torinese Argotec, per fornire immagini direttamente dallo spazio ed è stato l’unico satellite europeo a partire con la missione. Le prossime fasi del progetto Artemis prevedono anche una missione con equipaggio, che dopo più di cinquant’anni dall’allunaggio è pronta a riportare l’essere umano sul suolo lunare, questa volta per restarci stabilmente e colonizzare il satellite. L’Italia, anche al fianco degli Stati Uniti, è pronta a fare la sua parte.