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Tutte le pretese di Erdogan al vertice di Vilnius

Usa la Svezia come merce di scambio per la Turchia in Ue, annuncia la visita di Putin e mostra i muscoli praticamente con tutti i player in campo: l’obiettivo è costruirsi una nuova narrazione che accompagni geopoliticamente il suo mandato da presidente

Una vigilia delicata e al contempo altamente complessa quella che il vertice di Vilnius affronta con la novità rappresentata dalla proposta turca relativa all’ingresso di Ankara nell’Ue, propedeutico alla ratifica della Svezia nella Nato. Una mossa, quella di Recep Tayyip Erdogan, che se da un lato apre l’ennesimo fronte politico in seno allo status ibrido della Turchia (membro dell’alleanza, ma al contempo alleato strutturato di Russia, Cina e Iran), dall’altro certifica le nuove ambizioni del presidente da poco vincitore nelle urne.

Ue e Nato

“Apriamo prima la strada alla Turchia nella Ue e poi spianeremo la strada alla Svezia, proprio come abbiamo fatto con la Finlandia”, parole che Erdogan rilascia prima di imbarcarsi sul volo diretto a Vilnius dove domani si aprirà il vertice della Nato. Ufficialmente il suo obiettivo è subordinare la ratifica turca circa l’ingresso della Svezia nell’Alleanza all’apertura all’adesione della Turchia alla Ue. Secondo il presidente turco “i progressi del processo per l’ingresso della Svezia nella Nato dipendono dall’applicazione dei principi compresi con il memorandum trilaterale”.

Secca la replica di Bruxelles, secondo cui “l’allargamento non è legato alla Nato e non è una sorpresa dire che i due processi sono separati”, quasi a voler disinnescare una mina che Erdogan ha deciso di sistemare sotto il tavolo del meeting di Vilnius, aggiungendo un fronte alla già critica situazione che tocca la guerra in Ucraina e le relazioni con la Russia. La portavoce della Commissione Ue, Dana Spinant, ha precisato che si tratta di un processo che guarda al merito e che i due processi non possono che essere separati.

Della questione hanno parlato il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan e il Segretario di Stato americano Anthony Blinken con il tentativo di sbloccare l’impasse mentre Erdogan ha aggiunto che la porta della Nato per l’Ucraina è aperta: “Una fine giusta e duratura della guerra, giungere alla pace, faciliterà molto la procedura di ingresso dell’Ucraina nella Nato”.

Turchia e Usa

Appare di tutta evidenza come la mossa turca si inserisca all’interno di un quadro altamente complesso, con il giocatore Erdogan impegnato su più tavoli. “Mi aspetto di risolvere con Biden problemi su acquisto degli F-16 – ha spiegato ancora – rattristati che questione sia collegata ad adesione Svezia in Nato”. Parole che, nel solco delle posizioni già espresse nell’ultimo triennio, toccano le relazioni turco-americane alla voce difesa, con la richiesta dei caccia dopo che la Grecia ha acquistato 18 Rafale e ha prenotato due F-35. Nel vertice pre-Vilnius, Erdogan ha avuto modo si reiterare la sua richiesta a Biden ma ha poi scelto il piglio del sarcasmo per mettere a fuoco la questione: “Il rispettato Biden ha detto di aver mobilitato tutti i suoi sforzi su questo tema. Vuole lo stesso da noi. Il problema con l’F-16 riguarda una questione di rafforzamento generale della Nato contro i nemici. E c’è un prezzo, noi abbiamo pagato 1,45 miliardi di dollari. Non abbiamo visto alcuna reazione. Discuteremo la questione a Vilnius. Spero che in questo incontro risolveremo la questione. Siamo rattristati dal fatto che la questione sia collegata all’adesione della Svezia alla Nato. Si tratta di questioni diverse”.

Scenari

Ma non è tutto, perché la pirotecnica presenza di Erdogan in Lettonia comprende anche le relazioni turco-russe con, all’orizzonte, la prossima visita di Vladimir Putin ad Ankara, che segue idealmente quella di Volodymyr Zelensky di due giorni fa. Secondo il Cremlino ancora non ci sarebbe una data ufficiale, ma è chiaro l’indirizzo che Erdogan vorrebbe imprimere a questo prisma di temi, tutti interconnessi: farsi concavo e convesso con Kiev e Mosca, avanzare ulteriori richieste all’Ue, premere con la Nato per le imminenti esigenze dell’alleanza e costruirsi così una nuova narrazione che accompagni geopoliticamente il suo mandato da presidente.



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