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Non si arrestano i reati contro l’ambiente. Il rapporto di Legambiente sull’Ecomafia

Quella contro i reati ambientali perpetrati dalla criminalità, secondo Legambiente, è una doppia sfida, che si può vincere da un lato “rafforzando le attività di prevenzione e controllo nel nostro Paese, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse stanziate con il Pnrr”, dall’altro “mettendo mano con urgenza, a partire dall’Europa, a un quadro normativo condiviso su scala internazionale, con cui affrontare una criminalità organizzata ambientale che non conosce confini”

Sono oltre 30 mila i reati contro l’ambiente registrati nel 2022, esattamente 30 mila 686, una media di 84 reati al giorno, 3 e mezzo ogni ora. Crescono anche gli illeciti amministrativi che superano la soglia di 70 mila. Sommando le due voci, le violazioni delle norme ambientali sfiorano quota 100 mila.

Lo rileva il rapporto Ecomafia 2023 – La storia e i numeri della criminalità ambientale in Italia, realizzato da Legambiente, presentato oggi a Roma alla Camera dei Deputati, evento insignito della Medaglia del Presidente della Repubblica.

Il ciclo illegale del cemento, i reati contro la fauna e la gestione dei rifiuti sono i tre principali settori su cui si è registrato, nel 2022, il maggior numero di illeciti. Dall’abusivismo edilizio agli appalti ammontano a oltre 12 mila i reati nelle costruzioni, il 40 per cento del totale, in crescita del 28 per cento rispetto al 2021. Crescono anche le persone denunciate (oltre 12 mila), le ordinanze di custodia cautelare (65), il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative per oltre 211 milioni di euro. I reati contro la fauna sono stati oltre 6 mila 480. Quelli del ciclo dei rifiuti sono scesi del 33 per cento (poco più di 5 mila 600).

Crescono gli illeciti amministrativi di oltre il 21 per cento (10 mila 591). I reati legati ad incendi dolosi e colposi sono stati oltre 5 mila. Grazie all’aumento dei controlli, le persone denunciate sono state 768, due al giorno, i sequestri 122. Un capitolo a parte ha riguardato il settore agroalimentare con l’accertamento di oltre 41 mila reati e illeciti amministrativi. Sul fronte dell’archeomafia, i furti d’arte sono stati 404.
Particolarmente preoccupante la corruzione ambientale con ben 58 inchieste, 22 Comuni sciolti per mafia e la crescita dei clan mafiosi: dal 1994 ad oggi sono 375 quelli censiti da Legambiente. Il fatturato illegale delle diverse filiere risulta di 8 miliardi 800 milioni di euro.

“I numeri, le analisi e le considerazioni che emergono dal nostro rapporto Ecomafia – ha spiegato Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente – anche grazie ai diversi contributi raccolti, confermano il lavoro importante svolto dalle Forze dell’Ordine, Capitanerie di Porto, enti di controllo e magistratura. E dovrebbero sollecitare risposte coerenti ed efficaci da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali. Spesso purtroppo accade il contrario: deregulation, come quelle inserite nel nuovo Codice degli appalti, invece di semplificazioni; condoni edilizi più o meno mascherati, invece di ruspe”.

Grazie alla legge sugli ecoreati del 2015, le forze dell’ordine nel 2022 hanno denunciato mille 289 persone e effettuato 56 arresti. Sono stati sottoposti a sequestro beni per un valore complessivo di 333 milioni 624 mila euro, in netta crescita rispetto ai 227 milioni di euro dell’anno precedente. Il delitto più contestato è stato quello del traffico illecito dei rifiuti con 268 casi, seguito da quello di inquinamento ambientale con 64 contestazioni.

La Regione Campania si conferma al primo posto per numero di reati contro l’ambiente (oltre 4 mila, il 13% del totale nazionale), seguita dalla Puglia con poco più di 3 mila reati. Segue la Sicilia con 2 mila 900 reati. Sale al quarto posto il Lazio con 2 mila 642 reati che supera la Calabria, mentre la Lombardia con 2 mila 141 reati scavalca la Toscana. A livello provinciale , Roma si conferma al primo posto con mille 315 illeciti.

Quella contro i reati ambientali perpetrati dalla criminalità, secondo Legambiente, è una doppia sfida, che si può vincere da un lato “rafforzando le attività di prevenzione e controllo nel nostro Paese, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse stanziate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza”, dall’altro “mettendo mano con urgenza, a partire dall’Europa, a un quadro normativo condiviso su scala internazionale, con cui affrontare una criminalità organizzata ambientale che non conosce confini”.

Dieci le proposte di modifica normativa presentate dall’associazione ambientalista per rendere efficace l’azione delle istituzioni, anche in vista della prossima direttiva europea sui crimini ambientali, attesa entro questa legislatura europea. Sul fronte nazionale occorre approvare il disegno di legge contro le agromafie; introdurre nel Codice penale i delitti contro la fauna; emanare i decreti attuativi della legge sul Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente del 2016.

“Mai come in questo momento – ha concluso Stefano Ciafani, presidente di Legambiente (in foto) – si devono alzare le antenne per scovare inquinatori ed eco mafiosi. E bisogna farlo presto, dentro e fuori i confini nazionali, perche stiamo entrando nella fase operativa del PNRR. L’Italia può e deve svolgere un ruolo importante perché la transizione ecologica sia pulita anche nella fedina penale, dando seguito alle nostre proposte inserite in questo rapporto”.

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