Skip to main content

I dubbi del Ppe e i socialisti sempre più estremi. E i liberali… Parla Danti (Renew)

Meloni a Varsavia per rinsaldare i ranghi dell’Ecr. Tajani dà prove di apertura verso la Lega, ma esclude un’alleanza con il gruppo Id. I liberali stanno alla finestra e confermano buone interlocuzioni con i popolari. Nel frattempo, i socialisti si stanno sempre più spostando verso sinistra spinti anche dalla segretaria Pd, Elly Schlein. E questo, secondo l’eurodeputato, rende l’offerta politica di Renew sempre più appetibile

Il premier Giorgia Meloni è a Varsavia. E da lì tesse la tela del gruppo Ecr che presiede. Il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, anche questa mattina dalle colonne del Corriere della Sera dà ormai per assodata l’alleanza tra popolari e conservatori alle europee del prossimo anno. Dopo gli strali degli ultimi giorni con la Lega, il prossimo presidente di Forza Italia dice di “non mettere veti” e che, nella logica delle alleanza, ci sarebbe posto anche per la Lega, ma non per Id. Un incastro oggettivamente non facile, tanto più che il leader del Carroccio, Matteo Salvini, continua ad essere saldamente ancorato a quel gruppo e a partiti come il Rassemblement National di Marine Le Pen. In tutto questo, i centristi-liberali di Renew, che faranno? Lo abbiamo chiesto a Nicola Danti, eurodeputato capodelegazione per il Terzo Polo Azione-Italia Viva al Parlamento europeo e vicepresidente del gruppo Renew Europe.

Danti, il centrodestra fatica a trovare un accordo per le europee. Il ministro Tajani spiega che non ci sono veti, ma comunque l’allargamento del Ppe verso il gruppo Id è irrealistico. Che esito prevede?

È partita una guerra di tutti contro tutti nella maggioranza di destra. L’obiettivo per un verso o per l’altro, mi sembra lo stesso: scardinare l’Europa liberale che conosciamo. Sia nel gruppo di Id, a partire dalla Le Pen, che in Ecr, che è il gruppo dei conservatori presieduto dalla Meloni, ci sono forze letteralmente ed autenticamente anti-europee.

Quale è in questa fase il rapporto tra Renew e il Ppe?

Partiamo dal presupposto che l’attuale commissione è frutto di un accordo di maggioranza tra noi, i popolari e i socialisti. Voglio dire che con i Popolari c’è una interlocuzione positiva, che diventa più problematica quando registriamo una spinta a tradire i propri valori, che ci preoccupa.

Nell’ipotesi – a questo punto concreta, vista anche la kermesse a cui sta partecipando Meloni in queste ore a Varsavia – di un’alleanza tra i popolari e i conservatori, quale sarà il vostro posizionamento?
Intanto io non credo che tale ipotesi sia ancora confermata, tra i Popolari ci sono molti dubbi e contrarietà soprattutto in Polonia. Certo, vedo una grande attività espansiva di Giorgia Meloni, che vuole uscire dall’isolamento in cui si è cacciata con il suo sovranismo e interesse da alcuni alti esponenti del Ppe, e mi riferisco a Manfred Weber.

Con i gruppo dei socialisti che ha numeri sempre più esigui è difficilmente riproponibile una maggioranza modello “Ursula”. Lei come la vede?

Difficile fare questa previsione oggi. Vero è che anche il gruppo dei socialisti sta subendo una spinta alla radicalizzazione che parte proprio dalla delegazione italiana. Non molti osservatori hanno peraltro colto che Elly Schlein nelle recenti discusse votazioni del Parlamento Europeo, si sia spinta spesso a votare diversamente dalle indicazioni del Pse. Ed in senso più estremistico. Viene da sé che determinante sarà la crescita e il ruolo giocato dal nostro gruppo di Renew Europe. Insomma se fino ad oggi siamo stati determinanti, e con i presupposti di cui sopra, potremo esserlo ancora di più.

Una variabile che condizionerà l’esito delle votazioni del prossimo anno sarà l’esito delle consultazioni in Polonia e in Spagna. In Grecia sappiamo quale è stato l’esito. Prevede una virata verso destra?

Nel voto greco, la spinta è evidente ma anche perché è in campo una sinistra giudicata come abbastanza inconcludente e comunque mai entrata in campo per davvero. Ora vedremo in Polonia e in Spagna. Consiglio di prestare molta attenzione al fatto che in Polonia poi, in Parlamento Europeo c’è la seconda delegazione nazionale del Ppe, ed è all’opposizione del governo amico di Giorgia Meloni.

Eventualmente, per costruire un fronte comune con il Ppe e l’Ecr, voi su quali punti sareste disposti a ‘trattare’?

Noi siamo coerenti con la nostra storia e con le nostre impostazioni politiche e culturali. E soprattutto difendiamo senza se e senza ma i valori liberali e democratici dell’europeismo. Così come riteniamo necessario che nelle grandi sfide che l’Ue ha di fronte serva una visione pragmatica e di buonsenso che sappia tenere insieme, ad esempio, investimenti e lavoro con lotta al cambiamento climatico e transizione energetica. Più che su cosa siamo disposti a trattare, la cosa che deve essere chiara, è che con chi non siamo disposti a farlo: ovvero con chi per ideologia, populismo e sovranismo mette in discussione quanto sopra.

×

Iscriviti alla newsletter